Onnivori & Vegani // Se non è pizza e non è focaccia, allora è Domus Pinsa!

Si dice che la pinsa sia l’antenata della moderna pizza e che le antiche popolazioni del Lazio la preparassero come base per accompagnare verdure o pezzi di carne. Da questo principio molte sono state le modificazioni avvenute per la preparazione della pinsa, che subì l’influenza anche dei cereali allora disponibili ai contadini. Oggi la pinsa è un prodotto molto richiesto dal mercato e sicuramente di immediata riconoscibilità, per gusto, forma e modalità di preparazione. Ma quello che io (Gabriella Franco // vegana) e Roberta (Sferruzza // onnivora) abbiamo mangiato all’ apertura di Domus Pinsa Deluxe è ancora qualcosa di diverso. In via delle Coppelle infatti, grazie all’ esperienza della famiglia Santini in campo di ristorazione nasce il luogo dove il concetto di Pinsa prende una nuova identità, fatta di innovazione e di un forte richiamo alla tradizione culinaria nostrana.

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Venendo da famiglia di panificatori e pizzaioli mi ha molto incuriosito il processo di preparazione della Pinsa, decido così di parlarne a tu per tu con il proprietario, Leonardo Santini.

Leonardo è in sala ed aiuta i ragazzi nel servizio, mentre esce dalla cucina riesco a scambiarci due parole, si vede che lui non è il classico business man e che le mani le mette in pasta ogni giorno, sento nelle sue parole e nei suoi occhi quella passione che è assolutamente necessaria quando decidi che nella vita devi correre dietro ad impasti, a temperature e a lievitazioni. Leonardo mi spiega che il suo prodotto, la Domus Pinsa è un prodotto differente per caratteristiche dalla pinsa romana. Nella miscela di farine oltre a percentuali di soia e riso (no OGM) hanno voluto aggiungere una quota di frumento integrale,perché mi piaceva il fatto che la mia pinsa avesse l’ odore del pane appena sfornato”. Inoltre alle farine viene aggiunta una piccola parte di pasta acida essiccata ed il restante di lievito madre. Leonardo mi spiega anche la difficoltà di scegliere un lunghissimo tempo di lievitazione (dicono siano circa 120 ore) e le criticità rispetto a temperature e cottura. “Quello che voi mangiate questa sera è frutto di anni di continue messe a punto per poter arrivare all’incontro tra la nostra idea di creazione perfetta e la richiesta del mercato, oggi noi offriamo un prodotto leggero, digeribile, iposodico e ipoglicemico.

Ed ora Roberta vi racconterà nel dettaglio cosa abbiamo mangiato durante la serata, (ma solo perché ha mangiato più di me!)

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Sono le nove, arriva la prima pinsa e Gabriella rimane subito rapita dall’enorme carciofo fritto che sormonta il vassoio, il Carciò, una rivisitazione del carciofo alla giudia, (carciofo proveniente da Cerveteri), mentre io non vedo l’ora di affondare i denti su quel bel trancio di pinsa con la mortadella che conquista a pieno il mio palato e il mio appetito, facendomi fare un vero e proprio Tuffo nel passato.

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Prosegue la serata con La Carbonara ed il guanciale di ottima qualità che c’è sopra lascia la mia bocca piacevolmente sapida…nulla che un buon bicchiere di vino non possa risolvere.

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Ecco che ne arriva un’altra: Sorriso e il mio ragazzo alla sola vista del salame torna subito bambino. Salame piccante, stracchino, tartufo e insalatina julienne riescono a creare un sapore unico e stranamente delicato che ricorda un po’ la campagna laziale.

Poi, finalmente, la pinsa che più intrigava il mio ghiotto stomaco: la Luisella. Una pinsa fredda a base rossa con burrata, pomodori verdi crudi, molto croccanti e saporiti, e basilico fresco. Una ricetta di una semplicità disarmante quanto appetitosa, che ha saputo conquistare davvero tutti, anche Gabriella che, facendosela fare senza la burrata, l’ha resa un’ottima variante vegana.

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Infine l’Augusto, con bufala e pachino, e La Parmigiana, una pinsa che mi riporta subito con la mente a casa, a mia mamma ed a un piatto che riassume perfettamente le mie origini.

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La serata sta finendo e mentre il mio ragazzo continua a parlare di calcio con i vicini io, da grande golosa quale sono, ho lasciato ancora uno spazio per il dolce e le mie attese vengono accontentate quando finalmente ci portano il vassoio bigusto: la classica pinsa con la nutella che non delude mai e, più particolare, quella con crema pasticcera e frutta fresca che lascia tutti piacevolmente sorpresi.

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Un locale immerso nel centro di Roma; pinse particolari, saporite e digeribili; servizio gentile e sorridente. Penso manchi ancora qualcosa a “Domus Pinsa” per diventare un punto di riferimento tra i vicoli romani, ma vale sicuramente la pena di fermarsi per gustare insieme una pinsa particolare e con ingredienti di alta qualità.

Altro piacevolissimo ed interessante motivo è sicuramente il fatto che all’interno del locale troveranno spazio delle esposizioni fotografiche che saranno visitabili all’interno Studio DOMUS Deluxe. Un’iniziativa che vuole dare risalto alla qualità fotografica di autori più o meno noti, selezionati con l’intenzione di mostrare e rappresentare la diversità di generi e la creatività degli artisti.

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La mostra che inaugura lo spazio espositivo è DARK CITIES: PARIS di Daniele Cametti Aspri, curata da Loredana De Pace. Le immagini di Dark Cities: Paris, arrivano all’occhio dello spettatore che si trova ad ammirare delle opere quasi con la stessa sensazione di trovarsi in una camera oscura, cogliendo la bellezza dei soggetti nella quasi assenza di luce.

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(Tutte le foto in esposizione sono acquistabili)