VAC, l’altra Calabria e i suoi vitigni autoctoni

Lo scorso 24 giugno a Donnici in provincia di Cosenza i VAC – Vignaioli Artigiani di Cosenza hanno ufficializzato la loro presenza nel panorama vinicolo calabrese e nazionale come rete d’impresa. Il lavoro per arrivare a questo momento è stato tanto ed è stato lungo, due anni di attività sul territorio, di collaborazione e sinergia tra le diverse realtà che compongono i Vac, che fin dall’inizio hanno cercato di stare insieme con un unico obiettivo costruire un’identità territoriale forte per promuovere l’enologia della regione sempre più in crescita.

Ma chi sono i Vac?

I Vignaioli Artigiani di Cosenza sono per l’esattezza una rete d’imprese, costituita da 10 piccoli produttori di vini artigianali della provincia di Cosenza con una mission ben definita: valorizzare e promuovere il territorio dell’Alt(r)a Calabria ed i suoi vitigni autoctoni, in particolare il Magliocco, riportando al centro del settore il produttore. Tutto gira intorno al Magliocco, che è il vitigno principe della zona, insieme poi al Pecorello, al Mantonico e ad altre tipicità, che caratterizzano la Calabria del nord. Una parte della regione questa finora poco conosciuta che ha deciso di muoversi rumorosamente, di cominciare una piccola rivoluzione, necessaria per cambiare le cose, la mentalità e il mercato.

“In un momento in cui il nostro territorio, con il suo Magliocco, sembra essere fuori dai riflettori, rispetto a quelle che da sempre sono state e continuano ad essere le aspettative di noi produttori calabresi, la nostra primaria esigenza è affrontare l’argomento per riportarlo al centro del dibattito” – asserisce Eugenio Muzzillo, Presidente dei VAC e titolare dell’Azienda Agricola Terre del Gufo. Ed è questo infatti il tema sul quale è stata incentrata la Tavola Rotonda organizzata per la giornata di presentazione ufficiale presso la cantina Rocca Brettia dal titolo: “L’identità inespressa. Il Vino dell’Alt(r)a Calabria tra ambizioni e promesse mancate”.

Il sentirsi fuori dai riflettori è sentimento comune, in particolar modo in un circuito nazionale, che poco conosce territori, produttori e artigiani calabresi. Ecco perché serve manifestare a gran voce la presenza e il lavoro artigianale di queste piccole realtà che negli ultimi anni hanno dato prova di crescita, di impegno, di voglia di raccontarsi in giro per l’Italia. Elemento fondamentale di appartenenza, oltre a quello della piccola dimensione e dell’artigianalità delle lavorazioni espresse in sintesi nel nome dell’associazione, è da ricercare nella valorizzazione di vitigni storici (o autoctoni) tipici della area geografica di riferimento, pur modulati nella diversità espressiva che le diversità territoriali della DOP consentono (mare, collina, montagna). Ad oggi fanno parte dei VAC: L’Antico Fienile Belmonte, Rocca Brettia, Elisium, Terre Del Gufo, Tenute Ferrari, Azienda Agricola Manna, Ciavola Nera, Cerzaserra, Azienda Agricola Maradei, Cervinago. Tutte piccoli artigiani, giovani di diversa provenienza, emigrati di ritorno con esperienze di marketing e comunicazione, con la voglia di rimettere radici nella loro terra, famiglie in cui è forte la tradizione, nuove visioni e prospettive differenti, spaziando dal convenzionale, al biologico, dalla biodinamica al vino naturale, ma nonostante le etichette un vino soprattutto artigianale.

I VAC hanno le idee molto chiare, si sono uniti in una Rete d’Impresa per fare comunicazione, per far crescere il marketing territoriale e attivare un’economia di scala maggiore. Alla base di tutto c’è la forte promozione del territorio, perché come sottolineano da sempre l’identità e la conoscenza del vino passa per la conoscenza del territorio, Se non si conosce il paesaggio, la storia e la cultura non si potrà mai carpire l’artigianalità e la qualità di prodotti che poco conoscono. La stessa conoscenza delle singole aziende passa per questo discorso e dalla voce del gruppo, che ne diventa ambasciatore a pieno titolo.

“Per essere attrattivi bisogna essere fortemente identitari e riconoscibili.” – sostengono i VAC. “Per realizzare questo è opportuno lavorare sui vini e sui loro processi di produzione, ma anche e soprattutto sulla cultura territoriale e sulle sue origini, per far emergere una Calabria diversa da quella che è ormai diffusa nell’immaginario comune.”  – rinforza Fabio Lento, socio della cooperativa Ciavola Nera, il quale continua specificando: “tutto questo si riversa nella riscoperta dei vitigni autoctoni. Quando parliamo di Magliocco, parliamo anche della famiglia dei vitigni autoctoni di cui il territorio è ricco ed ha una forte esigenza di valorizzarli.”

La parola sinergia è il motore di questa realtà corale, che cerca di sfruttare eventuali opportunità commerciali, migliorare la capacità di acquisto ed aumentare la massa critica. Ma ancora più nello specifico vogliono “creare relazioni sul territorio tra quelle realtà di medio-piccola dimensione, prescindendo delle loro filosofie aziendali e di produzione, che negli anni addietro non hanno mai trovato concretamente spazio nel panorama vitivinicolo calabrese, al fine di riuscire a dare vita a dei vini che siano davvero espressione del Territorio e non meri risultati di scelte politiche.” – Spiegano meglio i VAC, che continuano: “non ci sentiamo più rappresentati dai vini fino ad oggi disciplinati ma vogliamo produrre vini identitari con un occhio attento alla sostenibilità, anche attraverso percorsi lenti, riprendendo così anche processi storici, che conferiscano valore e riconoscibilità ai nostri prodotti.”

A differenza di luoghi ad alta vocazione vitivinicola, dove la biodiversità è minata dalla presenza di colture altamente intensive, i vigneti presenti nell’Alta Calabria essendo meno estesi e maggiormente intervallati dalla presenza di vegetazione spontanea, sono nella maggior parte dei casi un modello virtuoso sia in chiave di sostenibilità che di biodiversità. “La Calabria, per quanto abbia un’economia ad oggi fortemente a rilento ha, a nostro giudizio, modo di potersi riscattare ed offrire un modello nuovo di sviluppo socioeconomico nel contesto nazionale, specialmente attraverso la valorizzazione delle zone interne e rurali, da sempre, meno conosciute e nobilitate. Il settore vitivinicolo, soprattutto attraverso la presenza di piccole realtà vitivinicole disseminate nel nostro territorio, che capillarizzate come sono sullo stesso, rappresentano dei veri e propri presidi, può essere e deve essere da traino per il comparto economico tutto, sia in senso verticale che trasversale rispetto al “mondo vino”. E concludono: “La nostra più grande ambizione, in ultimo, è cercare di fare la differenza tra prodotto artigianale seriale e prodotto industriale”.