Conte Vistarino è una azienda storica dell’Oltrepò Pavese, la cui superficie di 826 ettari – di cui 200 vitati – coincide con quella del comune di Rocca de’ Giorgi. Ottavia Vistarino prosegue la produzione concentrata in particolar modo su diverse espressioni di Pinot Nero, nobile vitigno importato dal suo avo alla metà dell’800.
La presenza del Pinot nero nell’Oltrepò Pavese si deve ad un suo avo che per primo lo piantò nel 1850. Quanto è importante per voi questo vitigno?
È stato fondamentale per tutte le generazioni, all’epoca di mio nonno e poi in parte di mio padre, il pinot nero è stato la base della spumantistica italiana, quello di Rocca dei Giorgi era già apprezzato nei primi del ‘900 per subire poi un’impennata negli anni ’70 e ’80 quando venivano imbottigliati in Piemonte tutti gli spumanti di pinot nero, fino ad arrivare a me, che rispetto al passato l’ho interpretato in vari modi.
Sentite la responsabilità di essere considerati i padrini di questo vitigno?
È un enorme responsabilità, unita a quella della tradizione, quindi del dover tramandare l’attività non solo nel senso commerciale. A prescindere dai numeri e dai risultati, è molto importante ricordare che abbiamo la responsabilità di tramandare la nostra storia e la nostra attività di generazione in generazione. Poi c’è una responsabilità sul territorio, dando il buon esempio, il concetto è: se ce la fa Vistarino, che è un’azienda complicata, con tanti ettari da gestire (spesso questo nell’immaginario collettivo è considerato come sinonimo di scarsa qualità), ce la possono fare tutti. Quando abbiamo cambiato il modo di lavorare, il posizionamento dei prodotti e la qualità, questo è stato di spinta per tanti piccoli produttori che hanno iniziato a valorizzare i loro vini, innescando quella che chiamo sana competizione.
Ho avuto il piacere di visitare la sua azienda e ho visto quanto storia e tradizione siano radicate, poi ho visitato la nuova cantina ultra moderna. È riuscita a far convivere passato e futuro.
Fa parte del mio carattere, non mi piace il tempo che si ferma. Mi piace ricordare il passato, ma non viverlo. Credo che il mondo debba andare avanti, amo le tradizioni, ma guardo al futuro.
I lavori della nuova cantina sono stati molto lunghi, che risultati voleva ottenere?
Sono durati due anni, ma abbiamo fatto un lavoro enorme, realizzando anche gli uffici e lo spazio dedicato alla vendita diretta e non sono ancora finiti. Stiamo ancora ristrutturando l’orangerie presente nel parco della villa per poter realizzare gli eventi con un numero di persone elevato e anche la cantina in futuro avrà un pezzo da ultimare. Sono lavori lunghi perché per 40 anni non è stato fatto nulla, sto recuperando la generazione di mio padre che ha deciso di restare fermo.
Parliamo della produzione, vi siete concentrati sui cru.
Certo, il pinot nero è un’uva già di suo poco produttiva, in più sui terreni collinari e argillosi la produzione a ettaro è naturalmente molto bassa, quindi partiamo da uve già costose in origine e non mi spiego come siano state usate per produrre vini di bassa qualità. Per questo ho deciso di utilizzare quest’uva così preziosa per produrre dei “Cru”, provando a capire le differenze tra i vari appezzamenti, vinificando separatamente con un numero limitato di bottiglie.
Quali vini avrebbe presentato al Vinitaly?
Normalmente al Vinitaly avremmo presentato le nuove annate, portando annate differenti di pinot nero e riesling, che considero come se fosse il fratello bianco del pinot nero, un vino che amo molto. Quest’anno avremo presentato il Maria Novella che è il nuovo rosé da Pinot Nero, un vino fermo, realizzato in una zona particolarmente vocata alla spumantizzazione.
Com’è nato il vino Maria Novella?
In realtà mancava un tassello nella nostra produzione, ossia un rosé fermo da pinot nero. Abbiamo deciso di produrlo lasciandolo un breve periodo a contatto con le proprie bucce, ottenendo un colore rosa, con una gradazione che non raggiunge i dodici gradi, dai profumi delicati, con una bella acidità e dalla struttura leggera, è un vino nato in un periodo di crisi, ma sta ottenendo un bel successo. Poi il nome è quello di mia figlia e le somiglia molto, i miei vini li considero come se fossero dei figli.
La degustazione: Maria Novella Pinot Nero – Rosato
È un vino leggiadro, da “déjeuner sur l’herbe” questa aggraziata declinazione del pinot nero. Rosa tenue, quasi cipriato alla vista, al naso sprigiona aromi fruttati e golosi che caratterizzano anche il sorso, carezzevole, fresco e di buona intensità. Perfetto come aperitivo o in accompagnamento ad una fresca caprese.