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giovedì, Marzo 28, 2024
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Etna, la Diversità: la terra, i vigneti, le cantine.

(Etna. Il racconto)

Guidare tenendo lo sguardo sulla strada è praticamente impossibile se stai percorrendo la provinciale settentrionale, chiamata “quota mille”, sul versante nord dell’Etna; il paesaggio intorno è spettacolare, inaspettato tanto quanto i mille metri raggiunti senza rendersene conto. E con gli occhi ci si perde facilmente guardando “a Muntagna” con i suoi fumi che si confondono con le nuvole e con la neve. Lo sguardo si perde in alto, attraversando colate laviche e tutto ciò che è rimasto in vita e non: piccoli casolari, ruderi, piante, fiori, vigne che spuntano all’improvviso nascoste tra le sciare. Guardi nello specchietto, non ci sono auto, solamente il tuo viso con la bocca aperta e gli occhi sgranati dallo stupore! Quando poi scendi dall’auto, lo sguardo scende all’improvviso in basso e non si schioda più da là: la terra e i sassi sono neri, le vigne sono nere! Per chi ha visto molti vigneti in giro per l’Italia, lo spettacolo silenzioso di una vigna appoggiata dentro una colata lavica è qualcosa che affascina, entusiasma, lascia ancor più senza parole: la necessità di parlare, di fare domande, di chiedere qualcosa si spegne in un momentaneo inutile bisogno di conoscere. E di cose da sapere ce ne sono molte, perché sull’Etna tutto è diverso, la storia è diversa e i vini sono differenti, soprattutto se si pensa alla comune idea dei vini della Sicilia che negli ultimi venticinque/trenta anni ne ha determinato il successo sul mercato internazionale. Impressiona il fatto che la terra nera sull’Etna c’è sempre stata e ha sempre donato vini con le stesse caratteristiche di adesso; già nel settecento erano conosciuti e nemmeno la Fillossera è riuscita ad arrampicarsi sui versanti del vulcano (gran parte delle vigne hanno piante con oltre cento anni di vita), Poi, com’è accaduto in altre zone prestigiose d’Italia, sono “scomparsi”, oscurati da un mercato a cui si proponeva altro; questo ha determinato la sfortuna dei tanti produttori che vivono del vino che vendono, ma anche la fortuna di chi il vino lo ama. Infatti il tempo si è fermato ed ha preservato tradizioni e luoghi rimasti intatti con il loro splendido panorama. Nelle condizioni avverse, si sa, l’uomo riesce a fare grandi imprese e anche nelle contrade dell’Etna qualcosa di importante è accaduto: le antiche modalità di vinificazione all’interno degli splendidi Palmenti hanno lasciato lo spazio a una visione contemporanea, ma senza quasi mai abbandonarsi totalmente alla tecnologia, riuscendo a fortificare una produzione che aveva qualche punto debole come l’ossidazione e la mancanza di forza necessari a evolversi nel tempo.

Alla fine degli anni novanta in molti vengono di nuovo attratti dagli scenari meravigliosi e dalle enormi potenzialità di questo territorio, in particolare nella striscia di terra che parte da Milo (versante Est) fino a Randazzo (versante Nord) passando per Linguaglossa : tra questi Andrea Franchetti è sicuramente il personaggio che più ha aiutato il territorio stesso a imboccare la strada dal successo, ormai internazionale e  che, se consideriamo il potenziale di sviluppo, è ancora nella fase iniziale. Franchetti apre l’azienda Passopisciaro nel 2000 e crea dopo pochi anni la manifestazione “CONTRADE DELL’ETNA” dove raggruppa i pochi produttori e imbottigliatori, costruendo di fatto un palcoscenico dove farsi conoscere, diffondere le tradizioni, far  scoprire sempre di più le persone ed i vini Etnei. Un altro grande protagonista della rinascita è Salvo Foti, Enologo, che ha permesso a tanti piccolissimi produttori di vinificare e imbottigliare sotto l’ala dei Vigneri dell’Etna .

 

(Etna. L’intervista)

Supero il centro di Passopisciaro, svolto a sinistra e dopo pochi metri affondo i piedi in quella terra nera che ancora mi inquieta, mi attrae, mi riempie.  Incontro Alice e Rosario dell’azienda Valcerasa-Bonaccorsi, stappiamo qualche bottiglia e loro affettano formaggio e salame convinti che in tutto il mondo siano i migliori amici di un bicchiere di vino.

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Facciamo quattro chiacchere.

Alice, la tua terra è splendida arricchita da tante parole di grande eleganza e suggestione, ma di cui poi sfugge l’importante significato; ad esempio, cos’è una contrada?

La Contrada è un luogo un po’ geografico, un po’ storico-emotivo….

Se guardi una mappa vedi che sono indicate delle zone che non hanno dei veri confini ma che si sovrappongono una all’altra…. se poi ti metti gli occhiali e inizi a leggere i vari nomi ti si apre un mondo perché ognuna ha un significato… Marchesa, Cavaliere, Croce Monaci, Pignatone, Sciara Nuova, Calderara, Allegracore, Porcheria, Malaterra, Passo della Catanese… ti puoi perdere ad immaginare il perchè dei vari nomi attribuiti…

E la Sciara?

La Sciara è una colata lavica. Un terreno apparentemente sterile perché sottoposto al passaggio di lava incandescente ma che dopo secoli e secoli diventa coltivabile e fertile in quanto ricco di minerali.

Il Palmento che quasi tutte le aziende hanno ancora tra i vigneti viene ancora usato? A proposito, cos’è un Palmento?

Il Palmento è la zona adibita alla vinificazione, tutte le aziende dell’Etna, piccole o grandi che fossero, avevano il proprio personale Palmento.
Nel Palmento, tutto costruito in pietra lavica, si trovava la zona dove le uve venivano pigiate con i piedi, spesso a ritmo di musica, non tanto per il ballo in se ma per far sentire meno la fatica; poi c’era zona era riservata alla fermentazione, con al centro un torchio spesso costruito con un enorme tronco di legno collegato ad una pietra da una vite di legno; il mosto finiva in vasche di raccolta per poi andare in botti di legno per l’affinamento.
Il Palmento purtroppo per legge non si può utilizzare più perché quasi impossibile ottenere certificazioni e autorizzazioni sanitarie. Ma è un pezzo di storia che va conservato con cura.

Parlami della Muntagna, c’è un’energia magnetica quassù, sembra di camminare su una calamita con il corpo di ferro, è difficile ripartire, Tu come ci sei arrivata?

C’è un’energia e un magnetismo che non ti fa andare via e che attrae la gente che viene e che vorrebbe restare qui o tornare ancora…
Spesso, soprattutto all’estero, mi chiedono come facciamo a vivere e a investire in un luogo cosi minaccioso e io rispondo che per noi l’Etna non rappresenta una minaccia, ma una benedizione con i suoi continui sbuffi di fumo e cenere che arrivano sulle nostre vigne lasciando un incremento di fertilizzazione minerale.
Io ci sono nata.

Qual è il personaggio più particolare che è stato attratto dall’Etna e finito nella tua azienda come noi?

Ne sono arrivati tanti e tutti sono rimasti affascinati da questi luoghi così unici.

Potrei raccontare di un piccolo produttore francese, come si autodefinì, un visitatore interessato al nostro sistema di coltivazione con utilizzo di soli zolfo e rame, si chiama Aubert De Villaine di Domaine Romanee Conti. 

O magari di quando Jan Artus Bertrand girò la parte dedicata all’Etna del suo documentario sui vulcani visti dal cielo, proprio qui, nella nostra azienda.

Ma di certo il personaggio più curioso e interessante fu un anziano geologo inglese, di cui non ricordo neanche il nome, che incuriosito da una grossa pietra che si trova al centro della parte più vecchia del vigneto, ci chiese il permesso di tornare a studiarla e alla fine dopo interminabili pomeriggi estivi, concluse che si trattava molto probabilmente di un Neck: una particolare formazione vulcanica, la parte centrale di un vecchio cratere, particolarmente compatta e dura. Non dimenticherò mai la sua determinazione, la sua gentilezza e la sua passione.

Infine voglio ricordare anche il mitico dott. Michelangelo, che per diversi anni ha soggiornato da noi!

Il tempo qui scorre sicuramente con un ritmo sereno, ma lo sviluppo corre forte e sono arrivati in tanti, piantando e costruendo; mentre gli altri continuavano a crescere, voi come vedete il futuro e quali progetti avete?

Quando noi siamo arrivati in questo versante dell’Etna nessuno sapeva dove fosse Passopisciaro.

Ma adesso in tanti hanno colto la peculiarità di questo luogo e in tanti stanno arrivando a investire in una zona che ha delle caratteristiche uniche.

Spero tanto che tutti gli investitori che sono arrivati e che arriveranno rispettino questi luoghi e che non snaturino le vigne e l’ambiente.

Noi oltre alle vigne stiamo lavorando ad un progetto di accoglienza ristrutturando, poco per volta, le strutture rurali che si trovano all’interno dell’azienda, tenendo sempre presente che il nostro principale obiettivo è la coltivazione della vite e la produzione di vino.

Alice, Rosario, il vino, il pane, il salame e il formaggio: veri protagonisti di un momento di pace e di ilarità.

(la manifestazione)

Nel 2017 sono stati oltre centoventi i produttori che hanno calcato lo stupendo palcoscenico de LE CONTRADE, sintomo di una tendenza che oramai è una vera e propria eruzione incontrollabile di nuove cantine e nuovi vini.

i-vitigni-autoctoni-dell-etna

Regione: Sicilia

Provincia: Catania

Comune: Castiglione di Sicilia

Località: Milo, Randazzo, Linguaglossa, Solicchiata, Passopisciaro.

Altitudine vigneti : tra i 500 e i 1000 slm.

Vitigni Etna rosso: Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio.

Vitigni Etna Bianco: Carricante, Catarratto, Minnella,

I Vini del cuore

Valcerasa-Bonaccorsi  Etna doc bianco, Etna doc rosso

Calcagno  Etna doc bianco Caricante, Etna doc rosso Arcuria

Barone di Villagrande Etna doc superiore rosso, Etna doc superiore bianco

Federico Graziani Etna doc rosso Profumo dell’Etna

Filippo Grasso Etna doc rosso Calderara sottana

Etnella Etna doc bianco Kaos

Ferrara Sardo  Etna doc rosso ‘Nzemmula

Al-Cantara  Etna doc bianco Occhi di Ciumi

Primo Piano

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