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venerdì, Aprile 19, 2024

Tenuta Palumbo, i vini all’ombra del vulcano

Ci sono famiglie in cui si ereditano i sogni e se non ci saranno i padri a realizzarli ci penseranno i figli, perché il sogno potrà svanire solo quando riuscirà a trasformarsi in realtà. Questo è quello che è successo alla famiglia Palumbo, quando il papà Vito negli anni settanta decise di iniziare a impiantare filari di vigna all’interno dei propri terreni. Siamo in Campania, a Mignano Monte Lungo tra le verdi colline dell’alto casertano, quasi al confine con il Lazio, tra il Monte Morrone e il Monte Lungo, sovrastati a nord dal vulcano, ormai spento, di Roccamonfina. È questo vulcano che caratterizza il terreno, donandogli una composizione unica, che è facilmente percettibile nei vini attraverso i sentori minerali e la prolungata freschezza. Se papà Vito aveva deciso di piantare dei vigneti che poco avevano a che fare con il territorio, tipo la Barbera, il Montepulciano e il Cabernet, è grazie al figlio Francesco e alle figlie Maddalena e Giovanna, che la storia di questa famiglia inizia un racconto da lieto fine. I tre fratelli sono tutti laureati in ingegneria, tutti con un impiego fisso, ma tutti con un pallino in testa, continuare nell’impresa iniziata dal papà, ma con un approccio differente, una visione qualitativa, che riuscisse a descrivere nei loro vini i tratti distintivi del territorio d’appartenenza.

Francesco com’è nata la vostra cantina?

È stato mio padre negli anni settanta a destinare sei ettari dei nostri venticinque alla coltivazione della vigna, lui impiantò Aglianico, Barbera, Montepulciano e Cabernet, non essendo un professionista partì alla cieca, allevando tutto a tendone e puntando sulle quantità. Poi nel 1997 è stato approvato il disciplinare di produzione della Doc Galluccio ed essendo nel comune di Mignano Monte Lungo anche noi ci rientravamo. Così quell’anno rappresentò per noi il momento di svolta, dove decidemmo di continuare a produrre ma puntando solo sulla qualità. Iniziammo a espiantare le vigne impiantate da mio padre, passando dal tendone al guyot come sistema d’allevamento. Il sogno della cantina è arrivato solo quattro anni fa, perché questi sogni hanno anche dei costi elevati per diventare realtà e quindi noi stiamo procedendo piano piano. All’inizio vendevamo solo le uve, poi con la cantina abbiamo iniziato a lavorare lo sfuso e l’imbottigliamento lo facciamo presso conto terzi ma da marzo contiamo di ampliare la cantina per arrivare al massimo della nostra capacità produttiva, ossia cinquanta mila bottiglie.

Qual è la particolarità legata al vostro territorio?

Noi siamo a Mignano Monte Lungo, a nord della Campania e al confine con il Lazio e il Molise, ci troviamo su un territorio collinare che è caratterizzato dalla presenza del vulcano di Roccamonfina, che conferisce ai vini un’impronta identificativa evidente. Un elemento importante è il microclima eccezionale che determina una ventilazione costante, regalando ai vini profumi e freschezza intensi.

Avete avuto delle ripercussioni legate al Covid?

Sicuramente si, i mesi durante il primo lockdown da marzo a metà maggio sono stati duri perché all’improvviso tutto si è fermato. Il periodo estivo è trascorso positivamente e ora le numerose richieste che ci stanno arrivando, per questo periodo natalizio, sono delle vere e proprie boccate d’ossigeno che ci permettono di concludere questo 2020 in maniera più serena. Sono contento perché alla fine di quest’anno terminerò tutte le venti mila bottiglie dell’annata 2019, un traguardo importante visto il periodo. Noi siamo una goccia in un oceano, ma teniamo botta e andiamo avanti perché il vero risultato si vedrà quando avremo la produzione al massimo delle sue possibilità.

Dove sono presenti i vostri vini?

La nostra rete di distribuzione siamo noi, supportati in questo dal resto della nostra famiglia, che attraverso i propri contatti, le degustazioni nei ristoranti, quando questo era possibile, è riuscita a ritagliarsi un posticino nelle carte dei vini di molti ristoranti di Roma e provincia. La nostra forza sono anche i consumatori privati, attraverso il nostro punto vendita ci assaggiano e acquistano con piacere. La vendita online non è ancora partita, mi prendo ancora del tempo per decidere anche se abbiamo ricevuto delle richieste sia dall’Italia che dall’estero.

É possibile in un periodo come questo fare delle previsioni per il 2021?

Noi stiamo già pensando al 2021 perché con i lavori d’ampliamento della cantina, che inizieranno a marzo, sarà un momento di svolta, siamo cresciuti e dobbiamo dimostrare di esserci meritati ogni piccola soddisfazione che è arrivata in questi anni. La nostra forza siamo noi, mio padre che ogni mattina è lì sui suoi campi, le mie sorelle impegnate nella comunicazione, mia mamma con il confezionamento delle bottiglie.

Galluccio Rosso DOP 2018

Questo vino porta in etichetta il nome del capostipite, è un omaggio fatto al papà Vito, nel colore rispecchia un classico rosso rubino e all’interno del calice si ritrova la verve e il dinamismo tipiche della giovinezza. Nei profumi di certo non nasconde le proprie origini vulcaniche, che sono ben percettibili nei sentori minerali. Sorprende l’ampiezza dei profumi, tabacco e note di pepe nero ben si ritrovano a fluttuare nel bicchiere con nuance di frutti rossi, ciliegie sotto spirito e rose rosse fresche. Sorso caldo e irruente per i tannini ancora scalpitanti, intensa freschezza. Il tempo riuscirà a domare le sue caratteristiche ancora troppo giovani, trasformandolo in un vino elegante.

Fiano Roccamonfina IGP 2019

Giallo paglierino, al naso evidenzia un tripudio di profumi fruttati che dalla frutta gialla matura, come le pesche, abbracciano note tropicali, ananas e papaya. Già al naso si percepisce un tono di freschezza che poi al sorso è confermato, il finale chiude anche su un livello di sapidità in equilibrio con il resto.

Falanghina Roccamonfina IGP 2019

Colore giallo paglierino brillante, profumi di frutti tropicali irrompono, lasciando un ricordo preciso di ananas, papaya e litchi. Una nota di cedro è ben percettibile sul fondo, punte di miele millefiori, ventate di gelsomini e una nota gessosa riempiono il variegato ventaglio di nuance presenti nel bicchiere. Al sorso è corposo, regalando un finale ben prolungato che si bilancia precisamente tra sapidità e freschezza e quest’ultima prevale sulla prima.

 

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