Portare la cultura enogastronomica italiana, rappresentata da produttori e chef, in un paese icona per quel che concerne la cucina di alto livello e la qualità dei prodotti. Obiettivo ambizioso quello che si pone Cultural, il festival ideato da Mauro Bochicchio, giunto alla quarta edizione nella sede del Bastille Design Center a Parigi. Una manifestazione che cresce e diviene itinerante, con la tappa dello scorso anno a Matera e quelle future in programma ancora nella suggestiva località lucana ed a Vienna.
Una tre giorni strutturata su una parte espositiva, per consentire ai visitatori di scoprire il valore dell’artigianalità italiana, sulle masterclass con chef e pizzaioli italiani, anche residenti in Francia, e sulle cene che hanno permesso ad appassionati ed operatori del settore di degustare piatti realizzati con le materie prime del nostro paese.
Il tema di questa edizione, la “Semplicità”, ha caratterizzato le masterclass, portando gli chef a creare ricette semplici ma caratterizzate da una grande intensità di sapore: da Gennaro Nasti con le sue pizze farcite con la mousse di mortadella Santoro a Peppe Guida che ha valorizzato la colatura di alici, da Eugenio Boer che ha portato in tavola i fegatelli a Roberto Petza. Spazio anche a Danny Imbroisi, chef italiano divenuto una vera e propria star in Francia grazie alla sua partecipazione ad alcune edizioni della trasmissione televisiva “Top Chef”. Una carriera caratterizzata dalle esperienze da Santini e Perbellini, poi per l’appunto la decisione di trasferirsi in Francia per arricchirsi e completare la formazione con la cultura culinaria francese. Da 2 anni patron del ristorante “Ida”, ha preparato 2 piatti differenti, entrambi a base di pasta, valorizzando prodotti quali la colatura di alici.
La terza ed ultima giornata è stata contraddistinta da due interessanti interventi, quelli di Vitantonio Lombardo e dei fratelli Costardi. Il lavoro di Lombardo è caratterizzato da un grande lavoro di ricerca, che parte da un percorso che tende ad allontanarsi dalla tradizione per poi tornarci. Nel suo ristorante ci sono 3 differenti menu degustazione che seguono 2 filoni, uno tradizionale con cucina pura che prevede nuove tecniche e lavoro su impiattature moderne con sapori antichi; un secondo filone è quello legato alla cucina creativa, con prodotti del territorio lavorati per una cucina d’avanguardia. A Parigi ha portato un piatto particolare, “il Sud che vuole diventare Nord”. La pasta, messa in acqua bollente per pochi istanti, è subito scolata per una cottura veloce nella parte esterna (operazione paragonabile alla tostatura del riso), quindi messa in padella per essere “risottata” con un liquido di Aglianico e fragoline. Mantecato senza alcuna aggiunta di grassi, perché il cavatello utilizzato rilascia molto amido che permette di legare il tutto, il piatto è completato dal Blu di pecora di Carmasciano.
Quindi i Costardi, Christian e Manuel, che “portano in giro” il risotto, perché il riso è l’ingrediente icona di Vercelli, la loro città. “Gli italiani si sono sempre mossi con la pasta, noi con il riso – apre Christian – volevamo portare una ricetta diversa a Cultural ma poi, per onorare Bob Noto (recentemente scomparso), abbiamo portato il nostro ‘Risotto al pomodoro’, per rappresentare la sua semplicità e legarla al tema della manifestazione”. Il riso al pomodoro è nato nel 2009 per dimenticare il riso al pomodoro dell’asilo, ed è preparato utilizzando un pomodoro pugliese, di Lucera. Il riso è particolare, realizzato per loro, un Carnaroli di Vercelli, che si adatta alle esigenze dei fratelli Costardi. Il packaging, l’ormai famoso barattolo, è nato nel 2012, dopo una esposizione di Andy Wharol. Bob Noto era a cena nel loro ristorante ed ebbe l’idea di creare un’etichetta ispirata a quella mostra; il tutto, partito come un gioco, ha portato nel tempo i fratelli a farne realizzare 12.000 lo scorso anno. Il barattolo ha una funzione strategica perché consente di conservare la temperatura corretta e di trasportare i profumi con grande intensità, ed inoltre diventa un vero e proprio street food, consentendo di mangiare il risotto anche in piedi.
Tre giorni di cultura enogastronomica, di visitatori interessati, di giornalisti francesi colpiti dalla qualità dei prodotti e degli interventi. Ma anche famiglie e bambini che hanno partecipato ai laboratori dedicati, di cultura enogastronomica che arriva al cuore (ed allo stomaco) dei francesi ed anche, sinceramente, di alcuni dettagli organizzativi da ottimizzare (in ambito masterclass) per consentire a Cultural di diventare un imperdibile appuntamento per i parigini.