In un ristornate come “Armando al Pantheon”, davanti uno chef come Claudio (figlio di Armando ndr), si potrebbe parlare (solo) di piatti e di ricette, ma l’aria è diversa e Blecchescief, questo il suo nome di battaglia, ha lo sguardo fiero e gli occhi che brillano, le mani ferme e una voglia incredibile di raccontare qualcosa di più che una cucina, senza tradire emozioni, come se due libri editi e quattro commedie teatrali messe in scena ancora non gli bastino, come se volesse fare solo questo: raccontare. Ascoltarlo, per chiunque lo conosca, è un piacere.
Il segreto però, secondo Adriano, non è il richiamo alle origini ma il continuo impianto delle proprie radici nella terra in cui si decide di farle fruttare, per sempre o anche solo per un’avventura temporanea.