«Tutto sommato siamo stati fortunati, la stalla e il caseificio erano nuovi e hanno retto alle scosse, mentre alcuni capannoni sono crollati per il peso delle nevicate di quest’inverno. Quello che ci manca è l’afflusso di turisti che venivano a comprare direttamente in azienda e i ristoranti della zona che facevano tanti ordini. Oltre alla viabilità che è rimasta quella del 24 agosto, cioè un’unica strada percorribile». A raccontare la sua storia è Antonio, dell’Azienda agricola biologica Aureli di Amatrice, e in questo primo anniversario dal sisma del 2016 vogliamo ricordare attraverso la sua voce tutti quei contadini, allevatori e artigiani che nonostante le gravi perdite stanno restituendo la speranza al cuore dell’Italia grazie al loro lavoro.
Antonio, insieme a Paola, lavora a crudo e senza fermenti il latte di 500 pecore. Con molte pause obbligate per il terremoto, per le condizioni meteo e la perdita del latte, sono riusciti a produrre e soprattutto a vendere il loro pecorino: «C’è stata e continua a esserci molta solidarietà: gli italiani con i loro ordini, associazioni come Slow Food e la promozione fatta sui media, e poi gli inviti alle fiere, come il prossimo Cheese. Ci piacerebbe riprendere la nostra vita così come l’abbiamo lasciata lo scorso agosto» conclude Antonio speranzoso.
Sono tante le aziende che Slow Food ospiterà, dal 15 al 18 settembre a Bra (Cn), per il Cheese, uno spazio interamente dedicato al progetto delle Comunità dell’Appennino. Tra queste: dal Teramano l’azienda Giacomino Mastrodascio di Cerqueto, frazione di Fano Adriano, che con le scosse di gennaio ha visto crollare la propria azienda e che a Bra presenterà solo formaggi stagionati; Sempre dal Teramano,da Cellino Attanasio, arrivano Maurizio Natilii e la moglie Maria José, lui insegnante di tai chi chuan, lei interprete e traduttrice spagnola, insieme producono latticini e mieli e tanto altro in biologico o biodinamico e gestiscono anche l’agriturismo aziendale Gioia. A testimoniare le difficoltà dei produttori umbri sono invece i fratelli Domenico e Gianni Di Porzio da Opagna di Cascia, con i loro formaggi allo zafferano e al tartufo, oltre alle immancabili lenticchie.
Ma non è tutto! Il programma di Cheese racconta storie dal cratere anche in altri tre appuntamenti.
Nella Conferenza L’Appennino che stiamo perdendo, sabato 16 settembre alle 10,30 presso lo Stand Regione Piemonte. A causa del terremoto e delle nevicate eccezionali molti paesi non rinasceranno più, molte attività produttive sono in attesa di aiuto e nel frattempo chiudono i laboratori e si vendono le greggi. Nel cuore dell’Italia pastorale è in corso un cambiamento epocale. Adesso quello ci chiediamo è se la politica e i consumatori possono fare qualcosa per invertire la rotta.
Al Laboratorio del Gusto Un futuro per le aree terremotate, sabato 16 settembre alle ore 19, partecipano i produttori che ci raccontano le loro storie proponendo in degustazione pecorino dei Monti Sibillini (Presidio Slow Food), pecorino di Amatrice, pecorino di Norcia e ricotta salata della Valnerina. L’incontro si conclude con la pasta all’amatriciana cucinata dallo chef stellato Salvatore Tassa del ristorante Le Colline Ciociare di Acuto (Fr).
Infine, protagonisti della Storia di Pizza Nel cuore dell’Italia, in programma lunedì 18 settembre alle ore 13, sono Marzia Buzzanca, dei Percorsi di gusto de L’Aquila, e Franco Cardelli di Castelnuovo Vomano (Te): un viaggio nel cuore dell’Italia per scoprire, guardandola da dentro, la grande forza della rinascita con due pizzaioli d’eccezione.
A questi eventi si aggiunge il ricco programma di Regione Lazio e Arsial, che partecipano a Cheese con più di sei appuntamenti al giorno tra degustazioni e incontri istituzionali. Non mancano qui i momenti di confronto e promozione dei territori colpiti dal sisma e dei loro prodotti, primo fra tutti il pecorino amatriciano.
Slow Food – che ha attivato la sua rete italiana e internazionale fin dallo scorso agosto con la fortunata iniziativa Un futuro per Amatrice, raccogliendo l’adesione di oltre 1000 locali in Italia e in altri 23 Paesi – quest’anno ha deciso di fare di più, ascoltando la voce degli stessi contadini, allevatori, sindaci e abitanti del nostro Appennino che non vogliono lasciare i loro borghi: «Non servono soldi per costruire muri: ma aiuti per vendere», commenta Andrea Servili, 33 anni laureato in Agraria e ricercatore, che nel 2016 ha riavviato l’azienda agricola di famiglia ad Amandola, in provincia di Fermo, dove alleva api e coltiva alberi di mele rosa dei Monti Sibillini, zafferano e tartufi. Ma pochi mesi dopo l’apertura il terremoto e le forti nevicate lo hanno messo in ginocchio. «Ho vissuto momenti difficili ma sto ripartendo. Sono una persona ottimista: vivo in una zona bellissima, che prima o poi anche il grande pubblico scoprirà. Se continueremo a essere attenti alla qualità, se sapremo comunicare meglio, se lavoreremo insieme per il nostro territorio».
Ad aiutare Andrea la campagna La buona strada. Ripartiamo dal cibo, la raccolta fondi online, ospitata fino al 31 ottobre sulla piattaforma Produzioni dal Basso, che punta a finanziare diversi progetti. Nelle aree umbre e laziali attorno a Cittareale, Accumoli, Amatrice e Cascia servirà all’acquisto di un furgone attrezzato per la vendita di prodotti delle aziende agricole locali. In Abruzzo, nel cratere aquilano, si punta invece a dar vita a un caseificio mobile che agevoli l’attività degli allevatori che hanno perso le loro strutture produttive. La cittadina di Comunanza, nelle Marche, vedrà la creazione di un Mercato della Terra, affiancato a un altro “negozio mobile”.
Per contribuire alla campagna La buona strada – Ripartiamo dal cibo, clicca qui.
Visita slowfood.it per il programma completo e la possibilità di prenotare.