Silvio Meletti, una famiglia e un’azienda con 150 anni di tradizione italiana – Excellence Magazine

Il 20 settembre del 1870, a Roma, i Bersaglieri varcano la Breccia di Porta Pia. Ad Ascoli Piceno, invece, in quello stesso giorno il signor Silvio Meletti fonda l’omonima azienda.

Oggi la ditta Silvio Meletti rappresenta indubbiamente una fetta importante dell’impresa e della tradizione italiana e sempre oggi, con le stesse procedure di allora, produce il distillato tipico del proprio territorio, l’Anisetta, distribuendolo nel mondo. A capo dell’azienda ci sono due fratelli, Silvio e Aldo Meletti, insieme a loro Mauro e Matteo, figli di Silvio. La compensazione generazionale, fatta di competenze e personalità complementari, piazza il marchio Meletti ai vertici del mercato di settore; “siamo una piccola azienda”, dice e ripete spesso Mauro che mi accoglie nei suoi trent’anni e la sua tuta da lavoro, con lo sguardo alto, pulito, e nelle mani tutto il peso della storia che racconta.

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“Una piccola azienda”, penso io, mentre ascolto senza capire quanto possa aver ragione, convinto però di quanto sia bello vedere come queste “piccole” aziende rappresentino ancora la spina dorsale dell’identità storico produttiva del nostro paese. Non so quante realtà possano vantare 150 anni di storia, ma al netto di una longevità sana, nonostante le difficoltà, è impossibile non rimanere colpiti dalle fotografie sbiadite nelle quali casse di legno a marchio Meletti salpavano per una New York post proibizionismo, rimane davvero sorprendente il numero di riconoscimenti ricevuti dai primi anni di nascita a oggi, tra Esposizioni Universali e l’attribuzione di fornitura ufficiale del Re d’Italia, con concessione del brevetto di Fornitori della Real Casa.

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Non lo darei per scontato, ma credo possa non essere un segreto che la storia di tutto questo abbia le fondamenta in una grande famiglia.

Mauro è un ragazzo che mentre racconta la propria azienda utilizza parole come “responsabilità sociale”, attribuendole al peso specifico che ha lui stesso nei confronti dei propri dipendenti e del proprio territorio. Si vede che ama ciò che fa e da qualcuno avrà preso, ma la cosa rara è come riesca a trasferire l’appartenenza alla propria famiglia e a tutta la storia che la caratterizza, definisce suo nonno un genio e ne subisce il fascino indicandoci le grafiche dell’epoca realizzate da artisti d’importanza internazionale. Avanguardia. La stanza in cui parliamo è un non luogo che mescola una pinacoteca a un museo, una galleria di famiglia risalente fino ai trisavoli e uno store di bottiglie le cui etichette rappresentano benissimo la coerenza aziendale legata alla tradizioneL’azienda Meletti produce distillati, dal Mistrà all’Aperitivo, dal Punch al mandarino alla classica e intramontabile Anisetta, ma soprattutto custodisce storie incredibili che ho giurato di non scrivere. Forse prima o poi ne troverete qualcuna da sfogliare appoggiata sui tavoli di quello che si dice essere il “salotto più bello d’Italia”: lo storico Caffè Meletti. Se tra quei tavoli vi capita d’incontrare Silvio o Mauro, fermateli e fatevi portare al bancone, vedrete come riusciranno a farvi essere parte di una storia infinita.

Tipo. L’Anisetta (Meletti) conta un posto insostituibile in ogni casa degli ascolani e da una di queste, alle 22:00 circa di un sabato sera, parte una telefonata verso l’abitazione privata di Silvio: “Meletti, sto bevendo la vostra Anisetta, io la conosco bene e mi piace quando pizzica la lingua, questa non pizzica… secondo me non è vostra, controllate perché forse qualcuno vi sta fregando”. Silvio lo ascolta e l’indomani mattina, di buon’ora, parte con una bottiglia di Anisetta e va a casa del sospettoso ottantenne con il quale convivia assaggiando entrambe le bottiglie fino a berne e ridere un bel po’, ma non per assicurarsi di un’ipotetica truffa, piuttosto per capire insieme al suo cliente cosa non andasse veramente in quell’anisetta. C’è da dire che l’Anisetta andava bene e che la lingua dell’affezionato cliente non pizzicava perché la bottiglia aveva il suo tempo, quello che basta a far sì che la giovinezza dall’anice distillato fresco lasci spazio all’aromaticità; molto bene, soddisfatti entrambi.

Cose che accadono solo in realtà come queste.

Tra le colline del Piceno l’anice è un prodotto fortemente caratterizzante, il territorio ne è fecondo e viene coltivato prevalentemente nei comuni di Castignano e di Offida, ricco di profumi e sapori: è pieno di dolcezza, soprattutto grazie all’esposizione soleggiata dei campi, al clima leggermente ventilato seppure riparato dal vento ed alla particolarità dei terreni leggeri, fertili e ben lavorati. L’Anisetta Meletti viene prodotta con questo anice verde (pimpinella anisum) e il distillato che se ne ottiene, attraverso pochi passaggi e fondamentali attenzioni, rappresenta da sempre un prodotto simbolo della tradizione. La Silvio Meletti sarà anche una piccola azienda, come dice Mauro, ma il profumo che si respira entrandoci è quello della tradizione e quando camminando per il centro di Ascoli t’imbatti in una delle piazze più belle d’Italia, ti accorgi di quanto lo storico Caffè Meletti ne sia parte integrante. Un’elegante palazzina di due piani con terrazza, un caffè in stile e un ristorante dal menù trasversale a valorizzare i prodotti del territorio, personale sorridente e un uccellino in gabbia, d’ottone, fermo in attesa che un artigiano gli restituisca la funzione di protagonista che il bisnonno di Mauro gli ha dato portandolo dall’Austria. Ma questa è un’altra storia.

La ditta Silvio Meletti è qui. L’Anisetta è Meletti, ma il Meletti non è solo Anisetta.

Mauro è orgoglioso della sua di storia, vuole continuare ad esserlo e guarda avanti senza dimenticare niente; Matteo, suo fratello, è negli Stati Uniti a curare la rete commerciale dell’azienda; Aldo, suo zio, da proprietario attento lavora come primo operaio di fabbrica; Silvio, suo padre, è un direttore d’orchestra che sulle note delle bottiglie che si scontrano in filiera, ammira presente la propria famiglia, innamorato.

Io li ringrazio tutti e quattro per il valore di quanto condiviso, compresa quell’Anisetta targata 1994 degustata alle 11:00 di mattina e della quale ne rimangono solo 6 bottiglie preziosissime; ringrazio Silvio Meletti di quanto detto e mai scritto, poi ringrazio una persona dalla professionalità incredibile: Anselmo Calenti, a lui devo l’opportunità di aver conosciuto un pezzo di storia, una splendida realtà d’impresa e una famiglia, grande.

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