Passione birra il Caduceo, dalla Puglia con amore

Il Caduceo, simbolo di medici e farmacisti, è il nome di un piccolo birrificio pugliese, situato a Carosino, nella provincia di Taranto. La scelta di questo nome è dettata dal proprietario, Pierluigi Patrono, medico veterinario con la passione per la birra. Pierluigi ha iniziato questa avventura direttamente da casa sua, la prima volta ha acquistato un kit per la preparazione delle birre e così ogni sabato realizzava per sé e i suoi amici il quantitativo giusto per trascorrere la serata insieme. Dal kit acquistato online è subito passato al metodo All Grain, utilizzando direttamente dei grani di malto al posto del barattolo di estratto di malto concentrato. Alla fine le mura di casa gli stavano strette così Pierluigi ha preso una decisione, definita da lui stesso “di pancia”, che nel 2018 l’ha portato a realizzare il birrificio.

Com’è nato Il passaggio dal medico al produttore di birra?

Ho sempre avuto la passione di prepararmi le cose a casa, ho iniziato con il latte, grazie alla mia professione conosco molti allevamenti, e mi producevo i formaggi. Sono sempre stato un appassionato consumatore di birra, poi quando ho scoperto il metodo per realizzarla in casa mi si è aperto un mondo. Ogni sabato facevo birra, ma l’ambiente domestico mi stava stretto, così ho ragionato di pancia ed è nato il birrificio. Una pazzia, come amo definirla.

Hai realizzato un birrificio tutto da solo?

Ho una base scientifica che mi ha aiutato, ho studiato molto come autodidatta e sono partito da zero, volendo fare la birra proprio come la realizzavo a casa, solo aumentando le quantità, se prima ne producevo 25 litri ora sono arrivato a mille. Il grande amore della mia vita resta il mondo della medicina, ecco perché ho deciso di chiamare il mio birrificio il Caduceo, ho trasformato il logo originale, mettendo due spighe al posto dei serpenti. Francesco Di Fonte e Angela Battista mi hanno seguito in questa avventura, loro sono il braccio e io la mente e viceversa, ma la birra la faccio solo io però. Ho aperto il birrificio non per un ritorno economico, ma per il piacere di condividere la mia passione e per ampliare la conoscenza sulle birre artigianali.

Quante birre produci?

Per  il momento ne produco tre tipologie differenti, a breve ne arriverà una quarta. Realizzo le mie birre seguendo la mia libera interpretazione, rievocando nei nomi alcune razze di animali pugliesi in via d’estinzione. La Corno D’Oro è una golden Ipa ed è dedicata alla capra del Gargano, per cui ho usato un luppolo pellettato. CapaTosta è una Porter non filtrata, la più particolare, ed è dedicata all’asino di Martina Franca, è una birra da meditazione, con i suoi sentori di caffè e bacche di ginepro. La Cresta Rossa è un omaggio al gallo leccese è una Belgian ale non filtrata dai riflessi ambrati. La gradazione di queste birre si attesta tra i 6-7 gradi. La mia quarta birra si chiamerà Iazzo, nome dialettale per indicare l’ovile dove durante la transumanza si lasciava il gregge a pascolare, realizzato con i tipici muretti a secco. Questa birra sarà una Blanche da 5 gradi, che rievocherà nei profumi la scorza d’arancia amara e l’elicriso, erba spontanea, che nasce sulla Murgia ed ha un sapore particolare tra lo speziato e la liquirizia. La birra deve diventare anche un pretesto per rivivere le tradizioni della nostra terra. La Iazzo sarà la mia prima birra prodotta con 100% di malto pugliese, grazie all’azienda Monfarm di Lucera, un’azienda industriale alimentare in grado di maltare l’orzo seguendo le richieste del cliente.

Quali caratteristiche deve avere una birra artigianale?

Deve avere carattere e la capacità di rimanere impressa nel ricordo del consumatore. Non deve essere una birra estremamente gassata o troppo fredda in modo da non pregiudicarne la struttura.

La tua azienda è sostenibile?

Ho un progetto realizzato in collaborazione con il Politecnico del Salento per convertire le trebbie, lo scarto delle birre, in energia. Oggi già le utilizziamo per produrre prodotti da forno.

Il Covid ha determinato problemi per il suo birrificio?

Siamo nati nel 2018, l’anno scorso l’azienda è cresciuta parecchio, anche se forse non mi renderà mai ricco, realizzarla mi ha permesso di non avere rimpianti nella mia vita. L’obiettivo del 2020 era quello di perfezionare la rete commerciale, ma è arrivato il Covid che ha stoppato tutto. In questi giorni stiamo piano piano ricominciando, ammetto che non abbiamo avuto aiuti né a livello statale e né dalla Regione Puglia, aziende come la mia che non hanno uno storico di fatturato non posso accedere neanche ai prestiti. I miei clienti di riferimento sono i ristoranti, in questi mesi ho provato a lavorare con il delivery, ma sono rimasto deluso dai risultati, purtroppo abbiamo lavorato pochissimo.