I Pavoni di Cesinale // Vino del Mese – Excellence Magazine

Ho conosiuto Luigi Sarno ad una degustazione in verticale del suo Fiano. Prima ancora dei suoi vini mi colpì la sincera schiettezza di questo giovane ragazzo. Prontissimo, sicuro, ma allo stesso tempo umile, quasi timido. Ci parlò del territorio dove crescono le sue viti, a Cesinale in provincia di Avellino, della sua storia, di come nel 1996 la sua famiglia decise di non conferire più uva a Mastroberardino, ma di vinificarle loro stessi, di farne il loro vino. Ci raccontò di come lui, una volta enologo, nel 2008 entrò a far parte dell’azienda e subito, coraggiosamente, convinse il padre ad una decisone importante: quella di reimpiantare un piccolo appezzamento della vigna, la particella 928, per garantirgli una migliore esposizione e per farne un vero e proprio cru aziendale, vinificandolo in maniera del tutto naturale, senza l’utilizzo di lieviti selezionati.

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Era il 2008, Luigi era ancora giovanissimo, ma già sapeva esattamente qual era la strada da percorrere. Questo, più di tutto, mi stupì. E poi, naturalmente, i suoi vini.

Oggi, a distanza di un anno esatto, ho assaggiato il suo Fiano “di base”, il “Paone” 2015 (prima della particella 928 si faceva un solo Fiano. Ora la particella come detto viene vinificata a parte e tutto il resto viene vinificato come “Paone”) e ne sono rimasto davvero incantato. Un vino per nulla “di base” che già sfoggia una complessità olfattiva ammaliante: agrume, fumo, roccia, arancia amara, erbetta fresca, oliva, olio di prima spremitura, fiori bianchi. Una ventata di freschezza, di aria, di grande respiro. Pulito, netto, deciso e che va piano piano, nel bicchiere, delineandosi sempre più. Si annusa e si sorride. Ci si aspettano grandi cose.

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E infatti la bocca non tradisce: il primo attacco, se pur il vino sia ancora così giovane, è piuttosto morbido, elgante, suadente. Entra con leggerezza e calma, si allarga piano tendendo lentamente ad abbracciare tutta la bocca. Poi, come spinto da una forza motrice, innesca la marcia in più. Grande allungo, grande acidità, sale, mare, ancora agrume, ancora un splendida e lunghissima sensazione di affumicatura, di tostato. Questo per dirvi che nel “Paone” 2015 c’è già un equilibrio spiazzante, da grande vino.

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Nasce così, da pochi ettari di vigna su suolo sabbioso dalla forte matrice vulcanica, un piccolo gioiello irpino che prende il suo nome dall’animale che i baroni napoletani dei tempi usavano sfoggiare: il pavone. Animali che ancora oggi ospitano i terreni della famiglia Sarno.

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“Paone” 2015

Campania Fiano I.G.P.

Cantina del Barone