Carlo Moser, la svolta giovane del Trentodoc

Il passaggio generazionale non impensierisce il grande campione di ciclismo Francesco Moser, fondatore dell’omonima azienda vinicola a pochi passi da Trento. Il figlio Carlo e il nipote Matteo, enologo, hanno infatti dimostrato di saperci fare in vigna e in cantina, portando una ventata di freschezza nel panorama vitivinicolo del Trentodoc. Ne parliamo con Carlo Moser.

Quando è nata l’idea, nella sua famiglia, di produrre vino?

Mio padre è nato in una famiglia di viticoltori, mio nonno aveva dei vigneti in Val di Cembra e fino a quando è stato in vita vinificava le sue uve e le vendeva come vino sfuso. Poi papà ha tenuto la campagna, ma conferiva le uve a una cantina sociale, lui ha iniziato a correre in bicicletta all’età di diciotto anni, ma prima di correre già lavorava nei vigneti. Quando ha iniziato ad avere successo con la bicicletta decise, d’accordo con il fratello Diego, di realizzare la cantina, vinificare le uve e imbottigliarle con l’etichetta Moser. Le prime bottiglie ritraevano mio padre con la bicicletta, un omaggio per i suoi fan.

Suo padre è entrato nel mito anche per il famoso record dell’ora, a cui avete dedicato lo spumante metodo classico 51,151.

Si, papà vinse il record dell’ora in Messico. Quando io e mia sorella Francesca iniziammo a occuparci dell’azienda, insieme a mio cugino Matteo che è enologo, decidemmo di puntare tanto sul settore dell’horeca, alzando di parecchio il livello dei vini e mantenendo in produzione il 51,151 che è il nostro prodotto iconico.

L’azienda Moser si trova a Trento, la bollicina è d’obbligo…

Il record dell’ora risale al 1984, l’anno di nascita del Trentodoc… Noi abbiamo avuto alcune vicissitudini perché a fine anni Novanta non abbiamo prodotto lo spumante a causa del trasferimento della cantina, ma dalla vendemmia 2006 abbiamo iniziato a incrementare le bottiglie di Trentodoc, diventato la nostra produzione principale.

I vostri spumanti sono sempre più apprezzati, il territorio sicuramene aiuta, quando avete capito che stavate andando nella direzione giusta?

È stata una scelta di cui vado orgoglioso, l’abbiamo fatta io, mia sorella e Matteo. Ricordo che stavo ancora studiando e, nel 2004, quando mia sorella ha iniziato a lavorare in azienda ci è venuta questa idea. Il 51,151 si vendeva particolarmente a Natale e viveva sull’eredità legata alla figura di mio padre, ma non era un vino su cui la gente puntava per le sue qualità intrinseche. Così ci siamo detti, vedendo il mondo delle bollicine in forte ascesa, che dovevamo puntarci anche noi.

A quanto ammonta la vostra superficie vitata?

Oggi contiamo circa venti ettari vitati tra Chardonnay, Pinot Nero e poi tutte le altre varietà.

Il Pinot Nero entra nella composizione del vostro Rosé?

Si, adesso come prodotti sul mercato abbiamo il nostro Rosé, al 100% Pinot Nero. Però stiamo raccogliendo Pinot Nero già da qualche anno per fare un altro prodotto che non è ancora uscito, abbiamo incrementato quel vigneto, c’è un bel potenziale di crescita.

Quante etichette di vini fermi producete?

Siamo a sette etichette per quanto riguarda i vini fermi: Moscato Giallo, Gewürztraminer, Müller Thurgau, Riesling, Chardonnay e due rossi, il Teroldego e il Lagrein.

Il vostro Gewürztraminer ha il tappo a vite, nell’estremo nord d’Italia è diffuso, ma nel resto della Penisola molti sono scettici.

Non nascondo che proprio in questi giorni mi è capitato da un ristoratore romano di ricevere la richiesta del tappo in sughero, anche per il Gewürztraminer.

In quali regioni italiane siete maggiormente presenti?

Siamo ben coperti nella zona del Nord fino alla Toscana, nel Lazio abbiamo tre agenzie che ci seguono per la provincia di Latina e di Roma, mentre Napoli è la zona più a Sud dove vendiamo. Mi piacerebbe tanto essere presente anche in Puglia e Sicilia, dove il mercato delle bollicine è forte, il problema è che negli ultimi anni abbiamo avuto una richiesta superiore alla nostra capacità produttiva e quindi ci stiamo espandendo piano piano, in questi mesi più tranquilli ho preso contatti con alcune agenzie del Sud Italia.

Attualmente a quanto ammonta la vostra produzione?

Quest’anno è stato particolare a causa del Covid, abbiamo avuto un calo del 25% rispetto al 2019 che ci siamo attestati sulle 160mila bottiglie. Quanto ai vini in vendita per il 2021 saremo sulle 180mila bottiglie.

I vini dell’azienda Moser sono disponibili anche online?

Siamo poco presenti sul mercato online perché abbiamo tante richieste da parte dei ristoranti, dei bar e delle enoteche, nel periodo autunnale ci hanno realmente salvato, proprio per questo abbiamo scelto di restare fuori dai principali portali, anche se in futuro sarà importante.

Il Covid ha limitato molto l’export. Quanto ne avete risentito?

Sinceramente poco, perché il nostro export rappresenta solo il 10%, siamo presenti negli Stati Uniti, in Europa, Svizzera, Belgio, Norvegia e abbiamo un importatore a Tokyo, comunque piccoli volumi perché siamo cresciuti più in Italia rispetto all’estero.

Oggi qual è la vostra etichetta di punta?

Sicuramente il Brut Nature, che è il nostro millesimato, il vino di solito più premiato dalle varie guide, è un vino superiore rispetto agli altri Trento Doc perché appartiene a una selezione dei migliori grappoli di Chardonnay, affina per sessanta mesi rispetto ai trenta del 51,151.

Quando avete iniziato a produrlo?

La prima annata è stata la 2011, adesso siamo alla quarta, devo dire che mio cugino crede molto nei vini poco dosati, in realtà anche il nostro 51,151, che è un brut, ha un dosaggio zuccherino pari a cinque grammi per litro, in etichetta potrebbe esserci scritto anche extra brut. Da qui è nata l’idea di fare un millesimato che avesse un dosaggio ancora più basso, partendo dalle uve diverse e dall’affinamento prolungato, gli garantisce una rotondità e una morbidezza che non devono poi essere riequilibrate con un dosaggio di zucchero.

Cosa avete in serbo per il futuro?

Abbiamo dei Trentodoc che sono in affinamento da qualche anno e, a inizio 2022, usciremo sul mercato con un nuovo prodotto. Per quanto riguarda l’anno 2021 speriamo di poter tornare ad accogliere i nostri clienti in cantina e in vigna, facendo una bella festa qui da noi appena sarà possibile.

LA DEGUSTAZIONE

Metodo Classico Trento Brut Nature

100% Chardonnay – 12,5% vol

Nel calice il colore giallo paglierino è ravvivato da un perlage sottile e persistente, al naso affiorano eleganti nuances di lievito, frutta anche esotica e agrumi, con un delicato soffio balsamico. In bocca è di grande freschezza, con una piacevole nota sapida che ne allunga la persistenza. Affinamento 60 mesi; produzione annua 6000 bottiglie; prezzo indicativo 35 euro.

Metodo Classico Trento Brut 51,151

100% Chardonnay – 12,5% vol

Colore giallo paglierino con riflessi verdolini, perlage fine e vivace, intriganti e intense note floreali e fruttate al naso. Sorso dinamico, cremoso, buon equilibrio tra freschezza e sapidità. Affinamento 30 mesi; produzione annua 40.000 bottiglie; prezzo indicativo 25 euro.