I vini dell’azienda marchigiana Velenosi – i vini di Angela – sono ambasciatori dell’eccellenza italiana nel mondo grazie alla verve instancabile di una donna energica, capace di fare il giro del mondo in poche settimane, sempre con il sorriso sulle labbra. Protagonista di oggi della rubrica #whateverittakes, Angela Velenosi riflette sulle migliori soluzioni per fronteggiare la crisi delle aziende provocata dall’emergenza sanitaria.
La quarantena è difficile da sopportare sotto vari aspetti, non ultimo quello estetico, molto importante per le donne abituate a prendersi cura del proprio corpo. Come va?
Non avremmo pensato nella vita che sarebbero potute accadere cose di questo tipo, di sicuro questa ci ha colto di sorpresa. “Come va” è una domanda che chiaramente ci facciamo tutti i giorni, è una domanda frequente e allora io dico sempre che va bene, tenuto conto che in 56 anni non mi sono mai lavata i capelli da sola, quindi mi sono dovuta cimentare. Poi anche le unghie, io ho sempre portato il gel…cosa ancora più terribile la ricrescita, e non ho intenzione di fare la tinta a casa. Per me la vita è cambiata totalmente, mi devo preoccupare di far da mangiare a pranzo e a cena, cosa che nella mia vita non accadeva prima. Sono chiuse tutte le rosticcerie, i ristoranti dei miei amici che mi erano utilissimi nella vita di tutti i giorni. Per il resto sto bene, la mia famiglia sta bene quindi mi reputo fortunata in questo marasma.
I titolari e i dipendenti di un’azienda agricola forse vivono la quarantena in maniera più soft, potendo restare all’aria aperta.
Siamo fortunati, indiscutibilmente. Lamentarci per noi è anche un po’ ridicolo. Noi abbiamo l’azienda alimentare e l’imbottigliamento, entrambe le nostre attività sono operative. Puoi immaginare che non ci siano i ritmi che avevamo prima, lavoriamo part-time dalle 8 alle 14. La produzione ad oggi non rallenta per cui ancora non è in part time, ma gli uffici e i commerciali sì.
È strano immaginarla fissa in un posto, lei che è sempre in giro per il mondo. A che livelli di produzione è arrivata la sua azienda?
Produciamo 2 milioni e 400mila bottiglie. Sono una trottola, mi piace immaginare che un giorno mi dicano che si puo’ partire perché hanno scoperto una medicina o il vaccino e partirò per un viaggio lunghissimo che mi porterà a riabbracciare i miei clienti. Ho tanta voglia di rivederli, di riabbracciarli. Sono molto fiduciosa, per me non è una guerra, è un virus che si è impadronito delle nostre vite, ha seminato tanti morti anche qui nelle Marche, ne sono morti 35 solo l’altroieri. Il dolore c’è, spesso sono persone che conosciamo, parenti dei nostri amici, stiamo soffrendo. Però è pur sempre un virus, io la vedo la luce in fondo al tunnel, bisogna solo attendere un po’.
Quanto sono importanti per la Velenosi i provvedimenti messi in atto dal Governo per aiutare le aziende come la sua ad arginare le perdite, o limitare i danni?
È presto ancora per quantificare il danno. Una cosa è certa, il cash flow è fermo perché non ci pagano. Si continua a lavoricchiare un po’ con l’estero, con la distribuzione organizzata. Chiaramente siamo al 40-50% di fatturato in meno. Al problema di cosa fare dopo e di cosa la mia azienda avrebbe bisogno ci penso tutti i giorni. C’è necessità che ci diano la possibilità accedere a finanziamenti bancari da restituire in un tempo più lungo, forse a interessi zero, ma soltanto per sopperire a questi due-tre mesi di fermo, questa sarebbe una cosa utile. Io sento parlare di distillazione, di stoccaggio ed è chiaro che il settore ha diverse sfaccettature e va sentita tutta la filiera. Queste forse sono soluzioni per grandi cooperative, ma le aziende come la mia dove si fanno vini buoni hanno bisogno di tempo per poterli vendere. Ecco, avrei bisogno di più liquidità per non arrivare stressata e con l’affanno alla fine dell’anno.
Alcuni hanno ipotizzato la necessità di un anticipo di liquidità per le aziende.
Ecco, questa potrebbe essere una soluzione per le piccole e medie aziende. Una liquidità in cui lo Stato si fa da garante, sempre da restituire e proporzionata al fatturato e alla grandezza di ogni singola azienda. Non immagino la carità, penso che l’Italia non se la possa permettere, se non per le fasce più bisognose che non hanno reddito. La Velenosi quando inizierà la cassa integrazione si sostituirà all’INPS per il pagamento, perché non possiamo far aspettare i nostri ragazzi, ha assistito gli agenti dando un acconto provvigionale anche laddove non faranno un euro di ordine. Quello che potevamo fare per i nostri collaboratori lo abbiamo fatto, adesso abbiamo bisogno di uno Stato che ci aiuti a trovare della liquidità da restituire nel tempo, possibilmente a tasso zero.
In una intervista che le feci tempo fa per Repubblica, lei mi disse di aver potuto iniziare la sua attività proprio grazie all’avallo di istituti di credito che hanno creduto nel suo progetto.
È stato fondamentale per me, è stata la scintilla che ha fatto nascere la Velenosi. Sebbene avessi la voglia, la passione, l’amore per quello che facevo, mi mancavano i soldi. Quindi se non avessi avuto l’appoggio di alcuni istituti di credito oggi non ci sarebbe la Velenosi. Io sono convinta che oggi possano fare quello che facevano in passato, essere alleati delle imprese per ripartire.
Quanti dipendenti lavorano alla Velenosi?
Siamo 35 alla Velenosi vini e poi abbiamo l’azienda agricola, che in realtà non è in sofferenza perché ha contratti liberi, nel senso che se oggi piove non si va in campagna e se domani c’è il sole sì, quindi non necessita di aiuti al momento. È l’industria alimentare che soffre perché i nostri clienti hanno sospeso i pagamenti, giustamente ci hanno chiesto un aiuto, di non emettere le ricevute a fine mese e con loro stabiliremo la data giusta per i pagamenti.
I suoi figli Matteo e Marianna come stanno vivendo questo momento?
Entrambi sono in azienda da me, Marianna a tempo pieno ormai. Dopo 8 mesi è già parte integrante della Velenosi, mentre Matteo è ancora indeciso su cosa fare della sua vita, ma al momento lavora alla Velenosi, da 6 mesi. Io sono convinta che a loro faccia bene quest’esperienza, è bello trovarsi a dover risolvere il problema, li fortificherà. La mattina ci sentiamo, ci riuniamo in ufficio e parliamo di cosa possiamo fare oggi, domani e quindi sono costretti a pensare, sviluppare le capacità…non li ho messi ad aspettare in seconda fila, li rendo partecipi, li coinvolgo. Credo che queste difficoltà aiuteranno a crescere anche i miei ragazzi.