La DOC Marsala compie 50 anni

2 aprile 1969. Il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat firma per suo decreto il vino di Marsala nella storia apponendogli per sempre il marchio DOC. 

2 aprile 2019. Sono passati oggi 50 anni e in ognuno di questi non è mai venuta a mancare la grande identità e tipicità di questo vino. 

Spesso sottovalutato dal punto di vista qualitativo, il Marsala è stato tra i primi vini italiani a godere del marchio DOC, una tutela che arrivò in risposta a diverse esigenze, in primis quelle legate al senso di appartenenza che il popolo di Marsala iniziò a sentire verso il suo territorio. Ma dietro al Marsala ci fu una tempesta, una bandiera inglese, il fiuto eccezionale  di un grande mercante e tanta contraffazione. 

Era il 1773. Il grande mercante era John Woodhouse, partito da Liverpool con la sua possente imbarcazione e diretto a Mazara del Vallo. Una tempesta improvvisa costrinse i suoi marinai a gettare l’ancora nel porto di Marsala. Doveva essere un ancoraggio momentaneo, giusto il tempo della tempesta; intanto Woodhouse si sarebbe rifocillato in qualche osteria lì nel porto. Il ricco mercante chiese all’oste di bere vino del posto. Gli fu offerto il perpetuum (invecchiato in botti sovrapposte), il vino che i contadini conservavano per le grandi occasioni. E grande occasione fu quel bicchiere! Ma prima grande conquista. Woodhouse non esitò e chiese di quel vino un grande quantitativo: voleva inviarlo in madrepatria affascinato dall’idea che quel vino tanto bene si sposava ai fumanti salotti inglesi. Ma quel vino italiano doveva arrivare a Liverpool! Saggiamente decise quindi di aggiungere dell’alcol (secondo i più aggiunse acquavite di vino, secondo altri whisky) affinché durante il viaggio quell’oro ambrato non andasse incontro alla sua fine. Spedì i campioni a Liverpool e quello che lesse nelle lettere di riscontro furono commenti amabili per quel vino che per i suoi amici inglesi era tanto simile al Porto e al Madeira. Il ricco mercante seguì così la sua grande fortuna e il suo grande fiuto: in breve divenne il primo esportatore di Marsala al mondo. Da allora molti imprenditori inglesi erano pronti a far uscire dal Regno di Sicilia quantità enormi di mosto e di vino di Marsala per portarlo nei loro affari in Inghilterra, affari inglesi che perpetrarono almeno fino al 1830. 

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E i siciliani? I siciliani erano stanchi di restare lì a guardare e al loro orgoglio ci pensò don Vincenzo Florio: nel 1833 nacquero le famose Cantine Florio, che apportarono qualità e tecnologia alla produzione del Marsala, ma soprattutto si fece strada la necessità di proteggere quel territorio e quel vino tutto italiano che finalmente conquistò il mondo di allora. La contraffazione, però, restava alle porte e la legge non tutelava il patrimonio territoriale di quel vino, sebbene ci fossero state da parte del Ministero dell’Agricoltura di allora il riconoscimento e la delimitazione delle zone di produzione. Grazie a questo provvedimento e a alcuni saggi produttori si arriverà al 1969 e al 2 aprile, quando finalmente il vino di Marsala diventa DOC (per molti il primo vino italiano DOC riconosciuto è proprio il Marsala, in realtà non è così, a detenere questo primato è la Vernaccia di San Gimignano DOC già dal 1966).

Dire Marsala oggi è un po’ tornare in dietro nel tempo e guardare le locandine pubblicitarie che la Florio produceva per attirare il suo pubblico, è guardare la belle Epoque italiana con le coppe colme di feste e di Marsala, ma è soprattutto ammirare con nostalgia quello che questo vino realmente fu, una vera avanguardia nel panorama vinicolo italiano. Ma dire Marsala oggi è anche la speranza di molti produttori e amatori di preservare e tramandare la storia che ancora oggi questo grande vino può raccontare.