Giovanni Cova & C., 90 anni di eccellenza italiana

1930 – 2020, sono passati 90 anni dalla nascita della Giovanni Cova & C., storica pasticceria milanese produttrice dell’iconico panettone simbolo di una eccellenza tutta italiana. Pure in momento difficile come questo, l’attività non si è mai fermata, anzi l’azienda punta ad alzare ulteriormente l’asticella mettendo a punto una strategia decennale concentrata sul rinnovamento all’insegna della sostenibilità. Ne parliamo con Andrea Muzzi, CEO di Giovanni Cova &C., parte di Industria Dolciaria Borsari che rappresenta 8 marchi, con un fatturato consolidato 2019 pari a 47 milioni di euro.

Quali sono i vostri progetti per il futuro, tenendo conto dei limiti imposti dall’emergenza sanitaria? 

La pasticceria Giovanni Cova & C. esplode quest’anno in tutta la sua bontà e bellezza per Natale 2020, con una linea dedicata al novantesimo anniversario. Nel prossimo futuro l’azienda lavorerà per ottenere meno sprechi e per assicurare materie prime al 100% naturali. L’azienda ha sempre puntato sull’innovazione di tecnologie e di prodotto per essere al passo con i gusti delle nuove generazioni, con un’attenzione nell’utilizzo di prodotti “green” per un percorso verso la sostenibilità. Il periodo post lockdown è stato vissuto come una grande opportunità di solidarietà al fianco degli ospedali del Gruppo San Donato e della Fondazione Rava e Charity Dinner for Haiti.

Per i milanesi, Giovanni Cova &C. è un brand che fa parte del quotidiano.

Il laboratorio-bistrot, situato in via Cusani 10 in zona Brera, è un punto di riferimento per i milanesi. Tartellette, moderne creazioni di cake design, frolle di crema e frutta si alternano ai grandi classici della pasticceria e alle torte di tutte le forme e gusti. Le ampie vetrate promettono accoglienza e gusto in qualsiasi stagione. Oltre al panettone e al pandoro, l’offerta è veramente ampia: dall’aperitivo milanese al pranzo e alla colazione, con proposte che cambiano giornalmente e un’ampia scelta di brioche, bignè, biscotti di frolla, cannoncini alla crema.

Come vi state confrontando con questo momento così particolare?

Agire e reagire, è questo il mood della pasticceria Giovanni Cova & C. in questo particolare periodo legato all’emergenza sanitaria che sottolinea, giorno dopo giorno, l’importanza del dare il proprio contributo sociale ed economico. Concretamente attraverso politiche di smart working, passando per le donazioni, il supporto di progetti charity, gli investimenti a sostegno di centri ospedalieri, l’azienda reagisce nella lotta al Coronavirus.

Ci può offrire uno spaccato della vostra lunga storia?

Vent’anni fa con la mia famiglia abbiamo rilevato la Borsari, azienda nel Polesine, storica realtà famosa già negli anni 60. Da allora è stato un crescendo di attività e di acquisizioni di altri marchi, nel 2009 abbiamo rilevato la Giovanni Cova & C. e da lì abbiamo continuato a puntare sul segmento premium in tutti i canali. Questa è la storia in formato ridotto, oggi ci classifichiamo come una delle aziende leader nel segmento premium, dal canale horeca alla grande distribuzione, con una gamma di prodotti tra le più vaste del mercato, diventando punto di riferimento per questo settore.

Come siete diventati un brand iconico?

Dal 1930 la Giovanni Cova & C. rappresenta la filosofia del panettone milanese, dal 2009 ad oggi abbiamo cercato di dare al brand tutto il sapore di quegli anni anche attraverso le grafiche e il packaging. Da cinque anni sosteniamo la cultura italiana, supportando progetti come le Guglie del Duomo, Leonardo, Raffaello, lo facciamo un po’ per nostro interesse e perché riteniamo che sia qualcosa di importante e d’opportuno veicolare la storia italiana. Abbiamo avuto la sensibilità di ricordare agli italiani e al mondo chi siamo e chi sono stati i nostri antenati.

Vi sentite un marchio di esempio nei confronti delle aziende più piccole?

Io ancora mi ritengo piccolino, non siamo dei colossi da milioni e milioni di panettoni, ci riteniamo un’azienda di dimensioni importanti, essendo sempre degli artigiani che utilizzano il metodo produttivo di una volta. Non intendo tutelare i piccolini, intendo fare da apripista su determinati argomenti e non mi auspico neanche che tutti ci vengano dietro e ci copino, perché sarebbe un problema.

Parliamo di artigianalità.

Io ritengo che le fabbriche vadano sempre viste, la nostra la classifico come una grandissima pasticceria, io sono un pasticcere, l’ho fatto dai 14 ai 21 anni e quindi so benissimo come si lavora. La differenza tra noi e le pasticcerie sono solo gli spazi, perché abbiamo le stesse loro macchine. Noi ne abbiamo trenta di macchinari e il pasticcere artigianale ne può avere uno. Il nostro è un panettone artigianale proprio come quello del pasticcere sotto casa, dove fortunatamente l’uomo è parte integrante del processo produttivo.

Tra le vostre iniziative c’è un omaggio alle donne della lirica.

Si parla tanto di dover enfatizzare il ruolo delle donne, anche se penso che le donne non ne abbiano bisogno perché quando hanno voglia di emergere lo fanno sicuramente meglio degli uomini. Siamo in una situazione in cui c’è bisogno di dare visibilità alle donne e quale idea migliore se non quella di ricordare le donne della storia e della lirica, valorizzandole attraverso le sei opere liriche più importanti che ci siano mai state?

Siete presenti anche all’estero: quali sono i vostri mercati di riferimento?

Siamo presenti in 62 paesi nel mondo, il panettone forse è visto come prodotto di qualità più all’estero che in Italia, dove spesso viene svilito, fuori dal nostro Paese riusciamo a spiegarlo. Vendiamo su mercati dove sono presenti importanti comunità italiane e forse la vendita per questo è più facilitata, siamo ben rappresentati anche in Corea dove la presenza di italiani non è poi così alta, ma acquistano molto volentieri i nostri prodotti.

Il segreto del vostro successo?

Se c’è un segreto di certo non lo racconto a lei, scherzi a parte, credo che il segreto stia nell’amore che abbiamo per questo lavoro e nella voglia di emergere, spingendo in alto un prodotto che merita di essere rispettato sia in Italia che all’estero.