Carbonara, alla norma, al forno, con il ragù, gricia, cacio e pepe, con i fagioli o con le patate, la pasta è sempre protagonista. Il cibo più amato dagli italiani in dieci anni ha visto quasi raddoppiare il proprio consumo nel mondo, passando da nove a circa quindici milioni di tonnellate annue. L’Italia resta un punto di riferimento per produzione, export e consumi: ogni italiano mangia annualmente 23 kg di pasta, staccando nella classifica paesi come la Tunisia, con 16 kg, il Venezuela con 12 kg e la Grecia con 11,2 kg.
Nel mondo la pasta parla italiano, un piatto su quattro proviene dallo Stivale e la produzione ammonta a 3,4 tonnellate. Il 58% di pasta viene esportato tra Germania, Regno Unito, Francia, Stati Uniti e Giappone, mentre i mercati strategici come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Cina e Australia hanno fatto registrare ottimi risultati per le importazioni del 2019.
Alberto Grandi, professore di storia delle imprese all’Università degli studi di Parma, nel suo ultimo libro “Parla mentre Mangi” fa chiarezza sulle tradizioni culinarie, parlando del cibo come ossessione e passione degli italiani, sfatando miti e legende legate a esso.
«La pasta non è una specialità italiana, ma italoamericana, grazie agli italiani immigrati in America, a seguito della prima guerra mondiale, divenne un alimento conosciuto e apprezzato, anche i contadini veneti, che prima di allora mangiavano solo polenta, la scoprirono e l’amarono da subito. Fu nel nuovo Mondo che gli italiani iniziarono a conoscere, cucinare e apprezzare la pasta, diventando dei veri e propri mangia maccheroni. In Italia fino al seicento la pasta era un cibo considerato di nicchia, fuori dai confini napoletani non la conoscevano, nell’ottocento compare in alcuni ricettari, ma è considerata sempre un prodotto secondario».
Cosa l’ha spinto a scrivere il suo ultimo libro?
Gli italiani hanno fatto del cibo una questione identitaria, io contesto le tradizioni, esse non sono così ancorate al passato come si vuol far credere, in realtà fanno parte di una storia più recente. Molte delle tradizioni raccontate negli ultimi decenni sono frutto d’invenzioni: ad esempio, la pasta artigianale vede le sue origini a Gragnano, ma è grazie alle industrie come la Barilla e la Buitoni che si diffonde in tutto il mondo.
È giusto demonizzare il consumo dei carboidrati?
L’ampia diffusione della pasta è legata alla sua economicità e facilità di consumo, non entro in merito alle proprietà nutrizionali, sono uno storico e preferisco restare nel mio settore.
Qual è la sua pasta preferita?
La carbonara, un piatto nato durante la seconda guerra mondiale grazie ai soldati americani con pancetta e uova liofilizzate.
Che futuro prevede per la pasta italiana?
Oggi la concorrenza è molto agguerrita, le cucine medio orientali hanno conquistato parecchi palati, la pasta conserverà sempre il suo pubblico anche se credo che si assottiglierà. Per il resto non mi sbilancio perché conosco il passato, ma sul futuro non so. Pensi che le mie figlie preferiscono il sushi alla pasta.