Federico Dotto: “Non sono un influencer, bevo e mangio per passione”

Federico Dotto classe 84 è uno tra i profili Instagram più seguiti d’Italia. Ama l’alta ristorazione e i vini, soprattutto le bollicine, ma non si definisce  un influencer. «il mio lavoro è un altro, ho un’azienda di restauro, mangiare e bere bene è la mia passione e lo faccio pagando rigorosamente tutti i conti». Schietto, diretto e senza troppi fronzoli così Federico ha conquistato follower, oggi la sua community conta più di 322 mila seguaci, che si appassionano alle sue serate gourmet, tra piatti raffinati e bottiglie di gran valore.

Come nasce la tua attività social? Ti senti un influencer?

Fare l’influencer non è il mio lavoro e per questo la gente mi segue. Non faccio post e video per vendere dei prodotti tramite Instagram, questo non è il mio mestiere. Quando esco dai ristoranti pago, se mangio bene ne parlo, se mangio male ne parlo lo stesso. Ricevo quotidianamente prodotti da parte delle aziende ma non è detto che ne parli. Uscivo a cena anche prima di Instagram, con la differenza che ora filmo le mie serate perché ho scoperto che alla gente interessa ascoltare la mia opinione su un determinato ristorante, su uno chef o su una bottiglia di vino.

Spesso il lavoro dell’influencer non viene considerato tale, per te cosa significa?

È tutto talmente finto sui social che fai fatica a crederci, chi mi segue mi apprezza proprio per il mio modo schietto e senza filtri di dire le cose, non sono e non sarò mai un influencer ecco perché la gente si fida di me. Oltre alle persone comuni mi segue tanto anche il mondo della ristorazione. Un po’ di tempo fa sono stato al ristorante di Enrico Crippa, ad Alba, per me è il migliore in Italia e ne ho parlato benissimo.

Che vini preferisci bere?

Amo acquistare i vini in enoteca, per le bollicine italiane mi indirizzo verso i Trento Doc, il Prosecco non è il mio vino ideale, o meglio, non ne ho ancora assaggiato uno che mi abbia colpito. Per i rossi prediligo il PIemonte, non sono un sommelier, ma ho bevuto tantissimi vini ed ho tanti amici sommelier, che mi hanno aiutato a conoscere meglio questo mondo. Con loro ho scoperto la seconda linea della cantina Valentini, un Trebbiano eccezionale. Non bisogna spendere cifre pazzesche per bere bene.

Cosa pensi dei sommelier?

Seguire il corso sicuramente ti può offrire un’importante base da cui partire, ma si impara tantissimo ascoltando i professionisti del settore e facendo tanti assaggi. La continua ricerca di un vino diverso da quello bevuto precedentemente ti permette di ampliare le conoscenze. Osservando le pagine Instagram di alcuni influencer del vino sono piene di pubblicità, poi ci sono quelli che iniziano a parlare di un vino o di una cantina solo dopo mega tour ed ospitate in azienda, li ritengo atteggiamenti inconcepibili.

Questo è un momento complicato per il nostro Paese, soprattutto per il settore enogastronomico, quali sono gli umori che riscontri?

Alcuni ristoranti non ce l’hanno fatta e hanno dovuto chiudere per via delle regole legate anche al distanziamento, paradossalmente i ristoranti come i due e i tre stelle Michelin ne hanno risentito meno perché già prima del Covid avevano i tavoli distanziati fra loro. So che il ristorante La Montecchia, una stella Michelin, della famiglia Alajmo a Selvazzano Dentro, a dicembre chiuderà.  Ma gli Alajmo non si fermano di certo qui, infatti, hanno annunciato di ampliare i propri investimenti su Venezia.

É cambiato il tuo modo di comunicare a seguito del Covid?

Si qualcosa è cambiato, durante il lockdown non potendo girare per ristoranti, essendo chiusi, ho utilizzato tanto le dirette Instagram per parlare con gli chef e i ristoratori. In quel periodo ho aumentato tanto il numero dei follower. “Non se poe”, significa non è possibile in dialetto veneto, purtroppo non riesco a rispondere a tutti i messaggi che ricevo, il mio lavoro è sempre un altro. Generalmente le domande che mi pongono sono per l’80% le stesse così rispondo facendo dei video. Per fortuna non ho l’ansia da follower, instagram mi ha dato la spunta blu ma io neanche la volevo, comunque, continuo a fare più video rispetto a prima, per il resto nulla è cambiato. Io con i social non ci guadagno l’unico vantaggio che ho è quello di evitarmi lunghe liste d’attesa per visitare i ristoranti stellati più richiesti.

Qual è stata la tua migliore esperienza enogastronomica?

Il ristorante Piazza Duomo di Enrico Crippa ad Alba e muoio per lo champagne Krug 2002.

Da grande dove e come ti vedi?

Mi vedo lo stesso di ora sempre in giro per ristoranti e per quanto riguarda il vino voglio conoscerlo meglio e quindi continuerò a bere. Resterò in Italia perché è il migliore Paese al mondo.