Adua Villa: sì a degustazioni in streaming e comunicazione social ma occhio a qualità

Imprenditrice e narratrice digitale, sommelier e scrittrice, fondatrice di Globetrotter Gourmet, Adua Villa racconta i suoi viaggi nel mondo del food & wine attraverso i social media e i magazine. Ospite della rubrica #whateverittakes analizza gli effetti della quarantena sulla comunicazione digitale.

Lei vive a Milano, qual è la situazione attuale?

È difficile, le ambulanze passano in continuazione a sirene spiegate. Sappiamo già che alcuni ristoranti non riapriranno, qualcuno sta dicendo che la sua corsa si ferma qua. Un paio di settimane fa, quando le previsioni erano più ottimistiche, la Camera di Commercio di Milano ha calcolato che se entro la fine di aprile riusciremo a contingentare la situazione, il 13-15% dei nuovi investitori non riaprirà. Il mondo sta cambiando, questa sarà una grande linea di demarcazione, lo vedi anche con le persone quando vanno a far la spesa, non c’è il gusto di comprare qualcosa, ma la necessità. A Milano a volte non si trova la farina.

Lei si occupa di comunicazione e consulenza per le aziende. Ha già un’idea sul da farsi?

Questo è un periodo di riformulazione. Si è bloccato tutto, abbiamo strappato alcuni contratti di comunicazione già firmati proprio perché oggi non è possibile quel tipo di pensiero. Mi occupo di vino, food, pasta, formaggi automotive. Abbiamo come cliente Volvo Car Italia, sviluppiamo il piano editoriale sugli eventi. Lavoriamo giorno per giorno, come i decreti di Conte. È tutto work in progress. Per quanto riguarda l’offline, abbiamo rimandato tutto a settembre-ottobre. Io faccio anche molta formazione soprattutto sul linguaggio che è la forza delle aziende per la vendita, questa è una parte molto importante per il nostro lavoro.

Molte aziende vinicole stanno organizzando degustazioni in streaming.

Sono bombardata da queste iniziative che secondo me devono essere meglio strutturate. Mi rendo conto che oggi c’è un sovraccarico, tutti fanno degustazioni e va anche bene, però c’è bisogno di qualità. Secondo me bisogna pensarci molto attentamente, bisogna creare delle piattaforme che poi sono scaricabili. Il messaggio deve essere mandato bene, bisogna fare attenzione ai contenuti. Io non riesco a pubblicare post dai primi di marzo, sono sincera. Faccio stories, condividendo un po’ di quotidianità e le bottiglie che apro, in foto ma non in tasting. Per le aziende vinicole, quella delle degustazioni in streaming può essere una strada molto importante per un settore che ha sempre fatto tantissima fatica nella comunicazione digitale e nell’e-commerce, però bisogna saper fare le cose. Adesso va bene darci da fare da casa, ma non può rimanere così. La qualità che vedo è molto bassa. Bisogna fare attenzione ai contenuti, bisogna capire a chi ci vogliamo rivolgere, qual è il nostro target di riferimento.

L’impressione è che ci sia la necessità, da parte di tutti, di essere visibili.

Questo è importante, devi parlare di qualcosa che si veda, come in TV. I social non sono la radio, non sono evocativi. I social sono fatti di parole sostenute da immagini. Noi siamo caduti in questo momento apocalittico, non eravamo minimamente preparati. La nostra difficoltà è che non siamo pronti, sia come individui sia come aziende. In più facciamo fatica a rispettare le regole, perché siamo un Paese democratico e liberale.

Esiste anche la voglia di sfogarsi e anche questa è un’esigenza avvertita da tutti.

Certamente stiamo vivendo una situazione surreale che ci accomuna tutti. Quando qualcosa accomuna tutti vuol dire che tutto dovrà cambiare. Sicuramente c’è bisogno di sfogarsi, ma attenzione perché anche sovraccaricarsi non va bene, è un boomerang.

Mai come in questi giorni “viviamo” sui social media.

Noi siamo fortunati perché operiamo in mondo che, anche se nascosto, vive perché c’è la rete. I numeri reali, di disagio, di perdita, ci stanno accomunando tutti. Se io non ce la faccio a pagare le tasse, non ce la fai neanche tu, e neanche il produttore. Ognuno con i propri numeri, ma nessuno ce la fa, quindi questo è corale. Dobbiamo essere bravi a canalizzare e capire cosa usare di questa rete. Oggi è più importante un profilo Instagram o la pagina Facebook di un sito.

Televisione, giornali e siti di testate nazionali oramai li consultiamo solo per avere notizie sul Coronavirus. Le altre informazioni le cerchiamo nei social.

Noi rientramo nella categoria del lifestyle, così come il vino, l’automotive, il design e la moda, che in questo momento non ci interessano o comunque non sono notizie che andiamo a cercare. Oggi però non tutti sono in crisi, ci sono aziende di vino e non solo che stanno lavorando bene perché sono nella GDO. L’e-commerce sta avendo un’impennata tale che stanno facendo fatica a gestirlo. Il vino fa parte, in questo momento, di quei prodotti di gratificazione, all’interno dell’abitazione in questo particolare momento di vita. A Milano anche il delivery del mondo del vino va molto bene, io parlavo con una piccola-media azienda che l’anno scorso ha venduto 12 bottiglie col delivery e adesso in un mese ne ha vendute 60. Capiamo cosa sta funzionando ma cerchiamo di avere anche una prospettiva, non facendo qualcosa che sia in vita soltanto in questo momento e poi basta. Quando riprenderemo nulla sarà come prima. Adesso abbiamo la possibilità di coccolare e accudire le persone con un tipo di comunicazione diversa che poi ci ritroveremo dopo.

Chiara Soldati intervistata per #whateverittakes ha detto che le grandi crisi operano una selezione generale.

È assolutamente vero. Anche nella vita privata sto facendo una selezione, una pulizia in casa, ma anche in rubrica. In questo momento abbiamo tempo per creare, per scrivere, ma non abbiamo la testa. Ci deve essere uno sforzo, ma la selezione è naturale. Ci dobbiamo domandare: “cosa farai appena uscirai da questo periodo?” e lì capiamo chi siamo, le nostre priorità. Mio nonno, che ha fatto la guerra, mi diceva sempre che se hai delle idee devi svilupparle nei momenti di crisi, lui era imprenditore…le nostre aziende devono costruire qualcosa che sia utile per loro, non fine a se stessa. Non avremo capito nulla di questa di crisi se pensiamo ricominciare da dove ci eravamo fermati.