CAR di Roma, l’appello di Pallottini: “Istituzioni riconsiderino l’apertura serale dei ristoranti”

Ospite della settimana a #whateverittakes è il CEO del CAR di Roma Fabio Massimo Pallottini. A lui abbiamo chiesto di dar voce alle contingenti necessità dei produttori, per accompagnare gli interpreti delle nostre eccellenze lungo la difficile via della ripresa.

Il nostro Paese sta attraversando una fase importante, tra il perdurare della pandemia e la formazione del nuovo Governo. Ha un appello da lanciare?

È stato un anno impegnativo per tutti, anche per il nostro mondo, quello dei mercati, che ha subito delle ripercussioni importanti perché un pezzo della filiera si è fermato e a un certo punto è incominciata anche una flessione dei consumi. In vista del ritorno per il Lazio nella zona gialla mi sono permesso di lanciare un appello alle istituzioni, affinché riconsiderino la chiusura della ristorazione anche per il servizio serale, credo che per questa categoria ci sia stato un eccesso d’accanimento. Il problema drammatico dei ristoratori incide ovviamente su tutta la filiera con una enorme perdita di fatturato.

Ci può dare una idea delle perdite subite?

Abbiamo dei numeri a livello nazionale che evidenziano perdite per oltre 40 miliardi, le aziende ormai sono in ginocchio e per una città come Roma il dato è allarmante. Abbiamo da una parte il calo dei consumi e dall’altro il blocco della ristorazione.

Il primo weekend di riapertura in zona gialla ha fatto registrare il tutto esaurito per i ristoranti. Questo è un buon segnale?

Io mi concentrerei sul riportare i ristoratori a una condizione di lavoro ordinario in modo da creare benefici non solo per loro, ma direi per tutta la filiera. Riguardo al nuovo cambio di governo, di cui accennava prima, spero che il nostro ministero di riferimento, ossia quello dell’agricoltura, possa essere valorizzato come merita.

Il Car riunisce un numero di produttori che negli anni è aumentato: quanti sono attualmente?

I produttori agricoli sono circa 250 aziende, poi abbiamo centinaia di commercianti del settore ortofrutta e 40-45 nel settore ittico, sia pescatori che commercianti. Poi c’è tutto il mondo che ruota intorno al commercio.

Qual è la loro preoccupazione principale?

La preoccupazione principale del nostro mondo è legata a questo processo d’impoverimento, tutti pensano che prima o poi il mondo della ristorazione ripartirà, il turismo ricomincerà; se questo avviene in un arco di tempo troppo lungo si rischia di trovare terra bruciata. Dico a tutti di tenere duro, perché per un’azienda con trenta o quarant’anni di storia non è facile ricostruire tutto di nuovo, la mia preoccupazione è quella di mantenere vivo questo tessuto. Il mio sforzo quotidiano è quello di incoraggiare e di realizzare opportunità, infatti abbiamo creato al nostro interno un market place per offrire ai nostri operatori la possibilità di vendere online. La mia preoccupazione è anche quella di non permettere infiltrazioni in un tessuto economico ormai indebolito e per questo cerchiamo di mantenere le antenne dritte.

Un altro tema fondamentale è legato allo spreco alimentare. Lo scorso Natale molti ristoranti pensavano di rimanere aperte e si sono approvvigionati di conseguenza, restando poi con l’amaro in bocca.

Quello è stato proprio un insulto alla miseria. Il 5 febbraio è stata la giornata nazionale contro lo spreco alimentare, noi nel 2020 siamo riusciti a recuperare circa 9 mila tonnellate di cibo, che significa circa 60 mila porzioni di cibo fresco recuperato. Una doppia azione etica: ridurre lo spreco e indirizzare il cibo verso chi ne ha bisogno. Abbiamo realizzato un laboratorio intitolato a Papa Francesco, dove il prodotto recuperato viene trasformato, prolungando la vita del cibo stesso.

Sarebbe interessante apportare queste pratiche anche nel mondo della ristorazione?

Sarebbe interessante e noi ci siamo candidati a divenire una sorta di hub cittadino, cercando di realizzare nella città e nei mercati rionali dei centri di recupero e reindirizzo del cibo, coinvolgendo anche il mondo della ristorazione. Una cosa che abbiamo visto in questo anno è l’aumento di segnalazioni di famiglie bisognose e noi, da sempre, collaboriamo con realtà come la Caritas e Sant’Egidio. Spesso, quando si è in difficoltà, la frutta è uno dei primi prodotti eliminati, si preferisce comprare pane o uova, non pensando che anche le arance fanno bene alla nostra alimentazione.

È da poco nato il nuovo governo: siete pronti al dialogo?

Come presidente del Car sono pronto, ovviamente anche il presidente nazionale è pronto e desideroso di volersi confrontare con il nuovo governo. La casella dell’agricoltura è quella che a noi interessa di più e, avere in quella posizione persone che abbiano voglia di fare bene, ce lo auguriamo con tutto il cuore.