Hotel Locarno, l’arte in secret escape

Avete presente quegli alberghi di categoria che ti accolgono con ampi spazi e grandi luci e con tutto quel personale in divisa che accorre e soccorre, attento a rispondere anche al solo più piccolo gesto di un possibile bisogno di qualcosa?

Io, in un albergo stellato nel cuore di Roma, me lo aspettavo questo glorioso ingresso scenico e anche se non ho mai avuto la possibilità di poter soggiornare tra i tetti della città più bella del mondo, l’idea che avevo nell’entrarvi era proprio quella di calcare una passerella da grande protagonista.

Quando sono arrivato all’Hotel Locarno ho faticato anche a scorgerlo e non perché la struttura non fosse imponente, ma perché non c’è scritto da nessuna parte che quello è l’Hotel Locarno e un tipo distratto, come me, ci deve proprio sbattere la testa; l’Hotel Locarno è riservato, ha un ingresso caldo fatto di stanze e spazi che si intrecciano, di legno che scricchiola e di libri, libri dappertutto.

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Quando entri all’Hotel Locarno ti sembra di entrare esattamente nel luogo che hai scelto debba essere, per tutto il tempo che vuoi, casa tua.

Non ti aspetta nessuno in assetto formale sulla porta, al Locarno l’accoglienza è quella del personale di sempre che, con complicità e un sorriso, sa perfettamente quando ci sta bene un “come stai?” piuttosto che uno sguardo d’intesa; entrambi forti di tutta l’esperienza necessaria in un posto particolare come quello in cui ci si trova.

Il nostro appuntamento è con Fabio Marini e il racconto che quest’ultimo ci fa, di quello che a Roma è un ambiente unico e irripetibile, è la storia di una grande famiglia dove ognuno appena arriva se ne sente parte e in cui poi, di conseguenza, torna volentieri appena può o appena vuole stare bene.

Fabio lavora per l’Hotel Locarno da otto anni, è un ragazzo che con fatica, duro lavoro e filosofia del rispetto, nonché grande passione, ha conquistato la fiducia di  Madame “X”: proprietaria e mente brillante che insieme alla figlia espande e accresce il suo spirito di accoglienza tra gli spazi del suo albergo.

Non sappiamo quanti anni abbia la signora, ma sappiamo che l’età a una signora non si chiede e a me, personalmente, basta sapere che il più anziano di tutta la struttura ha compiuto i suoi splendidi novant’anni in una forma smagliante e originale: l’ascensore; un simbolo dall’eleganza in linea con l’ambiente circostante.

Inaugurato nel 1925, l’Hotel Locarno, struttura alberghiera quattro stelle nel centro storico di Roma, è una raffinata “casa per ospiti”.

Gioiello di classe e charme, custode autentico di un’Epoca, l’hotel ha un legame indissolubile con il mondo dall’arte e della cultura: negli anni ha rappresentato, e rappresenta ancora oggi, un rifugio per artisti, cineasti, scrittori, musicisti e viaggiatori che lo hanno eletto loro destinazione privilegiata e che sovente potrete incontrare intenti a discorrere ai tavolini dell’intimo giardino d’inverno, oppure al Lounge Bar.

Camere luminose, spaziose ed eleganti, ambienti che si scelgono per restare, più che per essere di passaggio. Una convenzione, con gli artisti di passaggio nella Capitale, prevede tariffe agevolate nel caso in cui il soggiorno sia legato ad attività artistiche.

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Fabio, passeggiando tra le due ali dell’albergo, ci racconta tutto e con tutta la passione di chi da una parte ama il proprio lavoro e dall’altra lavora con ciò che ama; mentre descrive con minuzia di particolari il come e il quando tutto quello che vediamo sia cresciuto tra le storie di chi lo ha vissuto e di chi ancora lo vive, io guardavo il focolare di una grande sala anni ’30. Tra poltrone e lampade, di fronte quel camino, ci immaginavo pipe fumanti e carte scritte, pensieri arrovellati e menti illuminate e fuggenti, whisky con ghiaccio, tabasco e sguardi persi nei sorrisi da regalare alla prima smorfia amica di chi forse nemmeno conosci. In fondo qui sei a casa.

La sala è tra il bar e il cortile e dall’ora dell’aperitivo, quando la luce cala, si riempie di storie e profumi assolutamente da provare. Cocktail d’eccellenza e cibo gourmet, ad accompagnare l’intimità di un ambiente familiare.

Non c’è stata una risposta alla mia curiosità quando ho chiesto se fosse stata l’arte a scegliere il Locarno o viceversa e forse, ripensandoci, è giusto sia così; in fondo, come nelle migliori storie d’amore, ci si sceglie e si cresce insieme. Qui, alle spalle di Piazza del Popolo, sotto le sponde del Tevere, l’arte e il Locarno si sono scelti senza accorgersene.

Questo posto è una casa d’arte, un punto d’incontro per artisti e filosofi, è un aperitivo tra atmosfere dove non si è mai soli pur essendolo, questi ambienti hanno cura per chi passa e per chi si ferma. L’Hotel Locarno mette passione nelle strette di mano e nei servizi che nemmeno ti accorgi riesca a darti, in tutto. Fabio Marini, a prescindere dalla qualifica indiscussa, possiamo dire che qui sia un “amico” di famiglia che costruisce la sua professionalità, giorno dopo giorno, con le persone cui lavora fianco a fianco; “c’è tanto di mio qui”, lo dice con orgoglio ed è bello sentirglielo dire indicando il personale di servizio sempre sorridente e quasi invisibile.

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Tutti i pregi e i difetti di una casa, in cui non è categorico sentirsi ospiti, sono evidenti e non è un caso se l’arte si respira.

“Fabio, fammi un caffè che vado a pisciare e poi a letto” così Lucio Dalla usava tornare la notte, quando la musica e il Locarno avevano ancora la fortuna di annoverarlo come uno di famiglia.