Ercole Olivario

La  XXVII edizione di Ercole Olivario, in programma il 30 marzo a Perugia, vedrà la partecipazione di 185 etichette di olio italiano concorrere per la competizione ideata e organizzata da Unione Italiana delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura, in collaborazione con la Camera di Commercio di Perugia e il sostegno del Sistema Camerale Nazionale.

Il concorso per la valorizzazione delle eccellenze olearie italiane, nato nel 1993, punta a sostenere gli operatori del settore che mirano alla qualità con iniziative che possano aiutarli nella commercializzazione dei loro prodotti e valorizzare la figura degli assaggiatori, professionisti in grado di promuoverne l’eccellenza in Italia e all’estero, nonché a potenziare le eccellenze olearie sparse sul territorio.

Dalle parole di Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio di Perugia, si evincono  le volontà «Dal premio emerge la volontà di migliorarsi, con uno sguardo attento alle novità che seguono l’andamento: la digitalizzazione delle informazioni, le imprese online e un premio aggiuntivo sui monocultivar, per seguire la crescente attenzione che stanno avendo.» Con piglio deciso e capacità di riflessione il Presidente ha messo in luce come in Italia siano presenti 350 differenti cultivar di olive, con caratteristiche organolettiche diverse, mentre in Spagna solo 18, il che per evidenziare come le capacità di formulare blend di riguardo siano altamente a favore del Belpaese. « veste per Ercole Olivario il ruolo di garante della trasparenze e autorevolezza, perché al di là della Camera di Commercio di Perugia c’è in questo modo equidistanza dalle regioni di provenienza dei prodotti e dei produttori. Dal 1993 a oggi hanno partecipato 8805 etichette e sono stati assegnati 280 premi; questo anno saranno meno etichette a partecipare, negli anni migliori sono state circa 300 mentre stavolta 185.» Questi numeri servono a capire come la perdita di produzione, soprattutto nel sud Italia, si attesti a circa il 65% della produzione e gli olivicoltori non abbiano ritenuto opportuno bloccare le etichette, preventivamente sigillate, non mettendole in commercio.

La valorizzazione e premiazione, come in questo premio emerito, vuole portare l’attenzione su un comparto fortemente determinante per l’intera nazione; il concorso è rivolto a olivicoltori produttori in proprio, ai frantoi che lavorino le olive provenienti dallo stesso territorio, ai consorzi e cooperativa, alle reti di impresa e ai soggetti sottoposti al sistema di controllo di prodotto pronto all’immissione nel commercio, con certificazione a denominazione di origine.  «Vincere il premio per le aziende è anche un valore commerciale, apponendo il bollino di Ercole Olivario vuol dire che ne attestano l’eccellenza per la loro regione.» Premio deciso da una giuria composta da sedici degustatori, in rappresentanza delle regioni a maggiore vocazione, scelti fra i professionisti certificati. La giuria, a seguito degli assaggi nel panel di degustazione, stabilisce i primi due posti nelle due categorie DOP/IGP e Extravergine per le singole tipologie: fruttato leggero, fruttato medio e fruttato intenso. A questi premi si aggiungono la menzione speciale per l’olio evo biologico, il premio “Giovane Imprenditore” volto a incentivare i ragazzi al di sotto dei 40 anni che si impegnano nella produzione di olio, il premio “Amphora Olearia” per la miglior confezione secondo i criteri del regolamento, il “Lekyothos” per la personalità che maggiormente si impegna nella diffusione della conoscenza dell’olio di qualità e la novità dell’edizione 2019 con la menzione “Olio Monocultivar” per l’olio proveniente da un solo cultivar che abbia raggiunto il punteggio più alto nelle degustazioni.

«L’Italia può vincere la sfida sui mercati solo se continuerà a puntare e a investire sulla qualità, che è l’unica garanzia per i consumatori e sul lavoro dei produttori veri» le parole di Luigi Canino, vicepresidente vicario di Italia Olivicola, durante la conferenza stampa di presentazione. Parole che si sono sommate a considerazioni, con punte di amarezza, sulle quantità di olio invenduto e fabbisogno nazionale, spesso purtroppo soddisfatto da importazioni di qualità inferiore a quello che si potrebbe avere nel paese stesso. «Andrebbe rivista tutta la classificazione degli olii, a partire da olio di oliva per non generare confusione nei consumatori, che devono essere in grado di riconoscere il valore del prodotto per acquistarlo» e auspicabilmente essere così disposti a sostenere una spesa superiore a fronte di una qualità maggiore.

Nel corso delle edizioni, a partire dal lontano 93, il premio ha visto variare la produzione italiana influendo sulla crescita della qualità, anche a scapito della qualità, fattore che alla lunga premia i produttori che la prediligono in virtù di prezzi più elevati, che non solo vadano a compensare gli introiti ma li facciano aumentare. Così si supporta il comparto oleario nazionale, spronando i produttori a scegliere la qualità, premiandola e facendo in modo che questi valori possano essere conosciuti anche all’estero, giacché l’olio di oliva è un elemento imprescindibile della dieta mediterranea e può essere veicolo di cultura e turismo per tutte le regioni italiane, racchiudendo nel tema dell’enogastronomia tutto il territorio italiano. Anche per questo spirito di internazionalizzazione è fondamentale il contributo dell’Istituto del Commercio Estero.