Amorim Cork, Carlos Veloso dos Santos:”Sostenibilità nuovo credo delle aziende”

Amorim Cork è il principale produttore di tappi di sughero, coprendo il 36% della produzione a livello mondiale. Un’eccellenza nata 150 fa in Portogallo che oggi conta 20 filiali distribuite nei 5 continenti. Ospite a #whateverittakes, Carlos Veloso dos Santos A.d. Amorim Cork Italia spiega come la sostenibilità ambientale abbia segnato il successo di un’attività che, nel 2019, ha raggiunto un fatturato di 64 milioni di euro.

In questo periodo si è ulteriormente concentrata l’attenzione sul tema della sostenibilità ambientale.

Prima eravamo in allerta per la questione del cambio climatico, questa emergenza ha accentuato tutto, la nostra terra è in prestito, dobbiamo curarla bene altrimenti rimarremo in ginocchio. La sostenibilità ora è il nuovo credo delle società, senza di essa, non si andrà da nessuna parte. Da diversi mesi stiamo realizzando uno strumento che racconti il messaggio di sostenibilità e di tutte le pratiche che adottiamo per rendere il nostro un modello di gestione sostenibile.

Altro tema a voi molto familiare è quello dell’economia circolare.

Nell’economia circolare nulla viene scartato, partendo dalla foresta utilizziamo tutto del sughero compresa la polvere, che bruciando con le pigne e il legno produce energia. Noi ora siamo andati oltre e recuperiamo anche i tappi usati, ne recuperiamo all’anno 100 tonnellate. Con questa raccolta non solo andiamo a dare sostanza al concetto di giustizia sociale perché paghiamo le Onlus che raccolgono i tappi per noi 700 euro a tonnellata.  Questi tappi li maciniamo in centri autorizzati, uno si trova a Cuneo e uno in provincia di Treviso, ottenendo granina di sughero che diventa materia prima secondaria che vendiamo alla bioedilizia e all’edilizia convenzionale; realizzeremo una gamma di prodotti di design per la casa, economia circolare a tutto tondo.

Come state affrontando la situazione attuale? La crisi ha coinvolto tutti i settori.

Nel mese di aprile abbiamo subito un calo delle vendite pari al 6%; certo che se questa crisi coinvolgerà maggiormente il mercato del vino, se le aziende decideranno di non imbottigliare, soprattutto i vini riserva, subiremo di conseguenza dei cali consistenti.

 Come pensate di andare incontro alle nuove esigenze dei  produttori?

Noi ci troviamo spesso a supportare i nostri clienti sia da un punto di vista finanziario che psicologico, in questi due mesi si è fermato tutto, i mercati internazionali, l’export, l’horeca. Loro vedono il buio, dobbiamo far passare il messaggio che piano piano tutto questo passerà. Dovremo abituarci a vivere con meno per un po’ di tempo e pensare a canali differenti. Una cosa ho imparato da Americo Amorim, deceduto tre anni fa, presidente di Amorim per oltre 30 anni. Lui diceva: “Mai un solo mercato, mai una sola moneta”. Perché quando quello andrà in difficoltà potrai perdere tutto. Stiamo consigliando ai nostri clienti di aprire altri canali rispetto a quelli dove erano già presenti.

Il lavoro ora scorre sempre più sul digitale, voi come vi siete adattati all’assenza di contatto umano?

Noi popoli del sud siamo gente abituata a stare insieme, stare dietro un computer è impensabile, abbiamo bisogno del contatto umano. Abbiamo dovuto imparare a utilizzare nuovi strumenti di lavoro come zoom, teams, go to webinar, go to meeting. Abbiamo imparato a gestire il nostro tempo in modo migliore, non dimenticando quello che era prima perché il vedersi faccia a faccia è importante. Faccio un esempio che può sembrare sciocco: prima della pandemia facevo un pieno di benzina al giorno, ora ogni due settimane, pensa a quanta co2 in meno. Credo che dalle difficoltà si possa imparare sempre qualcosa di buono, le crisi possono produrre opportunità, noi abbiamo prodotto tantissimo in questi due mesi, restando in azienda abbiamo ripensato a nuove strategie, abbiamo una voglia di ripartire enorme. Se prima correvamo a 200 all’ora ora andremo a 300. Saremo più forti che mai.