La Raia, Piero Rossi Cairo:”Tra vino, arte e ospitalità ci facciamo in tre”

Dalla viticoltura biodinamica all’ospitalità, l’attività dell’azienda agricola La Raia a cavallo tra Gavi e Novi Ligure – parte dei Tenimenti Rossi Cairo insieme a Tenuta Cucco a Serralunga d’Alba – continua sotto il segno della sostenibilità. Ne parliamo con Piero Rossi Cairo, ospite della rubrica #welovetasting.

L’emergenza sanitaria ha portato alla ribalta i temi dell’ambiente e della sostenibilità, a voi molto cari da sempre.

Sin dal 2002 quando mio padre acquistò la Raia, mia sorella con il marito Tom, d’origine inglese, hanno convertito i terreni dapprima in biologico e dopo in biodinamico. Io auspico che il tema dell’ambiente sia affrontato in modo serio ma non ne sono così convinto, penso che le persone spesso hanno una memoria così corta che porta a dimenticare tutto.

Covid e crisi: come avete reagito?

Questa crisi, che ha coinvolto dapprima i consumi e poi ha portato ad una crisi di liquidità per le aziende ha riguardato anche noi. Da un lato abbiamo mantenuto i costi, avendo l’attività agricola che non ha mai smesso di lavorare, dall’altro le vendite hanno subito un contraccolpo notevole. Il 25% del nostro fatturato proviene dal settore dell’horeca italiano, che con il lockdown è calato a zero. Noi siamo fortunati perché all’estero abbiamo dei grandi clienti che in questo periodo hanno visto aumentare le loro vendite e di conseguenza anche le nostre, questo ha compensato in parte la situazione negativa.  Se penso alle aziende che hanno un mercato prettamente locale, con i ristoranti chiusi per tre mesi e non hanno avuto un canale di sbocco… Il grande problema sarà visibile con la nuova vendemmia del 2020, perché tra il vino invenduto rimasto in cantina e quello derivante dalla nuova annata, che si prospetta tra l’altro ottima, ci sarà un surplus che genererà un processo distruttivo. Vedo molti châteaux francesi, anche importanti, che hanno iniziato ad abbassare notevolmente i prezzi e se questo fenomeno dovesse giungere anche in Italia non sarà positivo.

Suo padre è Giorgio Rossi Cairo, fondatore della multinazionale Value Partners: pensa di aver ereditato una visione lungimirante sulla gestione dell’azienda?

 Sicuramente sì, ma sono due le componenti fondamentali: da un lato la mia precedente attività come avvocato d’affari, dall’altro l’abitudine al sacrificio in ambito lavorativo. Anche mio padre negli anni ha avuto un cambio di mentalità e questo è visibile dai suoi investimenti, se pensiamo che nel 2002 ha acquistato l’azienda La Raia, e nel 2014 ha investito in EcorNaturaSì, una realtà che fa dell’agricoltura etica, sostenibile e biologica un modello di business. Dobbiamo mirare a un’imprenditoria differente, che punti al profitto ma senza dimenticare i valori etici. Il percorso che ha fatto mio padre, costruendo questo mondo agricolo nel quale mi sono inserito, anche se non l’ammetterà mai l’ha tracciato soprattutto per noi figli.

Nel 2002 nasce La Raia, successivamente il resort e poi Tenuta Cucco.

Mi piace definire La Raia come una realtà poliedrica che si è formata in divenire, è iniziata come una realtà di viticoltura, convertita prima in biologico e poi in biodinamico. Uno dei principi della biodinamica è quello di non procedere con le monocolture proprio per non impoverire i terreni ed è così che La Raia ha incominciato con la produzione di cereali, con un piccolo allevamento di bestiame, che ho dovuto ridurre da 90 capi a 30 perché eravamo un po’ in affanno. Abbiamo realizzato la Fondazione La Raia Arte Cultura e Territorio. La ciliegina sulla torta è stata la locanda, nata per volontà di aprire le porte dell’azienda agricola e far vivere l’esperienza del vino.

I wine resort stanno diventando d’attualità: anche in questo siete stati lungimiranti.

Abbiamo riaperto il 3 luglio. Nelle ultime settimane abbiamo avuto un’esplosione di richieste, un turismo di prossimità che rinuncia al mare per venire da noi in campagna.

E poi c’è Tenuta Cucco.

È un’azienda acquisita nel 2015, fa parte con La Raia dei Tenimenti Rossi Cairo, che poi sarebbe il nostro brand che racchiude il progetto agricolo. Si parla di 48 ettari per La Raia e 12 ettari vitati per la Tenuta Cucco.

LA DEGUSTAZIONE

La Raia Gavi DOCG 2019

Il Gavi viene prodotto dal Cortese, vitigno tipico della zona più a sud del Piemonte, quasi al confine con la Liguria, siamo a 30 chilometri dal mare e godiamo dei venti provenienti dal Mar Ligure. Questa è una zona vocata alla produzione di vini bianchi, oltre al Gavi anche il Timorasso, che ultimamente sta riscuotendo parecchio successo. Ad oggi noi produciamo tre Gavi differenti, tutti vinificati in acciaio inox e senza utilizzare lieviti selezionati, quindi i lieviti non vengono acquistati negli empori enologici. Abbiamo fatto un’indagine sulle nostre uve e su vari lieviti ritrovati in cantina, scoprendo più di 250 ceppi di lievito differenti: ne abbiamo scelti 45 e a partire dallo stesso mosto abbiamo fatto 45 micro vinificazioni, cosa che ci ha permesso di individuare 3 lieviti che ogni anno moltiplichiamo e utilizziamo attraverso inoculo. Credo sia un giusto compromesso tra tradizione e approccio moderno perché va tanto di moda parlare di fermentazioni spontanee e lieviti indigeni, ma bisogna stare attenti all’uso che se ne fa, perché da essi dipende la qualità del vino.

Paglierino nel calice con nuance verdoline, al naso si concentra su pesca e agrumi ma è presente anche una gradevole nota balsamica. In bocca incede elegante e delicato, con una bella sapidità che ne allunga il sorso. 

Tenuta Cucco Barolo DOCG del Comune di Serralunga d’Alba 2016

Tenuta Cucco Langhe DOC Nebbiolo 2019

Il Nebbiolo e il Barolo Tenuta Cucco sono due delle dieci etichette che contribuiscono ad una produzione totale di 70 mila bottiglie. Il nostro nebbiolo fa solo acciaio, spesso in Piemonte si pratica un affinamento di un anno in botti grandi, noi invece abbiamo voluto dare un’interpretazione autentica senza l’uso del legno, e ne siamo fieri. Sul Barolo di Serralunga D’Alba il tannino è ancora più aggressivo e i 24 mesi di legno servono per smorzarlo, lasciandolo austero nel carattere. Sono due vini tradizionali perché quello che si vende non è solo il contenuto della bottiglia, ma la percezione di questo vino che è fortemente influenzato dal territorio, quindi dalla tradizione. Volevamo entrare nelle Langhe senza apportare grandi rivoluzioni, infatti, l’azienda non è per niente cambiata dal 2015, anno della sua acquisizione.

Entrambi ottenuti da uve Nebbiolo 100%.

Il Barolo ha un manto granata e un naso ampio di rose, viole, frutti rossi maturi e finale dolcemente speziato. Il sorso è denso, quasi carnoso, sostenuto da un tannino presente ma non eccessivo e retrolfatto fruttato, molto persistente.

Il Nebbiolo conquista con un brillante rosso rubino e l’olfatto dominato da frutti di bosco e soffi balsamici. In bocca vince la freschezza e la coerenza che richiama le nuance fruttate “allungate” da una equilibrata sapidità.