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venerdì, Marzo 29, 2024
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Truffe alle cantine, ecco come riconoscerle

Il settore horeca non è tutto rose e fiori come abbiamo visto da un precedente articolo dedicato alle truffe alle cantine (http://www.excellencemagazine.it/news/la-truffa-dei-falsi-distributori-colpisce-diverse-cantine-italiane/). I pericoli e i raggiri sono dietro l’angolo e questo è un fatto abbastanza diffuso nel comparto. Non sono solo, infatti, i produttori di vino ad essere nel mirino, ma in generale anche i produttori di accessori per la ristorazione e food, che si ritrovano richieste di acquisto che non saranno mai pagate.

Cadere nel tranello è da ingenui? Forse sì, ma c’è anche da dire che in un momento di crisi come questo, con le vendite bloccate per mesi e una ripresa su cui si punta tutto, cadere in fallo è più facile. Ma soprattutto spesso non si è sempre a conoscenza di cosa ruota intorno al mondo della distribuzione e delle compravendite. Le truffe sono sempre esistite in ogni settore e forse sempre esisteranno, ma distogliere l’attenzione dall’argomento non risolve, anzi porta ad aggravare la situazione. Intorno ad azioni come queste, per una questione di vergogna o di apparire ingenui agli occhi di colleghi e competitors, si tende spesso a non dire, non parlare, cercare di risolvere senza mettere in guardia gli altri, specialmente nuove e piccole cantine, da meno tempo sul mercato e meno avvezze a certi meccanismi,  che se non debitamente “istruiti” potrebbero diventare le nuove vittime.

Quindi la parola d’ordine è parlare, dire cosa accade, fare luce su quelli che sono i nomi di questi finti distributori e agire in sinergia per la difesa della categoria. Le cantine e le aziende in generale oggi hanno uno strumento in più rispetto a ieri, il web per fare ricerche e i social network. Esistono gruppi dove appassionati e cantine creano delle grandi community dove un singolo post riesce a registrare migliaia di visualizzazioni, forse ne dovrebbero parlare anche la stampa, i wineblogger, i wineinfluencer per amore della categoria. Gli stessi distributori sono tirati in ballo e proprio dopo il nostro primo articolo abbiamo avuto modo di chiacchierare con Giuseppe di Altropiemonte WineDistribution, che da professionista del settore la sua prima dichiarazione in merio è stato: Ne sono rimasto turbato perché, in qualche modo, questi non professionisti intaccano la figura di chi invece, ogni giorno, fa questo meraviglioso lavoro con passione, trasparenza e volontà nel far crescere le nostre cantine italiane.

C’è infatti dietro il lavoro del distributore un delicato e lungo processo di contatto, conoscenza, studio dei prodotti, comunicazione di questi e vendita, per poi arrivare al consolidamento e alla crescita economica e reputazionale della cantina che hanno scelto di trattare. Se una cantina riesce a posizionare bene il proprio prodotto non è solo merito dei buoni vini che fa, ma di un lavoro parallelo di marketing e commerciale. Sappiamo tutti che i passaggi per arrivare ad essere una cantina conosciuta sono tanti: si passa dalla vigna al marketing, dagli agenti e rappresentanti al ristoratore, dal sommelier al cliente. E il filo che unisce tutte queste figure è il racconto di un’azienda e della sua storia e la passione. Più passione ci metti nel raccontarla più efficace è l’operazione.

Nella nostra chiacchierata con il rappresentante di Altropiemonte WineDistribution ci siamo fatti spiegare strategie e dinamiche di queste truffe, e le sue parole hanno confermato le ricerche fatte in questi giorni da noi.

Come riconoscere i falsi distributori? C’è un certo modus operandi tipico di questi truffatori. Dei segnali, dei campanelli di allarme che devono farci storcere il naso.

I truffatori hanno acquistato vino, con pagamento a 30 giorni mai erogato. Il primo contatto avviene  via posta elettronica e dopo qualche telefonata e altre mail conoscitive, scatta l’ordine con un’ingente quantità di merce, alludendo magari a navi in partenza o alla ripresa delle attività, post pandemia e clienti che richiedevano prodotto. Poi, in alcuni casi, si arriva al secondo ordine, senza aver ancora mai pagato il primo, ovviamente prima che la data di incasso dell’assegno e si scopra la bolla.

Di cosa bisogna dunque sospettare? Sicuramente le quantità ordinate. Bisogna far sempre attenzione a chi fa ordini di merce enormi, senza essere mai stato una volta a visitare la tua azienda, a vedere come lavori e chi sei o addirittura senza aver mai assaggiato il prodotto. In alcuni casi diranno che vi hanno conosciuto in qualche evento, il Vinitaly è il più gettonato e se avete dei canali social o un sito sicuramente prima lo avranno studiato bene per potervi dire qualcosa di vero.

Il contatto è sempre telefonico o via mail. I contatti vengono mantenuti spesso infatti via mail, sono sempre pronti a rispondere e sempre molto cortesi, ma non telefonano, non lasciano contatti telefonici e se lo fanno vi chiamano oscurando il loro numero. In altre situazioni avrete anche modo di parlarci e raddrizzate le antenne quando vi daranno risposte generiche sul loro lavoro, quasi come se non lo conoscessero. In caso abbiate modo di parlare con qualcuno chiedete dove sono, dove vendono e a chi vendono. E se le risposte non vi convincono fermatevi.

Spesso si presentano con dati fittizi o prestanome; in alcuni casi aprono addirittura dei siti web e degli uffici per pochi mesi, canali social e numeri di telefono attivi su whatsapp con tanto di logo nello stato, per far credere che sono un’azienda vera. Non ci sono incontri faccia a faccia, e questo deve essere un altro campanello di allarme: meglio assicurarsi dell’esistenza di queste persone fisiche, indagando sulla loro fiscalità e utilizzando strumenti come il Cerved per sapere se sono cattivi pagatori o insolventi già segnalati.

Altra nota dolente è la modalità di pagamento: si tirano indietro se chiedi il versamento di un acconto o il pagamento anticipato dell’intera merce (in questo caso molti sottolineano più volte di essere professionisti seri, di fare controlli, quasi offesi dalla richiesta)  mentre proporranno sempre un saldo minimo a 30 giorni, con assegno allo scarico (no assegno circolare) oppure riba bancaria.

Cosa succede quando arriva il momento di incassare?

“Trascorsi i 30 giorni saranno disattivati i numeri telefonici, non ci saranno più risposte alle vostre mail e questi professionisti spariranno nel nulla, chiudendo ogni canale di comunicazione o eventuale sede fisica. Per poi riproporsi a distanza di mesi, nel momento delle vendite, con nuovi nomi, partite ive e nuove sedi”. Come sottolinea il nostro distributore Giuseppe: Mi raccomando, è importantissimo non fidarsi del primo che propone una vendita, prima è necessario costruire una relazione, un rapporto di fiducia e trasparenza reciproca. Soprattutto dopo un periodo così difficile, dove l’ennesima perdita può rivelarsi un enorme danno da recuperare”.

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