Prosegue il nostro viaggio tra le voci dei protagonisti del mondo del food al grido di #NoMoreExcuses. Non è più possibile attendere, infatti, la rivoluzione green ed ecosostenibile nelle cucine d’Italia partendo da quelle stellate e arrivando a quelle comuni. Ospite della rubrica, oggi, non uno chef ma un nutrizionista, figura fondamentale nel più ampio mondo del cibo. Precursore di una nuova tecnica che ha visto l’inserimento, nel suo studio, di una cucina completamente attrezzata per imparare le sane tecniche di alimentazione parliamo del Dott. Antonio Galatà, Presidente dell’Associazione Italiana Nutrizionisti in cucina.
É precursore di un nuovo approccio al nutrizionismo e al mangiare in salute. Com’è nata questa idea?
Le idee nascono sempre dalle esigenze. In questo caso dalle esigenze dei pazienti. Questo perché la gente ha sempre difficoltà a seguire una dieta. È più facile insegnare ad una persona a cucinare in maniera pratica e semplice piuttosto che insegnargli a seguire una dieta. Tutto ciò unito alla mia passione per la cucina che mi porto a presso da sempre.
Quindi cucinare sano diventa l’elemento chiave
Facciamo una distinzione. La dieta ha un approccio quantitativo in termini di calorie. Una dieta potrebbe indicare di assumere giornalmente 1500 kcal. Questo presuppone che io ne abbia bruciate nella stessa quantità. Ma questo non può essere sempre vero e quindi, questo tipo di approccio è sbagliato. Dobbiamo, secondo me, affacciarci ad un nuovo approccio: quello qualitativo. Mangiare meglio incide di più rispetto a mangiare meno sulla nostra salute.
Mangiare sano e quindi sostenibile
Prima di parlare di sostenibilità dobbiamo fare un passo indietro definendo due aspetti. Il primo è quello di fresco, cosa che i consumatori ancora oggi non sanno. Il secondo è quello di qualità. Senza conoscere a fondo questi due termini non possiamo affrontare il discorso della sostenibilità altrimenti rischiamo solo di inserire termini che poi trovano poca comprensione nel consumatore.
Per lei, quindi, per quello che ci è arrivato sin oggi, che significato assume la sostenibilità?
Secondo me, nel mondo della cucina e della ristorazione, è poter preparare un piatto che nutra in maniera adeguata e che preveda un investimento energetico pari all’introito energetico che quel piatto ti darà alla fine della filiera. Mi spiego meglio con un esempio: non posso utilizzare 10 litri di acqua per fare un prodotto che ne restituisce 0,2. E ancora, se pensiamo ai carboidrati (generalmente intesi quindi cereali, pasta e pane) sono circa 1/3 del fabbisogno mondiale in termini di sostentamento calorico. Questo, perché il carboidrato è incredibilmente sostenibile nella sua produzione.
Un suo consiglio anti-spreco per chi cucina a casa?
Direi che il miglior consiglio è quello di tornare a fare la spesa più volte al giorno invece della spesa settimanale. Perché no, magari affidandoci anche all’e-commerce ma soprattutto riscoprendo le botteghe di prossimità. Dobbiamo cambiare mentalità, non affrontare la spesa come uno sforzo o una stretta necessità ma considerarlo un momento di shopping, come qualsiasi altro, e riscoprirne, quindi, il piacere. In ultimo, tornare a consumare la pasta anche due volte al giorno – anche e soprattutto per il discorso di prima della sua sostenibilità produttiva – ma condendola con minor proteine possibili.