Sbarcato in Oltrepò Pavese nel 1830 grazie al conte Augusto Giorgi di Vistarino, e prodotto per la prima volta in versione Metodo Classico da Carlo Gancia, il Pinot Nero è un vitigno “che si fa influenzare dal territorio e che, per dare vita ad un grande vino, richiede un equilibrio complessivo molto forte affinché possano emergere finezza ed eleganza. Ma quanto è percepita questa qualità e unicità del Pinot nero dell’Oltrepò? Un tempo erano unicamente le guide ad essere il veicolo fondamentale per la divulgazione, oggi il consumatore vuole anche una narrazione diversa che passa dai canali social come Instagram”. A parlare, l’esperta Adua Villa nel corso della seconda edizione di “Talk ’n’ Toast – Conversazioni sul Pinot Nero” svoltosi nelle scorse settimane nei locali di Beef Bazar a Roma. Un incontro voluto dal Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese che ha coinvolto 29 produttori, esponenti di testate giornalistiche di settore e addetti ai lavori, riuniti per dibattere sull’esigenza di una maggiore promozione e comunicazione di un vino emblema di un territorio che non ha ancora espresso pienamente tutto il suo potenziale. “L’Oltrepò Pavese vanta il più grande vigneto di Pinot Nero esistente in Italia, eppure in pochi ne parlano – ha sottolineato il comunicatore del vino Filippo Bartolotta -. La pandemia ha indotto un gruppo di produttori a riflettere e a correre ai ripari, decidendo di unire gli sforzi nell’intento comune volto a far conoscere in Italia e all’estero il territorio e i vini, non solo il Pinot Nero prodotto con Metodo Classico, ma anche fermo”.
Le premesse per il successo ci sono tutte: non solo l’Oltrepò Pavese è caratterizzato da condizioni pedoclimatiche ideali per il vitigno, ma sarebbe anche in grado di affrontare egregiamente le problematiche legate al cambiamento climatico, dal momento che dalla pianura si sale rapidamente e i vigneti a maggior quota sono situati a 600 metri, ma è possibile salire ancora, sfuggendo così al caldo estremo. In più gran parte delle aziende, molte delle quali a conduzione familiare, hanno compreso la necessità di immettere sul mercato anche dei prodotti più immediati, adatti ad un pubblico giovane ma anche al mercato internazionale, pur mantenendo alta la qualità. “È necessario essere contemporanei – ha commentato Ottavia Vistarino -, ma non bisogna scimmiottare altri territori. Ogni terroir ha il suo vino, ogni vigna ha la sua storia. Abbiamo cloni parenti di Borgogna ma non sono uguali; oggi siamo stufi di bere vini concentrati e molto alcolici, anche se questo è in controtendenza con il cambiamento climatico. In Oltrepò siamo fortunati, il territorio è molto grande e offre notevoli possibilità”. “È importante promuovere l’Oltrepò Pavese attraverso un progetto comune – ha infine aggiunto il direttore del Consorzio Carlo Veronese -, e il fatto che le aziende coinvolte siano in aumento significa che stiamo andando nella direzione giusta”.
Un progetto nato nel 2021 e che, oltre alla tappa romana, si è già tenuto a Pavia e Milano. Prossimo appuntamento: 26 settembre presso la Tenuta Pegazzera di Casteggio.