Anche il Centro Agroalimentare Roma (CAR) si trova alle prese con gli effetti dell’emergenza sanitaria. A farne le spese è l’intera filiera, ma non tutti perdono allo stesso modo. Ne parliamo con il CEO Fabio Massimo Pallottini.
In cosa si riassume l’attività del CAR?
Il CAR è la declinazione moderna di mercati generali, con tutto quello che ne consegue. Non vuol dire solo edifici moderni, più funzionali, ma vuol dire anche catena del freddo, lavorazione di prodotti freschi, distribuzione, logistica, quindi è come una cittadina di 150 ettari tutti declinati sulla distribuzione dei prodotti deperibili, freschi e freschissimi. Dentro questa cittadina ci sono i mercati all’ingrosso, che sono un pezzo importante, il mercato dell’ortofrutta e quelli del pesce, e molte attività che ruotano intorno, chi fa le preparazioni e tutte le attività per la ristorazione, che in questo momento sono quelle che più stanno soffrendo.
Quali danni stanno subendo i produttori che riforniscono i ristoranti e i locali, attualmente chiusi?
Abbiamo vissuto varie fasi in questo mese, differenti a seconda del segmento di cui parliamo. In un primo momento c’è stato lo shock, la prima settimana, poi la seconda una caduta verticale, perché la grande distribuzione ha lavorato, ma il commercio di vicinanza e la ristorazione hanno avuto una frenata importante. Nell’ortofrutta vale almeno un terzo del prodotto commercializzato e per l’ittico vale il 50%, commercializzato anche indirettamente a tutte quelle società di food service che comprano nel mercato e poi distribuiscono. Ora il dettaglio tradizionale si è riorganizzato, hanno riaperto alcuni mercati rionali, un po’ di ristoratori hanno cominciato a fare delivery e quindi a riacquistare del prodotto, però siamo sempre in difficoltà.
Qualche numero?
Per il commercio dell’ortofrutta tout court, sia verso la ristorazione che retail, il calo complessivo è di circa il 10%, per l’ittico vuoto per pieno è del 30% e per chi fa specialistico, la ristorazione, siamo a meno 90%.
C’è il rischio che qualche operatore non riesca a restare al CAR?
Noi siamo molto vicini ai nostri operatori. Nel mese di marzo abbiamo sospeso il pagamento dei canoni, per chi ne aveva bisogno; chi aveva problemi di liquidità poteva avvalersi di questa possibilità e l’hanno fatto parecchie aziende del settore ittico, quelle del settore della ristorazione e alcune dell’ortofrutta. Per aprile abbiamo fatto una cosa un po’ più selettiva quindi confermiamo il provvedimento per quelle aziende che dichiarano un calo di fatturato. Abbiamo parlato con tante imprese che sono da noi, per cercare di capire la situazione. Secondo me se il lockdown si chiude intorno a fine aprile – inizio maggio non dovremmo avere aziende che chiudono, sarà un problema di liquidità, il Governo sta adottando dei provvedimenti, la Regione va nella stessa direzione e anche il CAR, perché non far pagare oggi il canone ma tra un anno, o sei mesi, è un modo per dare all’imprenditore la possibilità di mantenere un po’ di liquidità in azienda e pagare i fornitori. C’è tanta preoccupazione su cosa potrà succedere nei prossimi mesi, quando riapriranno i ristoranti.
Ristoranti e locali saranno gli ultimi a riaprire, sembra.
E quando riapriranno pagheranno le forniture di gennaio, forse. I più preoccupati sono il settore del vino e quello del pesce, perché si fa presto ad arrivare ad un ammontare di 5000-10000 euro. Noi siamo vicini agli operatori, andiamo avanti insieme mese per mese, vediamo come evolve la situazione. Tra l’altro il CAR ha anche importanti programmi.
Il CAR ha dovuto ripensare il budget annuale?
Abbiamo riformulato il budget per tutto il 2020 alla luce di questa situazione e ovviamente è un budget peggiorativo rispetto a quello che avevamo fatto a dicembre, speriamo non peggiori ancora. Oggi ho fatto fare un check sugli incassi proprio a livello base, quanto abbiamo incassato nel mese di marzo rispetto allo stesso mese di un anno fa ed è risultato un incasso inferiore del 25%. Anche aziende non in crisi hanno rallentato le attività, sono tutti soldi che riprenderemo ma il problema è finanziario. Poi c’è il problema economico, perché sono fermi alcuni appalti di lavori che stavamo realizzando per nuove piattaforme che sono saltate e che entreranno in servizio più avanti, avevamo dei programmi di collocamento di alcuni spazi, ma le trattative si sono fermate perché in questo momento c’è la difficoltà di incontrare le imprese, di fare un sopralluogo. Una delle linee di lavoro principali di sviluppo è proprio il settore della ristorazione in senso lato, da quella industriale e familiare a quella informale, attività di somministrazione di vario tipo, che sono diventate un motore importante. Ci sono aziende specializzate in prodotti preparati per la ristorazione, c’è un imprenditore che sta facendo un investimento per realizzare una mega cucina di 2000 mq per fare cibi pronti che poi andranno al ristorante e per ora nessuno ha detto no, non vado avanti, ma abbiamo comunque un po’ di preoccupazione.
Pensa che ai produttori presenti al CAR verrà chiesto di abbassare i prezzi?
Noi possiamo solo fare in modo che il prezzo sia il più trasparente possibile, forniamo il massimo delle informazioni a chi deve fare acquisti perché compri bene. Per fare questo ogni settimana facciamo un borsino in cui diciamo quali sono i prodotti più convenienti. I prezzi degli asparagi ad esempio stanno crescendo perché c’è una domanda più forte, ma i carciofi sono ancora bassi e questo è interessante perché i prodotti che avevano nella ristorazione la loro principale domanda – carciofi, fragole, ananas, frutti di bosco – faticano di più perché la ristorazione è la loro principale fonte di acquisto. Con questa situazione di lockdown la gente è a casa e compra patate, cipolle, carote, broccoli e questi prodotti hanno subito un aumento, comunque noi la situazione la monitoriamo. Chi vuole, ogni venerdì può vedere qual è il prodotto più conveniente da comprare sia nell’ortofrutta che nel pesce consultando il sito agroalimroma.it