Belle e coraggiose: le otto donne under 40 del vino conquistano il Vinitaly

Una pioggia battente ha accompagnato la chiusura della 53° edizione del Vinitaly, ma meteo a parte la 2019 è stata un’ottima annata per la fiera di Verona, l’entusiasmo dimostrato dai produttori lo conferma. L’Italia torna a essere per le cantine vinicole il luogo da dove partire per iniziare ad ampliare i propri mercati. Quest’anno il ricco calendario di degustazioni ha acceso i riflettori sulle giovani donne del vino, otto produttrici under 40 che hanno presentato a una platea di cento esperti del settore i loro “vini rivoluzionari”, frutto di una passione viscerale che le lega alla terra. Coraggiose, belle e orgogliose: questi i tratti distintivi delle otto produttrici, accompagnate dalla presidente dell’associazione nazionale Le Donne del vino, Donatella Cinelli Colombini e guidate negli assaggi da Ian D’Agata, Senior Editor Vinous, autore di «Native Wine Grapes of Italy» unico libro scritto da un italiano ad avere vinto il premio Louis Roederer International Wine Awards Book of the Year.

Una degustazione speciale perché ha chiamato a raccolta la nuova generazione di donne che arriva in vigna con la conoscenza, la professionalità e la responsabilità di voler far bene o addirittura meglio del passato. Otto donne, otto storie, otto cantine e un amore comune: il vino. Racconti, passioni, fatiche e anche lotte pacifiche, fatte per portare avanti  la propria visione, la bellezza dei loro sguardi e la fierezza nel raccontare il proprio lavoro rappresentano l’immagine più bella di questo Vinitaly. Ognuna di loro ha saputo valorizzare il proprio territorio, riscoprendo un vitigno autoctono, in alcuni casi dimenticato in altri sconosciuto, scavando nel passato, usando le conoscenze moderne per realizzare vini dal forte impatto emotivo.


di Albareto, frazione di Ziano Piacentino, ha aperto la degustazione con una Malvasia Rosa, che come ha ricordato Ian D’Agata «è una rarità che solo tre aziende al mondo hanno e Silvia è fra queste». Luigi Mossi, papà di Silvia, è considerato il signore dell’Ortrugo, vitigno autoctono dei colli piacentini, che Luigi negli anni settanta ha riscoperto e riportato in vigna. Semi CromaRosato vino da tavola 2018 si presenta in una veste rosa chiaro caratterizzato dalla fine bollicina, con profumi delicati di fiori e frutti rossi, il sorso ti accarezza lasciando il segno.

Maria Vittoria Maculan dell’omonima azienda in Breganze ha onorato gli ospiti con la presentazione in anteprima del suo Valvolpara- Vespaiolo Breganze Doc 2018. Un altro vitigno autoctono per raccontare il futuro attraverso il proprio passato. Questo vino fa un leggero appassimento, affinando per cinque mesi sulle fecce. Un colore giallo brillante dai profumi intensi di frutta matura, sul finale una leggera nota amarognola accompagna il sorso.

Il viaggio prosegue con Serena Darini della Cantina Colognola Tenuta Musone di Cignolo nelle Marche. Un’azienda giovane nata nel 2011 che produce due vini, come spiega Serena: «abbiamo deciso di farne solo due e di farli bene». Incauto – Verdicchio Dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc 2018 è il vino di cui lei va fiera, porta il nome del suo cavallo, altra sua passione. Nel bicchiere si evidenzia un bel colore oro verde, dalla grande freschezza e dall’ottima eleganza.

Per il quarto vino si arriva in Campania da Benigna Sorrentino della Sorrentino Vini di Boscotrecase, in provincia di Napoli. L’azienda è alla quarta generazione e  ha l’onore di aver riportato alla luce il Caprettone, un vitigno autoctono del Vesuvio, che fino al 2014 era confuso con il più famoso Coda di Volpe e non era iscritto nel registro nazionale delle varietà di vite. Benita’31 – Vesuvio Caprettone Doc 2018 è nato come omaggio alla nonna ed è un vino fatto col cuore e per il cuore, un bouquet ampio di profumi floreali che si intersecano con le note fruttate, equilibrato e persistente.

Si prosegue in Sicilia da Giovanna Caruso dell’azienda Caruso&Minini di Marsala sul versante ovest dell’isola. Giovanna ha deciso di convertire una parte dei suoi 120 ettari in biologico, realizzando quattro vini che parlano di lei e della sua Terra. Perricone – Terre Siciliane Igp 2017, dimostra tutta la testardaggine di Giovanna nel voler recuperare un’uva autoctona come questa. Sorriso smagliante e ricci ribelli per una donna che crede fortemente in quello che fa e sa ciò che vuole. Il perricone ha riscosso grande successo tra i degustatori in sala, ammaliando con quei profumi di frutti rossi e violette e quell’avvolgente morbidezza dal lungo finale.

Elena Fucci dell’omonima azienda a Barile, in Basilicata, si è opposta alla vendita dei terreni di famiglia e ha deciso diciotto anni fa di far intraprendere alla sua vita un nuovo corso nel segno del vino e del Vulture. Un unico vitigno, l’Aglianico, per un solo vino prodotto: Titolo – Aglianico del Vulture Doc 2017. Il nonno di Elena all’età di 93 anni è ancora il primo ad arrivare in vigna tutte le mattine e a coltivare quei terreni che da sempre sono appartenuti alla sua famiglia. Un vino dal carattere forte, tipico dell’Aglianico, che colpisce il palato con la consapevolezza di chi sa di essere grande.

Elisabetta Pala ci porta nell’altra isola d’Italia, la Sardegna, precisamente a Serdiana, a Sud di Cagliari, dove l’eredità di 40 ettari si è trasformata nell’azienda Mora&Memo, Nau – Cannonau di Sardegna Doc 2017, un vino che stupisce già dal colore meno carico rispetto ai soliti, un profumo che rievoca una profonda speziatura e un gusto che si amplifica al palato. Da evidenziare la scelta fatta da Elisabetta nell’utilizzare i tappi in vetro per tutelare il sughero sardo.

Elisabetta Donati dell’azienda agricola Donati Marco a Mezzocorona, in Trentino Alto Adige, conclude presentando l’unico vino dolce della degustazione: il suo Moscato Rosa, un vitigno poco produttivo che conta in tutta la regione solo sette ettari vitati. Occhi grandi e azzurri che raccontano con fierezza di rappresentare la sesta generazione e a essere la prima donna a portare il cognome Donati. Moscato Rosa Vigneti delle Dolomiti Igp 2018 è un vino dal colore profondo e dai profumi ampi che stuzzica il palato con un residuo zuccherino mai stucchevole.

Occhi appassionati, parole sincere e sguardi fieri: così si è conclusa questa degustazione toccante per pervicacia femminile e indomito attaccamento enologico, dove otto donne del vino italiano hanno fatto parlare i propri vini attraverso i racconti delle loro storie, che si intrecciano con un passato che rinasce e vive nella loro proiezione.