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giovedì, Aprile 18, 2024

Architettura e Ristorazione in Medio Oriente // FOOD EXPERIENCE // Dario Laurenzi

Appena tornato da uno dei punti del mondo che sta maggiormente investendo sull’architettura e sull’ospitalità, ne approfitto oggi per darvi un mio punto di vista sul Medio Oriente, in particolare Dubai, Doha e la meno conosciuta Muscat in Oman.

Parliamo di ambiente, architettura, layout degli spazi, estetica, design: l’atmosfera che viviamo di un locale passa da qui. E talvolta sono proprio loro ad esercitare una grande leva d’attrazione in aggiunta al piatto. Insomma, in questi luoghi con l’architettura si fanno soldi e diciamo che i piatti “sembrano” più buoni.

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Quello che ho visto in Qatar e Oman è molto interessante. Al pari dei loro vicini, entrambi i paesi puntano ad avere anche loro un ruolo importante nel panorama del Turismo e dell’intrattenimento mondiale, ma con due diversi approcci. Il Qatar con la sua capitale, Doha, teatro di grandi progetti di “archi star” mondiali orientati a potenziare lo skyline della città, fatto di giochi di luce e colori. Ma anche la marina, dove spiccano i lussuosi hotel dotati di ambienti di grande fascino e cucine da tutto il mondo.

Muscat, invece, ha preso un’altra strada: qui il vero investimento non è nella costruzione di sorprendenti grattacieli, ma nella valorizzazione del grande patrimonio naturale e territoriale. Quindi, più siti naturalistici e luoghi incontaminati e meno costruzioni. Non a caso, in Oman una legge a mio avviso molto lungimirante vieta ai palazzi di superare i 41 metri d’altezza.
Anche nella marina gli spazi sono concepiti per offrire una grande esperienza d’intrattenimento in accordo con la natura. Visitando il “The Chedi Hotel” ho visto un bellissimo spazio con differenti location, due ristoranti e una lunga piscina che conduce direttamente in spiaggia. Il tutto immerso in un bellissimo palmeto.

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Non solo Dubai, quindi, ma anche il Qatar e l’Oman vogliono assicurarsi un ruolo importante nel turismo e nell’intrattenimento. Dal gran premio di Formula 1 al moto GP, fino al circuito ATP: si guarda con grande interesse a tutti i grandi eventi di risonanza internazionale. A tal proposito, avremo a breve Qatar 2022, i prossimi mondiali di calcio.

E la ristorazione? È indubbio che rappresenti una delle grandi “ancore” utilizzate per attrarre e fidelizzare il cliente. Ecco perché sono sempre di più i format che prendono vita dal nome di un grande chef o di un brand di risonanza mondiale. Un fenomeno che mi ricorda molto quanto accadeva 20 anni fa a Las Vegas, dove ogni hotel, galleria e food court della città voleva assicurarsi la presenza di un grande chef.

 Parlando con dei partner che operano in questi paesi, emerge grande curiosità su cosa accadrà a breve in stati come Iran e Arabia Saudita. Anche qui si respira un certo fermento. Sarà che il futuro del petrolio è a rischio, certo è che queste mete sono in continua crescita e che la scintillante e variegata offerta food contribuisce al richiamo di milioni di turisti.

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Dietro a grandi nomi come Hakkasan, Morimoto e Romito, tanto per citare i più blasonati, non tutti riescono a ricreare fedelmente un format all’altezza del suo “originale”. Duplicare in maniera accurata l’idea di uno chef e di un ristorante è molto complicato, ma qui noi italiani con il nostro Niko Romito siamo dei fuoriclasse. La sua grande abilità è infatti quella di formare accuratamente il personale attraverso la sua scuola. È proprio qui, a mio avviso, che si riconosce la differenza rispetto a tanti altri format che non assicurano sempre la stessa qualità.

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