Ogni giorno è un buon giorno per andare al mercato. E se questo fosse in riva al mare ci sarebbe anche un motivo in più.
Io quest’estate ne sono stata un’assidua frequentatrice e con l’occasione ho fatto anche un tuffo. Sì un tuffo, in uno dei litorali più suggestivi e più ricchi di storia della costa pugliese.
Siamo a Savelletri, Brindisi, nell’area del sito archeologico di Egnazia, inserito in un inedito contesto naturalistico-ambientale. Citata da autori come Plinio, Strabone, Orazio, Egnazia ebbe grande importanza nel mondo antico per la sua posizione geografica, attivo centro di traffici e commerci grazie alla presenza del porto e della via Traiana.
Alle pendici delle Murge e della valle d’Itria, tra trulli bianchi, muretti a secco, vigneti e uliveti secolari ad Egnazia Mare – Agri Beach, la terra e il mare non si sono mai separati.
Un mercato a cielo aperto dove il raccolto è a chilometro 0, i prodotti sono coltivati a ridosso del mare nella rossa terra di Savelletri e raccolti da mani sapienti ed esperte, custodi di una lunga tradizione contadina.
Il senso profondo del ritorno alla terra che si unisce ad un luogo insolito, la spiaggia, con arredi semplici che al contempo ricordano la bianca masseria pugliese, pomodori a grappolo appesi qua e là, classici vasi in ceramica che spuntano come contenitori portaoggetti sotto l’ombrellone.
Si pranza sotto un suggestivo pergolato, le preparazioni sono semplici, i prodotti sono quelli della terra che avvolge – le frise di grano duro con pomodori di fresco raccolto, le orecchiette di farina integrale con ricotta salata delle masserie limitrofe, le verdure di stagione, i fichi appena raccolti che possono accompagnare un’insolita pausa caffè.
I sapori sono quelli dell’orto, il silenzio, quello della campagna che guarda il mare.
La Puglia esplode in tutta la sua essenza e Agri Beach ne è la sintesi perfetta dei suoi tratti più salienti.
Così mi tornano in mente le parole di un filosofo contemporaneo, Massimo Angelini, autore di numerosi saggi sull’agricoltura contadina, sul rapporto indissolubile tra comunità, sementi e biodiversità e sull’accostamento delle parole “tramandate” e “mutate” rilette in chiave moderna.
Tradizione e mutamento stanno bene insieme: l’una non può esistere senza l’altro, il rischio di dar vita ad eccessi e distorsioni è dietro l’angolo.