La rubrica We Love Tasting questa settima ci conduce a Ficulle, piccolo borgo della regione verde d’Italia, l’Umbria. Tenuta Vitalonga si trova nella Doc Orvieto, particolarmente conosciuta per la produzione dei vini bianchi, invece, questa cantina, è concentrata sui vini rossi anche da lungo invecchiamento. Gian Luigi Maravalle, proprietario della cantina con il fratello Francesco gestisce questa realtà, che da poco ha aperto le proprie porte alle nuove generazioni.
Gian Luigi, come mai avete scelto di convertire i terreni in biologico?
Abbiamo terminato la conversione in biologico, producendo solo vini rossi da invecchiamento dobbiamo attendere per vedere le nostre bottiglie con le etichette certificate. È stata una scelta fortemente voluta quella di passare al biologico, una scelta affascinante direi, abbiamo iniziato prima con i nostri uliveti, avendo avuto un’ottima risposta dal mercato abbiamo, così, deciso di convertire tutta l’azienda. I vini biologici ora hanno raggiunto un equilibrio e uno standard qualitativo molto alto sono vini assolutamente piacevoli.
Quando è nata l’azienda?
L’azienda è stata acquistata da mio nonno sul finire degli anni cinquanta, però di fatto è stata completamene riorganizzata ed è stata costruita la cantina tra la fine degli anni novanta e gli inizi del duemila. Siamo un’azienda particolare collocata nella Doc di Orvieto, conosciuta per la produzione di vini bianchi, mentre, noi produciamo solo vini provenienti da uve a bacca rossa da varietà nazionali e internazionali.
Chi si occupa della gestione dell’azienda?
L’azienda la gestiamo io e mio fratello Francesco, anche se stiamo realizzando un cambio generazionale con l’arrivo di Pietro e Andrea, sono molto giovani, ma sono ben preparati. Pietro ha studiato marketing per il turismo ed ha avuto un’esperienza lavorativa in una struttura toscana molto importante, mentre Andrea ha terminato agraria e sta seguendo l’università di enologia. Abbiamo due giovani leve che stanno entrando in campo e sono molto soddisfatto di loro.
Quanti ettari vitati avete?
La superficie complessiva è di circa 20 ettari, siamo a 400 metri sul livello del mare, per un terreno d’origine sabbioso e argilloso di medio impasto, in questo lembo di terra la particolarità deriva dal clima, particolarmente favorevole, che ci permette con la ventilazione, di non avere problemi con i parassiti. Questa caratteristica ci ha spinto a puntare sulla conversione in biologico.
Quali sono le tipologie delle vostre uve?
Abbiamo varietà internazionali come: il Merlot e il Cabernet e per quanto riguarda quelle nazionali il Montepulciano e il Sangiovese. Produciamo vini che sono frutto di un blend, cercando di migliorare le caratteristiche di ogni singola varietà.
Quali sono i vostri mercati di riferimento?
I mercati della nostra azienda sono legati all’export , in particolare, America e Nord Europa, una linea viene realizzata per la grande distribuzione, realizziamo un ottimo lavoro con l’enoturismo, che ci permette di ottenere ottimi risultati.
Com’è andata questa vendemmia?
Un’annata molto buona, le quantità sono diminuite ma è anche una conseguenza del passaggio in biologico, ci sono tutti i requisiti perché sia un’ottima annata.
Quante etichette producete?
Produciamo cinque etichette, dall’Elcione al Montenibbio, che è un Merlot per il 50% e per la restante parte Sangiovese. Abbiamo Terra di Confine Montepulciano con una piccola parte di Cabernet e produciamo il Phiculle che è un Cabernet con una piccola parte di Sangiovese. In ultimo realizziamo anche un vino rosato, in piccole quantità, che è un merlot per il 50% e per l’altro 50% è cabernet.
Chi è il vostro enologo?
Abbiamo iniziato la nostra ristrutturazione aziendale affidandoci ad uno degli enologici più importanti d’Italia, il mio amico, Riccardo Cotarella. Mio fratello con il tempo si è dedicato a seguire con attenzione tutte le produzioni.
Qual è il vino di punta dell’azienda?
Dopo la riorganizzazione aziendale abbiamo deciso di puntare su un vino che ci caratterizzasse e la scelta è ricaduta sul “Terra di confine”, un Montepulciano con un 20% di Merlot. L’idea che era all’origine di questo vino era quella di riuscire a rendere ben visibile la forza del Montepulciano insieme all’eleganza e morbidezza del Merlot. Nel 2009 abbiamo avuto la fortuna di centrare un blend, mescolando il cabernet a una piccola parte di Sangiovese, così nasce il nostro Phiculle, che nel nome rievoca il Borgo in cui ci troviamo, lo stesso giornalista del settore, James Suckling, gli ha attribuito 95 punti definendolo un vino di qualità incredibile. Non dimenticherei anche il nostro vino base, l’Elcione, che ogni anno ci permette di raggiungere vari riconoscimenti, dalle diverse guide del settore, per l’ottimo rapporto qualità prezzo.
Quanto sono importanti per la vostra azienda i riconoscimenti delle varie guide?
Le guide sono qualcosa di molto importante a mio avviso, è un modo di fare comunicazione per l’azienda, ovviamente un vino che ha buone recensioni e punteggi elevati di conseguenza ha buoni risultati commerciali. La qualità generale dei vini italiani è aumentata notevolmente, quindi un vino per ottenere dei risultati efficaci anche sul mercato dovrà avere un punteggio superiore ai novanta punti.