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martedì, Aprile 23, 2024

La Cerca e cavatura del tartufo in Italia è ufficialmente Patrimonio Immateriale dell’UNESCO

Parigi incorona la tradizionale pratica della ‘Cerca e cavatura del tartufo in Italia’ facendola entrare nella Lista rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità dell’Unesco.

Il Comitato dell’Organizzazione mondiale per l’educazione, la scienza e la cultura, ha ufficializzato la candidatura perché valorizza una pratica rurale nei numerosi territori tartufigeni italiani. Un iter avviato dall’istanza delle associazioni dei tartufai ai ministeri della Cultura e dell’Agricoltura otto anni fa, fino alla presentazione a marzo 2020 dalla Farnesina della candidatura illustrata dalla sottosegretaria alla Cultura Borgonzoni.

La proclamazione dell’iscrizione nella Lista Rappresentativa Unesco della “Cerca e cavatura del tartufo è “un’ottima notizia”, commenta la sottosegretaria alla Cultura, Lucia Borgonzoni, sottolineando come “con questa iscrizione salgono a 15 gli elementi italiani che fanno parte del patrimonio culturale immateriale dell’umanità riconosciuto dall’Unesco”.

Il percorso di patrimonializzazione e l’iter istruttorio di candidatura sono stati seguiti e coordinati dal Servizio II- Ufficio Unesco del Segretariato Generale del Ministero della Cultura con la partecipazione attiva della comunità di detentori e praticanti, rappresentati dall’Associazione Nazionale Città del Tartufo e dalla Federazione Nazionale dei Tartufai.

La nuova iscrizione porta a 15 il numero di elementi italiani iscritti nella Lista del Patrimonio immateriale, su un totale di più 600. Dopo l’iscrizione la scorsa estate dei Portici di Bologna, dei cicli pittorici della Cappella degli Scrovegni a Padova, di Montecatini Grande SPA d’Europa nella Lista dei Siti del Patrimonio Mondiale UNESCO e dopo l’elezione, il 25 novembre scorso, del nostro Paese al Comitato per il Patrimonio Mondiale dell’Organizzazione, il risultato conferma ulteriormente la posizione di primissimo piano che l’Italia riveste in seno all’UNESCO e l’ottimo gioco di squadra del sistema-Paese, che ha visto coinvolti, insieme con la Farnesina, la Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’UNESCO, la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, il Ministero della Cultura e un ampio ventaglio di realtà locali che hanno promosso la candidatura, tra cui la Federazione Nazionale Tartufai Italiani (FNATI) e dall’Associazione Nazionale Città del Tartufo.

Si tratta della prima candidatura nazionale del patrimonio immateriale che rappresenta il tema della biodiversità culturale come fattore chiave per l’identificazione di un elemento capace di unire ai tratti storici ed antropologici millenari la dimensione della trasmissione intergenerazionale non-formale e l’interdipendenza tra uomo e natura nei diversi habitat naturali e territori vocati. Una rete che unisce circa 70.000 tartufai, 14 Regioni Italiane e numerosi comuni anche di aree interne. Il riconoscimento Unesco è frutto della pluriennale cooperazione tra il Ministero della Cultura, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci), la Rappresentanza Permanente Italiana presso l’Unesco e la Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco.

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