Giulia Sattin è una giovane wine influencer, o meglio una comunicatrice del vino, come lei stessa ama definirsi, che ha deciso di intraprendere questo viaggio nel mondo enoico dopo aver conseguito un corso per sommelier con l’Ais (associazione italiana sommelier). I suoi studi la portano ad essere un architetto urbanista la sua passione per il vino, ereditata dal nonno paterno, l’ha spinta a intraprendere una strada che oggi è diventata una realtà. Voce gentile e viso pulito così si presenta Giulia, che su instagram è winegirlfriend con 73 mila follower, pronti a seguirla tra i suoi tour. Padova è la sua città, la base da dove partire per raggiugere la prossima cantina da raccontare.
Da architetto a wine influencer questo passaggio com’è avvenuto?
Dopo la laurea in architettura ho iniziato a lavorare, ottenendo quella ambita indipendenza economica, che mi ha permesso di frequentare un corso per sommelier con l’Ais. Ho intrapreso questa esperienza quasi per gioco mai avrei pensato che si potesse trasformare in un lavoro. Dopo il primo livello ho deciso di continuare fino al terzo e dopo questo traguardo mi è sembrato naturale condividere su instagram la mia passione. Sono passati tre anni dal momento in cui la mia avventura nel mondo del vino ha preso il via, i miei contenuti non sono tutti di natura commerciale. Seleziono sempre le cantine con cui collaborare, se i vini non rispecchiano i miei gusti non ne parlo. Il mio obiettivo è mostrare ciò che a me piace.
Ti reputi un’influencer?
Non mi reputo proprio un’influencer, non mi sento di influenzare qualcuno, racconto ciò che mi piace. Non amo il termine influencer preferisco essere considerata una comunicatrice del vino.
Questa è diventata la tua professione principale?
Essendo una libera professionista riesco a gestirle entrambe.
Qual è il tuo stile comunicativo?
Una comunicazione semplice che mira a raggiungere l’utente medio, che non è un esperto di vini ma vuole conoscerli. Rendo il mio stile appetibile per coloro che chissà un giorno decideranno di appassionarsi a questo straordinario mondo. Non mi metto in cattedra e non ambisco a insegnare perché io stessa imparo cose nuove sul vino ogni giorno.
Durante i mesi del lockdown che tipo di comunicazione hai utilizzato, oggi è cambiato il tuo stile?
Non è cambiato lo stile ma ho dato più spazio a una comunicazione “homemade”, realizzavo delle vere e proprie pillole sull’abbinamento cibo vino tramite i post e le storie. Durante la quarantena ho fatto varie dirette che mi permettevano di veicolare le degustazioni con i responsabili delle cantine. Questo modo di condividere il vino online mi è piaciuto molto perché mi è servito a sentire le persone più vicine.
Chi sono i tuoi follower?
M segue più un pubblico prettamente maschile, il 35% è italiano il restante straniero. Tra i miei follower ci sono molte cantine.
Che sensazioni percepisci girando per cantine, quali sono gli umori dei produttori in questa difficile situazione?
Dopo il lockdown ho girato per diverse zone soprattutto nel nord Italia, ho riscontrato nelle cantine con cui mi sono interfacciata voglia di andare avanti senza piangersi addosso.
Che consigli daresti ad una cantina per superare questo periodo?
Come prima cosa gli consiglierei di veicolare il valore della propria realtà anche sui social, mostrando nei post il proprio territorio e di raccontarlo perché questo affascina il consumatore. Sarebbe cosa ottimale anche avere un servizio di e-commerce per favorire la vendita dei vini anche in questi tempi di lockdown.
Ci consigli cinque vini italiani da bere almeno una volta nella vita?
Capo di Stato dell’azienda agricola Conte Loredan Gasperini, un blend di uvaggi internazionale dalla profonda eleganza. Prosecco Brut Nature di Silvano Follador, il Da Fora di Cantina Toblino, il Rosso delle Miniere di Fattoria Sorbaiano, Rosa dei Frati di Ca’ dei Frati.
I tuoi progetti futuri?
Continuare a scoprire nuove realtà vinicole, sperando in una riapertura del nostro Paese sarò pronta per affrontare nuovi tour in Veneto e nel resto d’Italia.