Mauro Secondi su ripresa: patto etico tra fornitori e ristoranti, via furbetti del quartierino

Nel laboratorio di Torre Maura a Roma, Mauro Secondi prosegue l’attività del suo pastificio, vera e propria fucina di prodotti artigianali che incarnano quel Made in Italy di qualità che l’emergenza sanitaria rischia di mettere in ginocchio. Tra dubbi, speranze e qualche risentimento, si fa strada però una grande voglia di ripartire.

Come sta andando?

Dal punto di vista emotivo siamo molto provati. Non puoi non pensare a quello che accade attorno, la situazione è complessa e non comprensibile totalmente. In guerra si conosce il nemico, adesso paradossalmente siamo tutti nemici di noi stessi, sembra che il tuo nemico sia colui con cui hai condiviso lavoro, affetti etc.

Il Pastificio Secondi interpreta una produzione d’eccellenza artigiana tutta romana.

Il nostro segmento principale è la produzione di pasta fresca, sia farcita che non, e poi abbiamo la linea di piatti pronti da forno, come cannelloni e lasagne. Siamo degli artigiani, non abbiamo nessun processo di linea, come si dice. Nella nostra produzione c’è soltanto l’intervento umano e facciamo tutto attraverso l’operatore. Non siamo presenti nella Gdo e l’unico megastore che reca i nostri prodotti è Eataly.

I grandi marchi presenti nella Gdo stanno facendo affari d’oro, gli artigiani soffrono in misura maggiore la situazione venutasi a creare a causa dell’emergenza sanitaria.

Sì, noi ci occupiamo di delivery da molti anni, essendo il laboratorio in una zona periferica della città, abbiamo sempre coccolato il cliente portando tutto a domicilio, almeno per una parte di clientela. Stiamo cercando di comunicare il fatto che noi ci siamo come azienda con i nostri prodotti e che il delivery evita file inutili e pericolose.

Avete anche un punto vendita?

Sì ma al momento è chiuso al pubblico, secondo le disposizioni. È un laboratorio e lì la nostra produzione continua. Abbiamo 5 collaboratori a casa in questo momento, e stiamo cercando di sostenere le richieste dei nostri clienti facendo il delivery.

Il Governo con il decreto Cura Italia sta mettendo in campo delle strategie che dovrebbero in parte aiutare privati ed aziende: è difficile tenere alto il morale dei suoi dipendenti in questo momento?

Sicuramente c’è molta preoccupazione, non sappiamo come si ripartirà. Speriamo che questo sostegno da parte del Governo sia massivo, perché noi come azienda non rientreremmo nelle classi degli ammortizzatori sociali, siamo entrati grazie alla deroga che è stata fatta ma non sappiamo quanto durerà e a quanto ammonterà questa cosa. Stiamo pensando di fare turni più brevi e mantenere tutte le persone, nove dipendenti più due autisti con partita iva. Sto cercando di dare rassicurazioni sotto il profilo emotivo, dicendo che ce la faremo e che cercheremo di mantenere il posto di lavoro anche grazie a questa strategia di riduzione dell’orario. Purtroppo oggi non si può neanche ipotizzare come sarà la ripartenza, considerando che noi ad oggi siamo al 70% di fatturato in meno rispetto allo scorso anno. Abbiamo perso tutte le forniture della ristorazione e stiamo lavorando solo con il privato.

Pensa che alla riapertura i ristoranti vi chiederanno di abbassare i prezzi?

La ristorazione romana ha un difetto di organizzazione imprenditoriale, noi oggi abbiamo dei crediti che ammontano a cifre importanti; pagano anche a tre-quattro mesi, quindi sofferenti non sono loro ma noi, che siamo i loro fornitori. Bisogna fare un grande patto etico, che riguarda le imprese e le regole che determinano le imprese. Il patto dovrebbe esser fatto tra tutti, le istituzioni che fanno da garante ai fornitori, e i riforniti. C’è bisogno di una grande rete di solidarietà, bisogna togliere i furbetti del quartierino che generano concorrenza sleale. Io in 15 anni ho perso 150.000 euro, noi non siamo tutelati da nessuno, per questo chiedo un grande patto delle istituzioni che siano garanti dei debiti che i ristoratori hanno nei confronti dei fornitori. Il pregresso va sanato, in tempi più lunghi ma con garanzie, poi quello esistente va pagato. Noi ci siamo sostituiti agli istituti di credito, il problema è che, in generale, i ristoranti non pagano i fornitori. Io farei anche rete d’impresa, aiutiamoci, sosteniamoci, ma non posso pensare che se tu hai un debito che riguarda il 2019 oggi mi vieni a chiedere lo sconto. Non voglio fare polemica, noi ci siamo, sosteniamo le aziende, lo stato, ho pagato l’F24 anche se potevo non pagarlo…una volta finita questa storia, giochiamo a carte scoperte e chiediamo ai media un’informazione trasparente, quindi sì, ripartiamo, ma via i furbetti del quartierino.