Può la Divina Commedia diventare un gioco da tavola? Dove per capirci meglio il termine tavola sta ad indicare la cucina, i piatti e il piacere dei commensali. È quello che ha provato a fare Claudia Fraschini, trasformare la cena in un gioco per i sensi, dalla vista al gusto, e per la mente con una serie di ricette, raccolte in un libro e ispirate all’Opera del Sommo Poeta, Dante Alighieri.
Una cucina beata e dannata al contempo, con ricette dedicate ai peccatori e altre a coloro che aspirano o godono del paradiso. Beata o Dannata? La Divina Commedia è servita è il titolo di questa gustosa e curiosa raccolta di ricette firmata da Claudia Fraschini, edita da Trentaeditori e pubblicata nell’anno in cui si celebrano i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri.
Claudia è una donna vulcanica che ha fatto della cucina la sua più grande passione e per questa ha rivoluzionato la sua vita. La cucina è un amore vero che viene dall’infanzia e dai pomeriggi trascorsi con la nonna, osservando e imparando i segreti dei sapori di una volta; e poi ne ha un altro, più recente, che è stato come una folgorazione, la fotografia. Dopo anni di esperienza nel catering e nella formazione, alla soglia dei cinquant’anni, ha deciso di iniziare una nuova avventura: ha trovato una vecchia tipografia in vendita e si è tuffata nella costruzione di un sogno. Il locale è stato interamente trasformato in una grande cucina, riflette la concezione che Claudia ha del cibo e della vita stessa. Inaugurata nel 2016, la Cookin’Factory è diventato oggi un luogo “cult” di Torino.
Ma veniamo al libro della Fraschini, un gioco di associazioni ben riuscito, evocazioni sensoriali, di gusto, ma soprattutto di un immaginario culturale, fatto di quei personaggi danteschi che ci accompagnano dai banchi del liceo. Un gioco di ingredienti, cotture e tradizioni per portare in tavola la grande cultura italiana, quella letteraria e quella gastronomica. Noi per entrare nel vivo di questo gioco, quasi di ruolo, tra chi sta ai fornelli e a chi si siede a tavola, abbiamo fatto qualche domanda alla chef.
Come nasce l’idea di trasformare la Divina Commedia in un libro di ricette?
Con l’arrivo della pandemia passare dal paradiso all’Inferno è stato un attimo. Avviare una attività (come la vita d’altronde) è un continuo andare avanti e indietro tra Inferno, Purgatorio e Paradiso. Ti fissi degli obiettivi, li raggiungi e poi scopri che devi ricominciare da zero perché lo scenario è totalmente mutato. La metafora dantesca in questo senso mi è subito parsa come un’ottima rappresentazione dei nostri tempi. E perché non affiancare Dante nel suo viaggio come consulenti gastronomici contemporanei? Quale piatto potrebbe rappresentare oggi al meglio le figure dei canti? O ancora, quale ulteriore punizione o augurio gastronomico potremmo dedicargli? Queste sono le domande che ci hanno guidato durante la stesura di questo libro.
Quali sono i suoi canti preferiti e quelli che l’hanno ispirata maggiormente per questo libro o per dei nuovi piatti?
Dell’Inferno amo tutto. Anche se nelle foto l’ho rappresentato con un fondo nero, in realtà è pieno di colori, profumi sapori. L’inferno è la tentazione, la debolezza, la forza, la fragilità tipica dell’essere umano e dei suoi mille peccati e della cucina e delle sue mille emozioni.
Come chef si sente più beata o più dannata?
Direi beatamente dannata. È un lavoro totalizzante, una passione che hai nel sangue, di cui non ti liberi mai, a volte neanche quando dormi. Spesso creo ricette dormendo, sogno abbinamenti, consistenze, colori e al risveglio il piatto è lì pronto nella mia testa.
Secondo lei quale dei piatti proposti sarebbe quello preferito da Dante?
Non conoscendo i suoi gusti posso solo immaginare cosa avrebbe gradito. Di sicuro piatti di carne ricchi, saporiti e gustosi. Probabilmente la coda alla vaccinara o la corona di agnello al tartufo nero, ma di sicuro la sua vita sarebbe stata più sorridente se avesse assaggiato la Dama nuda.
Se la cucina è passione e gioco quanto si è divertita nel realizzare questi piatti?
Moltissimo! Ho la fortuna di fare un lavoro che mi sono cucita addosso seguendo i miei pregi e i miei difetti. Cucinare mi aiuta a conoscermi e a conoscere le persone, sviluppa la mia empatia e rende tutto sempre molto stimolante.
Gioco, ironia e leggerezza in cucina. C’è bisogno di questi ingredienti per cucinare meglio e magari far divertire anche i commensali?
Assolutamente sì! Gioco, ironia e passione ci aiutano a prenderci meno sul serio senza necessariamente diventare superficiali e ci rende molto più diretti in tutta la comunicazione che mettiamo in atto. Cucinare in fondo coincide con uno stile di vita e con uno stile comunicativo.
Nell’introduzione del suo libro parla di un lungo percorso per realizzare il suo sogno, che è come aver raggiunto il Paradiso, cosa consiglia a chi si avvicina alla cucina e a questo gustoso mestiere?
La ricetta per vivere questo mestiere ha bisogno di ingredienti di altissima qualità: energia, passione e amore. Il tutto condito da una buona dose di determinazione, altruismo e un pizzico di spirito di sacrificio.
Fedele ai dettami della Divina Commedia, Claudia Fraschini ha seguito le leggi del contrappasso per dare vita a ogni ricetta: sono nati così la Dama nuda a base di nocciole e cioccolato per i Lussuriosi, la Seppia e ‘nduja accesa dal piccante peperoncino per gli Iracondi e la Lingua al bagnetto rosso per gli Adulatori. Ma anche la Corona di agnello al tartufo nero per i Superbi e l’Île flottante con crema inglese e lamponi per i Cori Angelici. Questi alcuni degli esempi che troviamo nel suo libro, questi sono solo alcuni dei piatti, tra le oltre 40 ricette moderne proposte.
Un viaggio tra cucina e regioni italiane, accompagnati da brevi citazioni evocative dei singoli canti e da foto che per toni, luci, colori rimandano ai vari gironi. Dalla scelta degli ingredienti a quella estetica tutto si traduce alla fine in un racconto semiserio di un capolavoro letterario che riesce essere capolavoro anche in cucina.