Buono o cattivo? Te lo dice l’etichetta semaforo | Excellence Magazine

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Il nuovo sistema volontario di etichettatura dei prodotti alimentari, reso noto dal Dipartimento della salute britannico il 19 giugno scorso, descrive uno scenario abbastanza inquietante. Consiste nell’apposizione di un “semaforo” sulle confezioni alimentari (un bollino circolare suddiviso al suo interno in spicchi rossi, gialli e verdi, come la tortina del trivial), per indicare le quantità di sale, zuccheri e grassi presenti in un alimento. Se colore predominante è il verde ci possiamo rilassare: il prodotto è buono. Il giallo ci invita a essere più cauti mentre il rosso banna definitivamente un prodotto relegandolo tra i “cattivi”. Questa sarebbe in sostanza l’arma per sconfiggere l’obesità, secondo gli inglesi. Nato come sistema di etichettatura volontario, il “semaforo” è di fatto divenuto obbligatorio e addirittura negli scaffali dei supermercati le aziende indisciplinate sarebbero punite con una esposizione ghettizzata dei loro prodotti. Inutile dire che il “semaforo” influenza le scelte dei consumatori e danneggia non poco il nostro caro Made in Italy. Il sistema poi parrebbe tutt’altro che scientifico, in quanto non esistono cibi che possano essere definiti in assoluto “buoni” o “cattivi”. Tutti noi inoltre sappiamo che la valutazione di un alimento non può prescindere dal quadro più ampio del regime alimentare che ognuno di noi segue. Questa è la differenza, la valutazione delle abitudini alimentari nel complesso  e non certo il singolo prodotto, senza contare l’effetto dannoso al nostro organismo se decidessimo di cibarci esclusivamente di alimenti “verdi” ossia privi di sale, zuccheri e grassi. Tornando al Made in Italy, la “lettera scarlatta” sarebbe apposta su olio extravergine di oliva, pasta, mozzarella, parmigiano reggiano, prosciutto e moltissimi altri prodotti che, nell’ambito di un regime alimentare bilanciato, finora non hanno mai fatto diventare obeso nessuno.