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giovedì, Aprile 25, 2024

NOT e Vignaioli Artigianali Italiani

“Not ha creato qualcosa che prima non c’era – hanno detto gli organizzatori di NOT Franco Virgna, Stefania Milano, Giovanni Gagliardi e Manuela Laiacona – Non una semplice fiera. Una sinergia di esperienze, una dimensione di scambi, di umanità. Senza barriere tra produttore, consumatore e operatore” e ci sono riusciti con numeri ed entusiasmo che aleggiava fra gli ospiti, felici di potersi confrontare in Sicilia per la prima volta a Palermo. Si è chiusa il 14 gennaio NOT – rassegna dei vini franchi, che ha visto esporre per farsi conoscere fra parole e assaggi già di cento produttori, con oltre 500 etichette.

Tra i momenti di approfondimento introno al bicchiere anche la presentazione siciliana del libro del trio enologico che cerca un approccio al vino consapevole e trasversale, che coinvolga il consumatore consapevole e appassionato su più livelli di degustazione. Presenti al seminario Fabio Rizzari e Giampaolo Gravina, autori insieme ad Armando Castagno, del volume Vini Artigianali Italiani, edito da Buongiornovino; un libro insolito e variopinto, non solo perché corredato da immagini di opere d’arte, quanto perché come i precedenti mette insieme voci di grandi conoscitori del vino e pensieri di un musicologo, di un docente di estetica e uno storico dell’arte. Voci tessute sulla trama del vino e tese per cercare una connessione fra tutti i sensi coinvolti. “L’idea di base è la sinestesia, percepire con un senso e a parole raccontarlo evocando un altro senso; siamo stati aiutati dal termine giapponese che significa degustare che è lo stesso di ascoltare: loro dicono che si può vedere un profumo”, spiega Rizzari, quindi le raffigurazioni di opere d’arte accostate al racconto di un vino non sono solo accostamenti e virtuosismi di esperti, ma vere e proprie connessioni, come si evince leggendo brani del libro.

Fabio Rizzari e Giampaolo Gravina durante il seminario a NOT
Fabio Rizzari e Giampaolo Gravina durante il seminario a NOT

“Costruiamo il nostro itinerario di formazione su libri, musica, film, quadri, viaggi e opere d’arte, allora perché non annoverare anche le bottiglie bevute con coscienza e consapevolezza fra le opere d’arte?” questa la domanda che Gravina si è posto in pubblico durante la presentazione e che deve aver mosso il gruppo di lavoro durante le degustazioni e la cernita delle opere, questa la motivazione intrinseca che dovrebbe spingere il lettore/bevitore ad acquistare il libro da centellinare come un calice in assaggio. Gli elementi soggettivi di evocazione non discutibili in alcun modo, altrimenti perderebbero la loro connotazione soggettiva per sconfinare in un esile e rigido schema oggettivo, nel quale racchiudere il percepito dalla commistione dei sensi diventa impossibile. Prosegue Gravina parlando degli assaggi “il vino non è un oggetto clinico da analizzare e sezionare, ma è al centro di un reticolo interdisciplinare tessuto da realtà umane variopinte. Chi sa bere vino – consapevolmente e con giudizio critico esteso al di là della mera valutazione – dovrebbe avere strumenti validi e sfaccettati: più ne hai che derivano da ambienti culturali diversi e più trai piacere dal bere.” Interpretazione virtuosa della degustazione e della bevuta, modo di bere il vino che lo fa assurgere a bene culturale da indagare, ricercare, studiare, apprezzare e godere con ogni senso a disposizione.

La selezione operata per gli assaggi narrati nel volume e abilmente affiancati alle opere mette al centro alcuni valori che i due autori hanno voluto sottolineare nel corso del loro seminario, valori identificativi dei vignaioli artigianali:

  • amore per la manualità e irregolarità
  • gusto per la sorpresa
  • coltivazione del dubbio
  • rifiuto della servilità
  • accoglienza del rischio
  • rispetto per il mondo naturale e la felice mimetizzazione in esso.

Valori che rappresentano i vignaioli naturali e nei quali si riconoscono, ma anche e soprattutto portabandiera dei pensatori liberi che scrutano l’eccezionale nell’ordinario e grazie al loro lavoro riescono a farne opera d’arte. Approccio non facile, anzi, ma suggestione di una strada da perseguire anche in una bottiglia, cercando e facendo tesoro del pensiero che ne è sul fondo.

Questo lo spirito che si è ritrovato durante le tre giornate palermitane di NOT – rassegna dei vini franchi, spirito da accrescere e alimentare fra i bicchieri goduti e le bottiglie scelte nell’attesa della prossima edizione.

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