Ci vogliono forse alcuni secondi una volta arrivati qui nel quartiere Appio-Latino di Roma, in via Populonia 19, per rendersi conto di essere di fronte al ristorante pub Officina. Da una luminosa vetrata si riconoscono intere auto fiammanti, luccicanti pezzi di motore e gadget legati al mondo delle quattro ruote.
Ma nonostante l’aspetto che ricorda un museo dell’auto, la pizza in questo locale da poco rinnovato nell’aspetto e nel menù non potrebbe essere più gustosa. Acqua, farina, pomodoro e pochi semplici elementi, tutti voluti e impiegati da Marco Lungo, esperto di fama internazionale nel settore. E proprio per Officina, Lungo ha creato uno speciale impasto usando solo grano italiano pregiato ed un prefermento che restituisce fragranza, scioglievolezza ed aromi simili a quelli di una pasta madre, riducendo così al minimo l’uso del lievito.
“Nessun compromesso sulle materie prime, a partire dalla Farina Gatti, una Tipo 1, italiana e certificata senza additivi, alla mozzarella che viene realizzata con una mia ricetta in un caseificio nella zona agerolese, al pomodoro San Marzano di una piccola azienda agricola”, ci tiene a precisare Lungo, “A questa pizza non dò neanche una definizione del tipo ‘classica’, ‘romana’, ‘napoletana’ o altro; semplicemente a me piace ed è così che intendo la pizza moderna“.
E dunque ciò che significa? I condimenti non “colano” via, gli spicchi non si “afflosciano” ma rimangono al contempo soffici ma ben strutturati, e anche il centro si cuoce, grazie alle citate caratteristiche dell’impasto, senza però che il retro della pizza si bruci o si abbrustolisca eccessivamente.
Un tempo solo pub, oggi il ristorante e pizzeria voluto dai fratelli Arcangeli, non tradisce le sue origini e, oltre a una selezione di birre artigianali alla spina che variano periodicamente, propone anche succulenti hamburger e pregiati tagli di carne, tutti rigorosamente provenienti da Sartor, storico macellaio nel cuore di Testaccio.
Da non farsi sfuggire nemmeno uno dei cavalli di battaglia di Officina: i supplì nelle vari versioni, nduja, funghi e tartufo o classici, incredibilmente asciutti, croccantissimi ma con un cuore morbido, e il Baccalà pastellato al carbone vegetale con maionese alla banana.
E nel menù non potevano mancare rimandi al mondo dell’automobile, quindi gli antipasti fanno parte della sezione “Per scaldare i motori”, mentre seguono anche primi della tradizione o più originali, dalle mezze maniche alla gricia, ai tonnarelli cacio e pepe con scampi e lime.
Nelle due ampie sale aperte che formano un unico spazioso ambiente, per circa ottanta posti a sedere tra interno ed esterno, ecco quindi ferri da lavoro, antiche targhe, pompe di benzina, una vespa e perfino una vecchia cinquecento trasformata in una comoda e originale seduta.
“Io e mio fratello ci siamo dati da fare per creare un ambiente in linea con il nome del locale. Creiamo, trasformiamo e ripariamo oggetti per hobby e così abbiamo deciso metterci in gioco anche nella realizzazione di Officina” conclude divertito Mario Arcangeli.