“Pizza”: una parola universale, di sole cinque lettere che racchiude in sé molto più del suo mero significato; non è solo il semplice impasto di acqua e farina, ma evoca in ognuno di noi ricordi, sensazioni ed emozioni.
Il solo sentire questa parola “magica” ci fa pensare alla merenda che portavamo a scuola per la ricreazione, quando da bambini, ci presentavamo al forno chiedendo un euro di pizza bianca, e uscivamo tutti soddisfatti del ricco bottino; alle serate passate in compagnia dei nostri amici, magari davanti a una tv, per seguire la nostra squadra del cuore; ma ci fa pensare anche al nostro Paese: la pizza è un simbolo, un sorta di rito, un prodotto fondamentalmente semplice ma altrettanto gustoso da essere amato dalle persone in qualsiasi angolo del mondo. In fin dei conti la pizza è sinonimo di felicità: è quel cibo a cui nessuno direbbe mai di no; è quello per eccellenza che in qualche modo ci consola quando abbiamo avuto una giornata storta e sempre quello che ci salva la cena, quando abbiamo il frigo vuoto o siamo troppo stanchi per cucinare.
Che si tratti di una pizza tonda napoletana, di una croccante romana, di una soffice genovese, di una saporita focaccia barese, mette d’accordo tutti: è figlia dell’Italia! Non a caso, la Regina delle pizze, la Margherita, nei colori e negli ingredienti rappresenta in tutto e per tutto il nostro paese.
Ed è proprio la Margherita, secondo la tradizione, ad essere la “capostipite” di tutte le pizze (così come le conosciamo oggi): nata a Napoli, nel lontano 1889, per mano del cuoco Raffaele Esposito, in onore della Regina di Savoia, dalla quale prende il nome, è diventata il marchio di fabbrica del made in Italy. E non importa, se veramente la pizza sia nata in Italia o in altri paesi, per noi sarà sempre uno di quei cibi che ci farà sentire a casa!
Questo fantastico impasto, nato sostanzialmente povero, nel corso degli anni, ha subito variazioni e nuove interpretazioni, fino a diventare un vero e proprio oggetto di studio: non si tratta più di un semplice assemblaggio di ingredienti, ma dietro a ogni scelta del singolo pizzaiolo c’è una ricerca, una sperimentazione, ore passate a immaginare l’impasto perfetto, digeribile e dalla giusta consistenza. Il pizzaiolo dei giorni nostri è a tutti gli effetti un chimico. Proprio così! Perché, anche se la maggior parte delle persone lo ignora, dietro agli impasti, ci sono legami chimici, reazioni e molto altro. Anche il condimento, inizialmente semplice, fatto di solo pomodoro e mozzarella, è stato arricchito di tantissimi e talvolta pregiati ingredienti, facendo diventare la pizza un vero e proprio piatto gourmet.
Per questo la pizza è un cibo fantastico, perché può assumere mille sfaccettature: può diventare una pietanza raffinata, sofisticata e allo stesso tempo essere rustica e genuina, condita di solo sale e olio; può essere consumata seduti ad un tavolo di un bel ristorante o in piedi mentre si passeggia; infatti in un’epoca in cui si sente parlare molto di street food, non dimentichiamoci che la pizza è stata tra i primi cibi da “passeggio” in Italia: chi non ha mai mangiato un trancio o un bel quadrato di pizza bianca farcito di mortadella (che accoppiata vincente!) mentre camminava per andare chissà dove?
Ed è proprio in questo genuino impasto, che oggi ripongo i miei sogni e progetti: mentre da bambino associavo la parola pizza ad una giornata di festa, oggi la associo sicuramente al mio futuro. Se penso al domani, mi immagino a lavorare tra le farine, entrando a far parte del mondo dei pizzaioli, la cui arte è stata dichiarata, in tempi recenti, patrimonio dell’UNESCO.
Intraprendere questa strada per me rappresenta molto di più di un semplice mestiere: lavorare la pizza, oggi, per me significa dar forma a una passione, poter esprimere la mia creatività e trovare una mia indipendenza.
Anche se sono consapevole che mi aspettano ancora molte pizze da stendere, prima di acquisire la giusta esperienza, la mia passione per questo prodotto, combinata con la mia ambizione, mi portano a sognare in grande: nei miei progetti c’è la volontà di creare un posto tutto mio, in cui abbia la possibilità di sperimentare e trovare così il mio “impasto perfetto”.
E se è proprio vero, come diceva Feuerbach, che siamo quello che mangiamo, allora io sono sempre più convinto di voler mangiare pizza!