Il quartiere probabilmente più famoso di Roma (Trastevere), un locale elegante e raffinato, prodotti del territorio, la consulenza “stellata” di un grande chef: queste le caratteristiche di “Doppio”, nuovo ristorante della scena capitolina, aperto da Fabrizio Agostini, Maurizio Pontillo e Rinaldo Ruffini, con il tocco in cucina, tradotto in consulenza, dello chef Giuseppe Di Iorio.
Circa 30 posti dislocati in 2 sale molto belle, con mattoni a vista, opere di artisti romani, e soprattutto il lavoro della cucina, che consente di strutturare un menù basato su piatti ispirati anche alla tradizione, come evidenziato dal percorso di degustazione denominato per l’appunto “della Tradizione”.
La brigata, giovane e competente, è guidata da Maurizio Bianchi, chef con un curriculum nel quale risalta l’esperienza alle Calandre, ma tutti i componenti possono vantare un passato prestigioso e di grande formazione, con passaggi presso le cucine di Aroma restaurant, Romeo e Bistrot 64. Situato non lontano da Piazza San Cosimato, Doppio rappresenta una offerta enogastronomica inusuale per una zona contraddistinta dalla cosiddetta “cucina per turisti”. Aperto da poco, il locale ed il lavoro della cucina hanno indubbiamente bisogno di sfruttare il periodo di rodaggio per consolidare l’equilibrio dei piatti ed i sincronismi della sala, sapendo di poter contare su grande professionalità e su prodotti eccellenti, come si può notare anche dalla splendida cantina a vista con una scelta di oltre 250 etichette, soprattutto naturali, che entro la fine dell’anno sarà addirittura triplicata.
Il mio primo approccio con la cucina di Doppio, che non può portare ad un giudizio definitivo vista la ancor breve vita del locale, è caratterizzato da alcuni interessanti finger (buono soprattutto quello a base di salmone), da un ben assortito cestino del pane, servito con olio extravergine, e da un interessante percorso di vini esclusivamente rosati.
Piacevole (ma sono di parte essendo un grande appassionato di questo ingrediente) è il “polpo arrostito con variazione di peperoni”, divertente il gioco cromatico dei “tortelli all’astice su crema di topinambur”, contraddistinti dalla pasta abbastanza spessa e purtroppo da una temperatura di servizio un po’ troppo bassa, seguiti dal “Baccalà in olio cottura su crema di ceci neri alla bottarga e rape caramellate”.
Chiusura affidata ad un dessert molto strutturato, che presentava nel piatto tante basi della pasticceria classica, dalla bavarese alla mousse, dalla crema alla cialda croccante, per un risultato finale piacevole per gli occhi e per il palato. Una sala raffinata, un luogo elegante ma non ingessato, un servizio professionale, una cucina in pieno rodaggio che probabilmente riuscirà esprimersi al massimo del suo potenziale in breve periodo. Doppio merita una seconda visita per verificare quanto, e soprattutto in che modo, cucina e sala avranno sfruttato nel migliore dei modi il grande potenziale a disposizione.