Le grappe del Trentino |

marchio_tutela_grappaIeri come oggi nasce dall’alambicco, strumento sovrano che regna in tutte le distillerie del Trentino, regione simbolo della grappa per tradizione e produzione. Qui se ne produce una quota annua d’eccellenza di oltre due milioni di litri, frutto di storia territoriale, delle vinacce di uve di qualità e della passione dei maestri distillatori. Perché distillare è “imitare il sole che evapora le acque della terra e le rinvia in pioggia”, come diceva il medico greco Pedanio: goccia dopo goccia, la grappa viene fuori, magica rugiada, dall’alambicco discontinuo a bagnomaria che estrae  dalle bucce dell’uva quel che hanno ancora da regalare. A salvaguardia di questo patrimonio inestimabile, nel 1960 è nato l’Istituto Tutela della Grappa del Trentino, che dà ai produttori regole e controlli di qualità e che, con una trentina di soci, rappresenta attualmente la quasi totalità della produzione regionale. Suo compito è anche valorizzare la tipicità di grappe ottenute esclusivamente da vinacce prodotte nella regione, connotate con il marchio d’origine “Trentino Grappa”: importante garanzia per il consumatore, che copre le centoventitré tipologie presenti sul territorio.

5.Diciotto.Lune_RITOCCATADistillati di pregio
Rovereto, Marzadro, eccellenza e tipicità: un poker di parole, in cui è inscritta la storia di una celebre distilleria, felice intuizione di Sabina Marzadro, una donna lungimirante che – forte dell’aiuto di suo fratello Attilio – negli anni del secondo dopoguerra vide nella grappa una via di fuga dalla povertà. Oggi tra i suoi discendenti c’è anche Alessandro, giovane appassionato che racconta la grappa di famiglia, le politiche aziendali e i rapporti con il mercato, guidando i visitatori tra gli otto alambicchi di rame fiammeggiante della nuova sede di Rovereto. Un piccolo capolavoro di architettura dove nascono grappe pregiate, una ventina di referenze connotate da uno stile inconfondibile che non ama sentori troppo forti o l’uso eccessivo del legno nell’invecchiamento. Nella magnifica cantina le grappe di razza Marzadro riposano in botti di varia capacità e di diversi legni che ne esaltano i profumi e gli aromi. Ottima la Trentina tradizionale, orgogliosamente secca e fresca, ma anche l’arcinota Diciotto Lune, ottenuta da una selezione delle migliori vinacce trentine, affinata per diciotto mesi (da cui il nome) in piccole botti di legni preziosi; non da meno è la Affina Riserva Ciliegio, che resta per otto anni in botti del legno indicato in etichetta, diventando rotonda e delicata con un gusto pieno e ammaliante. Distillato di grande personalità, ha profumo ampio e bouquet finemente elegante, grazie alle vinacce di Lagrein e Pinot Nero da cui è estratta; a farle da degno contrappunto, Le Giare Gewürztraminer, affinata trentasei mesi e dedicata alla memoria delle ingiustizie subite dalle donne accusate di stregoneria alla metà del ‘600 in località Giare, nel comune di Nogaredo, dove sorgeva la prima distilleria Marzadro (marzadro.it).

Notte alambicchi accesiSanta Massenza, culla della grappa artigianale
La magia dell’aqua vitae si ripete ancora a Santa Massenza, un rito perpetrato oggi da cinque assi della distillazione, i maestri Poli, in un luogo pittoresco incastonato sotto una montagna incantata: centocinquanta anime attualmente, qualche anno fa il paese contava trecento persone e tredici distillatori. Qui gli alambicchi sono sparsi in stradine fuori del tempo, strumenti di alchimie antiche rivissute ogni anno in dicembre grazie a spettacoli teatrali itineranti, tenuti da attori professionisti che narrano l’arte della distillazione, girovagando di distilleria in distilleria. Situata nella Valle dei Laghi, a pochi chilometri da Trento, Santa Massenza è considerata la capitale dell’arte dell’alambicco, come ricorda Bernardino Poli, vignaiolo nonché distillatore di lungo corso (casimiro.it). “Da metà settembre a tutto dicembre ci si dedica a fare la grappa in modo tradizionale, usando le vinacce dei nostri vini e seguendo la distillazione personalmente”, dice. Continuando nel solco della strada di suo padre Casimiro, attivo già nel 1924, i suoi alambicchi (come quelli degli altri) sono accesi giorno e notte ininterrottamente riscaldati dai paioli, sotto i quali arde senza sosta una fiamma scoppiettante. “Come un tempo, controlliamo la cotta e aspettiamo le prime gocce di grappa”, spiega. “Poi, siccome la notte è lunga da passare, ci facciamo visita l’un l’altro, ingannando le ore tra due chiacchiere e un buon bicchiere”. Parole cui fanno eco le sue ottime grappe monovitigno e aromatiche, tra cui spicca quella di cirmolo, conifera che cresce prevalentemente solo in questa zona.
A fargli eco, gli altri quattro distillatori tutti uniti dallo stesso cognome, ma non per questo imparentati: da Graziano, figlio di Giovanni, che dà il nome all’omonima distilleria, orgoglioso delle sue grappe tradizionali e monovitigno (poligiovanni.it) a Enzo della Maxentia, distilleria fondata dal padre Valerio, che offre eloquenti assaggi di alcune grappa come quella di Marzemino e Nosiola (maxentia.it). A loro si aggiungono Alessandro e Francesco, che coltivano i propri vigneti secondo i dettami dell’agricoltura biologica, applicando anche certi principi della viticoltura biodinamica (distilleriafrancesco.it ). Una menzione d’onore va alla loro grappa di Vin Santo Trentino, invecchiata ventiquattro mesi in fusti di rovere, che alla vista appare di un oro liquido, mentre al naso profuma di vaniglia, regalando in bocca armonie fuori del comune. Guardiani della tradizione, per tutti questi maestri distillatori la grappa è cultura in bottiglia, portatrice di piacere e gusto, di valori territoriali e familiari, compagna ideale di ogni buona tavola.

 di Clara Ippolito