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giovedì, Aprile 18, 2024

NERELLO MASCALESE E PINOT NERO: UN AUDACE DICOTOMIA // Oste 2.0

La calda Estate 2018 era appena terminata, l’entrata del bistrot era totalmente invasa di foglie di abete,
ampie e di un colore giallo dorato, preannunciavano l’imminenza dell’autunno.

Pixabay
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L’entusiasmo dei clienti si percepiva lontano un miglio :

“Che belle le ottobrate romane, ancora si può andare al mare, ma in realtà siamo pronti per andare a vendemmiare domenica, sarà un’esperienza unica!”

D’altronde come poterlo negare, cogliere i grappoli dagli arbusti è un emozione più unica che rara, un
momento di stretta unione spirituale con la natura, ci si arricchisce enormemente.

Erano le 12.30 e da poco era terminata la colazione “continentale”quotidiana del Bistrot, quando  improvvisamente un’intenso soffio di vento spalanca le porte e sfiora le spalle dell’oste, quasi volesse
avvertirla dell’arrivo di qualcuno di importante, era un vento che portava in seno una nuova storia da
raccontare.

Buongiorno Signora, che bel posticino, davvero una bomboniera con uno stile nettamente lontano dai gusti di questa città, complimenti davvero! Cercavo un Nerello Mascalese, lo conosce? È un vitigno che governa le terre vulcaniche dell’etna, eterna terra di fuoco e di passioni, le cui straordinarie sfumature sono racchiuse in un vino dal sapore intenso e dalle opulenti note, rendendolo davvero unico.”

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Ferdinando era un uomo adulto dall’indiscusso fascino del sud, la pelle indurita dal sole, un elegante
accento siciliano ed un modo di fare cosi gentile da catturare l’attenzione di chiunque.

L’oste rimase stupita di fronte a questa narrazione enologica cosi pregna di passione, pensò subito che
quel vino fosse stato protagonista di un importante sentimento estivo appena rientrato in una normale
quotidianità, di certo già pronta ad essere “spettinata” con dirompenza.

“Devo confessarle che condivido molto il suo interesse per questo vitigno principe indiscusso di una Sicilia alle pendici dell’etna, un terreno ricco di ceneri, sali minerali e sabbia ne fanno un vino rosso rubino scarico tendente al granato, con una buona acidità, tannini eleganti ed una mineralità che sorregge un corredo aromatico fine, un vitigno che sta vivendo un momento di riscoperta e valorizzazione. Pensi, si tratti di una varietà a maturazione tardiva, ed è raccolto addirittura in questi giorni, parliamo di metà ottobre Il Nerello è senza dubbio il nostro Pinot Nero italiano , due vitigni territorialmente lontani ma uniti inscindibilmente dalla loro innata eleganza e da una spiccata freschezza.”

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Il Pinot nero è un importante celebrità della Borgogna, ed insieme allo Chardonnay sono testimoni dell’eccellenza enologica francese, caratterizzati dalla rara finezza , sia negli aromi sia nel gusto.

Varietà che esige climi freschi per offrire il meglio di sé, il Pinot Nero non ama compromessi quando si vogliono ottenere risultati di alta qualità, né in vigna, né in cantina ; i suoi vini rossi sono caratterizzati da un colore non molto intenso e trasparenza moderata – a causa del modesto contenuto di polifenoli e sostanze coloranti, in bocca emerge un’astringenza piuttosto moderata, spesso aumentata dall’effetto della fermentazione e maturazione in botte. Il Pinot Nero è fra le varietà più antiche di Francia – sia Columella, sia Plinio il Vecchio lo citarono nelle loro opere – e si ritiene che sia presente in Borgogna da oltre 2000 anni. Il Pinot Nero è considerato “geneticamente instabile” e ha la capacità di mutare facilmente dando origine ad altre varietà. Si ritiene infatti che da quest’uva abbiano avuto origine oltre mille varietà clonali diverse, delle quali le più celebri sono Pinot Grigio, Pinot Bianco e Pinot Meunier. “

Rispose fieramente

Per l’oste, era raro incontrare clienti che fossero veramente in grado di penetrare la storia di preziosi vitigni
come questi.

“Gentile Signora la ringrazio molto per la sua spiegazione accurata, non conoscevo questo accostamento del Nerello al Pinot Nero di Borgogna, sarà un buon motivo per visitare molto presto le vicine terre di Francia. Per ora però continuerei a degustare i vini della mia tanta amata terra siciliana. Anzi, piuttosto me ne porti un calice, mi accomodo al tavolo se possibile, mi porti un calice di un buon Pinot nero, scelga lei, mi fido , senz’altro non saprà deludermi.”

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Rispose accennando ad un sorriso l’affascinante Ferdinando , che con estrema eleganza esprimeva un
lontano sentimento di gratitudine. In fondo l’oste aveva percepito che per qualche minuto il suo cliente aveva voglia di evadere dal ricordo della sua amata terra e lasciarsi andare a qualcosa di più lontano, che
potesse almeno distrarlo da un’amore che lo aveva probabilmente turbato e catturato nel profondo.

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