Era il 1950 quando il Cav. Cesare Trucillo inizia a tostare caffè verde nella cantina di quella casa, davanti al mare al centro del golfo di Salerno. Cesare impacchetta il suo caffè e lo consegna prima agli amici e poi anche ai bar. Il riscontro è positivo, la richiesta cresce e la passione per il caffè conquista Cesare e i suoi fratelli, diventando l’azienda di famiglia con il nome “Caffè Moka Salerno”. Un’azienda oggi, dopo oltre 70 anni, arrivata alla terza generazione e sempre pronta a innovare e migliorare. Un’azienda che si definisce 4.0, in cui la tecnologia, la sostenibilità, si riassumono nel nuovo e moderno stabilimento inaugurato nel 2016. Un’azienda con la prima scuola del caffè del centro-sud Italia alla fine degli anni ’90. Un marchio presente in 40 paesi nel mondo e un’identità radicata che porta avanti e continua a valorizzare la tradizione della torrefazione. Questa in sintesi la storia di successo della Cesare Trucillo Spa, l’ex Caffe Moka Salerno, che prende per volere di Matteo Trucillo, il nome del padre e suo fondatore.
Per comprendere come tradizione e innovazione siano andate di pari passo senza ostacoli e quale sia stata la visione vincente e alternativa che tutti i Trucillo hanno avuto, abbiamo intervistato Antonia Trucillo, Marketing Manager e Direttore dell’Accademia del Caffè Trucillo, figlia di Matteo e terza generazione della famiglia insieme ad Andrea e Cesare. Dopo Cesare è stata la volta di Matteo AD della torrefazione Cesare Trucillo Spa che a partire dagli anni ’80 in poi ha gettato le basi per un’azienda all’avanguardia con una serie di progetti che crescono e si rafforzano. Aspetto che gli riconosce anche Forbes Italia che lo inserisce, unico esponente del settore caffè, nella classifica 2020 dei 100 top manager e imprenditori selezionati “che stanno guidando le loro imprese con la lungimiranza”.
Quella di Cesare Trucillo Spa è una tradizione sempre attuale e che non rifiuta il moderno, ma lo sposa in nome della migliorabilità ed efficienza aziendale. Ecco perché si definiscono un’azienda 4.0.
“Non facciamo le cose per necessità, ma per visione, un approccio che ci consente di essere veri innovatori. La condivisione del sapere, delle informazioni, dei valori e delle visioni è da sempre l’approccio presente nel Dna di Trucillo.” E questa visione di cui Antonia Trucillo parla si traduce concretamente in un modello di produzione integrata che consente di far dialogare tra loro le macchine in produzione, predisposte di una tecnologia 4.0, e tutte le funzioni aziendali. “L’obiettivo – ci spiega Antonia in dettaglio – è di gestire tutte le informazioni attraverso un sofisticato software che permette di raccogliere dati sull’intero processo produttivo: dai silos di caffè verde alla tostatura al prodotto finito, in modo da fotografare l’esistente e indicare la strada verso un continuo efficientamento. Oltre a una digitalizzazione e presenza in Cloud di tutti i dati per permettere ai nostri collaboratori di poter accedere alle informazioni nel modo più semplice e rapido possibile, ovunque si trovassero. Questo ci ha anche permesso di gestire l’emergenza Coronavirus in tempi rapidissimi, in poche parole eravamo già strutturati per lavorare in smart working senza problemi di alcun tipo”.
Un’azienda lungimirante, dunque, ma anche attenta all’ambiente e sostenibile come ci spiega la responsabile marketing di Cesare Trucillo Spa: “Lavoriamo molto sulla sostenibilità e sull’aumento della sicurezza del nostro personale. Abbiamo installato un impianto fotovoltaico, di ultima generazione, che consente all’intera sede principale di essere autosufficiente per oltre il 75% del suo fabbisogno. E ciò che non viene utilizzato viene reimmesso all’interno della rete elettrica locale a beneficio degli utenti. A beneficio dell’ambiente abbiamo anche un impianto brucia fumi, che migliora la qualità e diminuisce la quantità delle sostanze immesse in atmosfera, trasformando il fumo prodotto durante il processo di tostatura in vapore acqueo. E sempre per ridurre l’impatto ambientale abbiamo introdotto la mobilità elettrica e gli infissi ridotta trasmittanza termica”.
E sempre per rimanere in tema di visione, qui c’è quella della circolarità studiata e ricercata ogni anno con nuovi obiettivi da raggiungere. “Tra gli obiettivi del 2021 – ci racconta Antonia – c’è un ambizioso progetto di riciclo della pellicola argentea del chicco di caffè, scarto troppo prezioso per essere considerato un rifiuto, che può essere impiegata per dare una seconda vita al chicco di caffè, utile nella produzione della carta, delle cosmesi o come fertilizzante naturale, ma anche nel settore della nutraceutica, grazie proprio alla cellulosa e agli acidi grassi presenti nella pellicola”.
Non tralasciamo nella nostra intervista il caffè, che il protagonista di quest’azienda, un prodotto che si è fatto strada negli anni diventando un’eccellenza riconosciuta anche all’estero. “Il caffè che noi facciamo porta il nostro nome – afferma orgogliosa Antonia Trucillo – e con esso tutto ciò che vi è racchiuso. La qualità del nostro prodotto è frutto di una realtà imprenditoriale fatta di persone. Il nostro successo è dovuto all’autenticità e alla trasparenza con cui intendiamo fare business. La nostra mission è restituire valore al territorio e alla società, diffondendo la vera cultura dell’espresso italiano, fatta di bellezza e qualità, conoscenza e innovazione, condivisione, felicità e piacere, una tazza alla volta”.
Il caffè è patrimonio culturale, fatto di tradizioni, identità e conoscenza e dal nonno alla nipote, attraverso le generazioni, il caffè rimane un prodotto carico di grande valore e simbolismo per questa famiglia: “Se per gli italiani il caffè è patrimonio culturale ritualità, socialità e desiderio, per la nostra famiglia il caffè è un viaggio che ci ha portato da Salerno nel mondo. È stato lo strumento con cui siamo entrati in contatto con terre e culture diverse, dai paesi produttori ai paesi estimatori e consumatori di questa bevanda: da New York a Dubai, da Tokyo alle Maldive, passando per Bogotà fino a Mumbai”. E continua Antonia: “Noi ritroviamo in ogni tazza di caffè Trucillo sapori e odori che raccontano una storia di processi, relazioni, persone e pratiche comunitarie e familiari che ne hanno permesso la realizzazione. Con il nostro lavoro ci impegniamo affinché ogni sorso di caffè possa essere per tutti una possibilità di incontro con queste realtà”.
Una cosa che ci fa notare e tiene a sottolineare la giovane imprenditrice è l’universalità del caffè e il suo potere a unire tutti i popoli. “Il Made in Italy è percepito come sinonimo di bellezza e garanzia di qualità e il caffè ne è promotore, con forte appeal all’estero. Proprio all’estero vogliamo essere riconosciuti come l’esperienza autentica del caffè italiano. Con un importante partner negli Emirati Arabi, abbiamo appena aperto le porte del secondo coffee shop Trucillo nel cuore pulsante di Dubai, nel World Trade Center, dopo quello già inaugurato nel 2019 ad Al Seef. Entro il 2021 inizieranno i lavori per l’apertura di tre nuovi punti vendita in tre location esclusive di Dubai”.
Ma vediamo come viene fatto il Caffe Cesare Trucillo. “Tutto parte dalla selezione del caffè verde nei paesi d’origine, a cui siamo strettamente vicini attraverso viaggi di studio e ricerca che da anni effettuo personalmente. Una volta che la materia prima arriva nel nostro Trucillo Coffee Lab, il laboratorio analisi interno, i caffè che compongono le miscele vengono costantemente sottoposti ad analisi qualitative per singola origine e valutati sulla base delle caratteristiche organolettiche da un panel di assaggiatori. Il caffè è un prodotto con caratteristiche complesse e uniche. Per comprenderne tutte le peculiarità puntiamo moltissimo sulla formazione. Io stessa ho seguito un lungo percorso che mi ha permesso di ottenere la qualifica di Q-grader, ovvero di assaggiatore di caffè. Per il nostro marchio utilizziamo solo chicchi selezionati, abilmente tostati, creando miscele qualificate da un’intensa piacevolezza aromatica, un corpo vellutato e un gusto equilibrato. Inoltre siamo stati tra i primi produttori in Italia a proporre una miscela certificata ORGANIC, precursore del biologico”.
Il caffè è un’arte, è cultura e intorno alla Torrefazione è nata nel 1998 per volere di Fausta Colosimo (moglie di Matteo Trucillo) l’Accademia Trucillo, scuola per professionisti e appassionati con l’obiettivo di diffondere e condividere la cultura del caffè, attraverso percorsi formativi altamente qualificati su diversi temi dai metodi di estrazione alla preparazione di espresso e cappuccino, fino alle tecniche di assaggio. “La mission dell’Accademia, ci racconta Antonia, è sostenere i nostri partner nel cogliere le opportunità derivanti dai continui cambiamenti del mercato, non solo offrendo prodotti di qualità, ma soluzioni di business e innovazione adattando l’offerta alle nuove tendenze. Durante il lockdown abbiamo deciso di aprire a tutti la nostra Accademia con un ricco calendario di eventi digitali e anche di video ricette, tutte on line, che da quelle più tradizionali a quelle più particolari, che nascono dalla continua sperimentazione e innovazione che il caffè permette in tutte le sue forme. Così come il passato 2020 ha amplificato ancora di più la nostra presenza on line con un e-commerce, migliorando la customer journey e l’esperienza sul sito, per gli utenti”.
70 anni intensi, come l’aroma del caffè, ricchi di passione, lavoro e di sogni che si realizzano. Il miglior modo di festeggiarli, nonostante la pandemia, è stato un’operazione di rebranding e restyling dei pack e di una linea di tazzine “Espresso Speaks Italian Collection” che si ispira al “Supplemento al dizionario italiano”, di Bruno Munari dove la gestualità accompagna e a volte sostituisce le parole. Così i pack e le nuove tazzine Trucillo celebrano il linguaggio delle mani che si esprime nel rito della preparazione dell’espresso, fatto anch’esso di una gestualità tipicamente italiana.
L’idea delle tazze secondo Antonia Trucillo: “risponde ad un desiderio di pura bellezza che scaturisce naturalmente dall’assoluta bontà del nostro caffè. Una veste originale, per rendere il momento della degustazione un’esperienza sensoriale completa, in cui coniugare grazia e gusto e suggellare il patto tra bello e buono”.