Ultima tappa in Cile e poi dritti in Argentina // The BikerChef Project // Roberto Agostini

Eravamo rimasti tra onde da surfare, asado da cucinare e tanta strada da mettere sotto le ruote, ma siamo solo all’inizio della nostra avventura, perciò lasciamo Santiago per dirigerci verso Valparaiso, secondo porto del Cile in importanza sull’Oceano Pacifico.

Valpo” come la chiamano i cileni, si sviluppa partendo dal mare inerpicandosi su oltre 40 colline dette “cerros”. Come quasi tutte le città portuali  è stata contagiata da influenze straniere, in questo caso inglesi, tedesche e persino italiane, che hanno arricchito la città dal punto di vista culturale e architettonico, ma non solo; basti pensare che il nome le è stato assegnato da alcuni marinai italiani che la definivano la “Valle del paradiso”.

Camminando tra le strette stradine in salita verso le colline, ci imbattiamo in case coloniali perfettamente conservate, chiese e edifici dipinti a calce, mancherebbero solo i velieri per trovarci catapultati nel 1500. La città è vivace e molto giovane, piena di ristoranti che servono il miglior “mariscos” del Cile; sembra fatta ad hoc per accogliere i turisti, ma senza perdere la sua natura.

Qui abbiamo assaggiato una piatto tipico: il Caldo de Mariscos, una zuppa composta da un brodo molto saporito di pesce, un misto di molluschi, tra cui cozze grandi come un iPhone 6, il tutto profumato con un pizzico di cilantro tritato (coriandolo fresco), onnipresente nella cucina cilena.

IMG_5020Gli inglesi costruirono verso la fine del 1800 oltre 20 tra funicolari e ascensori per facilitare la salita ai “cerros”, alcuni di questi sono ancora in funzione dopo oltre 100 anni e aggiungono quel fascino ad un centro storico dichiarato nel 2003 Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Saliti su uno di questi splendidi ascensori in legno, ci avviamo verso il cerro Concepcion, a nostro giudizio il più bello. Concludiamo la nostra visita ammirando i murales che abbelliscono gli edifici con i loro svariati colori e significati; queste vere e proprie opere d’arte sono state realizzate, tra gli anni 60 e 70, dagli allievi dell’istituto d’arte, ma è anche merito del comune stesso se oggi si trovano lì, perchè da sempre permette la libera espressione di artisti da tutto il mondo che, con il loro estro creativo rendono più bello e rendere più vivace il centro storico. Fortunatamente il tutto sembra essergli sfuggito di mano, perchè continuando a camminare ci imbattiamo in altre creazioni, dalle panchine completamente dipinte, alle poesie scritte tra uno scalino e l’altro.

F03316B2-6B22-413C-A545-B4955C9FC054Abbiamo lasciato un pezzettino di cuore in questo museo a cielo aperto e per questo non escludiamo un futuro ritorno. Ciao Valparaíso!.

Il Cile è stato il primo paese sud Americano ad accoglierci, abbiamo passato momenti indimenticabili insieme a persone con un cuore enorme e quindi, per provare a sdebitarci, abbiamo deciso di organizzare una mega pizzata e  devo dire che la pizza cotta nell’horno de barro – tipico forno sud Americano costruito con pietre, fango, argilla e paglia – si è rivelata un successone.

IMG_5019Ma ora è arrivato il momento di attraversare la nostra prima frontiera sud Americana. Dopo aver passato quasi 3 settimane tra Santiago e dintorni, decidiamo che i tempi sono maturi per partire alla conquista dell’Argentina: carichiamo la moto sfidando tutte le leggi, da quella stradale a quella di gravità, dirigiamo la prua verso il passo de Los Libertadores e dopo infiniti tornanti tra camion pazzi che giocavano alla formula uno, arriviamo finalmente alla frontiera Argentina.

IMG_5026Passport!”….”Ahh italiani, prego passate pure”…la frontiera più veloce della nostra vita, ma d’altronde ogni buon argentino che si rispetti ha un bisnonno, un trisauro o addirittura un dinosauro italiano e questo ovviamente gioca a nostro favore.

Arriviamo a MendozaCapital mundial del vino”, dove non a caso si produce oltre il 60% del vino argentino. Rimaniamo in città per tre giorni aspettando l’assicurazione per la moto che sembrava impossibile ottenere visto che tutti i computer di tutte le assicurazioni di Mendoza non riconoscevano la targa italiana della nostra Poderosa. In uno di questi uffici incontriamo Antonio, pensionato Argentino di origini abruzzesi che negli anni ’70 lavorava come pasticcere all’antico caffè Ruschena, tappa fissa delle mie colazioni romane.

IMG_5017Se in Cile ci sentivamo a casa, qui in Argentina tutto sembra raddoppiarsi. Tutti ci considerano i cugini lontani venuti dall’Italia e così iniziano le olimpiadi dell’ospitalità. A vincerle sarà Julio, un motociclista di Mendoza conosciuto su Facebook , che ci accoglie con testuali parole: “Per me potete stare qua anche un anno!” e cogliamo al volo la “minaccia” quando lo vediamo destreggiarsi tra i fornelli cercando di nutrirci, mattina, giorno e notte manco fossimo i tre porcellini della fiaba di Walt Disney. Julio da grande buongustaio quale è, mi porta in giro per mercati, macellerie e gastronomie locali, fino a quando non decido di cucinargli qualcosa in segno di riconoscenza per la sua ospitalità. Visto la grande qualità di carne incontrata, decido per una lingua di manzo cotta nella pentola a pressione della nonna della nonna di Julio, accompagnata con una salsa a base di cipolla, coriandolo, aceto e limone. Ma Julio, cogliendo la sfida, risponde con il suo cavallo di battaglia: L’asado, cucinato alla brace in un camino dominato da un inquietante puma imbalsamato appeso al muro. La cena diventa così una battaglia senza esclusione di colpi e il tutto mi lascia pensare che in questa casa la parola sazietà non sia mai entrata.

IMG_5021Lasciamo Mendoza per dirigerci verso il nord ovest dell’Argentina percorrendo la mitica Ruta 40, attraversando parchi nazionali e paesi dai nomi curiosi come Cafayate, Purmamarca e Humahuaca…di questo però ne parleremo nella prossima puntata.

A presto!