L’Etna è uno dei territori italiani del vino che si è sviluppato di più negli ultimi anni, vivendo una nuova rinascita per la Sicilia. A partire dalla fine degli anni ’90 è aumentata l’attenzione di ricerca – sempre più attenta – alla qualità ed alla valorizzazione del territorio. Non solo viticoltori locali, appassionati della propria terra, ma anche stranieri, affascinati dalla bellezza del paesaggio, dai vigneti terrazzati, dalla magia nera del vulcano.
La Doc dell’Etna comprende parte dei territori di 20 comuni pedemontani, situati sul vulcano attivo più alto d’Europa (3.300 m), a nord di Catania. È stata la prima Doc siciliana ad essere riconosciuta ed una delle più antiche d’Italia [agosto 1968].
Molti definiscono la zona etnea “un’isola nell’isola” per le sue peculiarità pedoclimatiche, diverse da tutto il resto della regione siciliana, la variabilità climatica e dei suoli, che disegnano innumerevoli ambienti diversi per caratteristiche e condizioni, sempre comunque favorevoli alle produzioni vitivinicole. I vigneti si coltivano maggiormente tra i 300 e i 900 metri, ma in alcune zone particolarmente vocate si arrampicano fino ai 1.100 metri dall’altitudine. Quelli più conosciuti come vitigni autoctoni sono: a bacca rossa prevalgono il Nerello Mascalese ed il Nerello Cappuccio, mentre a bacca bianca il Caricante, il Cataratto ed il Minnella. La storia del vino etneo risale alla colonizzazione greca della Sicilia Orientale (729 a.C.), anche se vi sono testimonianze di comunità agricole riferentesi al Neolitico. Alla fine dell’800 la provincia di Catania era la più vitata della Sicilia: nei decenni successivi vi sono state drastiche riduzioni di anno in anno a causa della fillossera, delle frequenti eruzioni e delle grandi difficoltà di una viticoltura che rientra tra quelle chiamate “eroiche”. La storia recente è caratterizzata da un trend di successo, con impianto di nuovi vigneti, nascita di nuove aziende, aumento della professionalità degli operatori e conseguenti riconoscimenti nazionali ed internazionali.
Qui inizia la storia di Palmento Costanzo che affonda le sue radici a Passopisciaro, frazione di Castiglione di Sicilia. All’interno di un antico palmento ottocentesco, restaurato attraverso un progetto conservativo, condotto secondo i principi della bioarchitettura, la famiglia Costanzo, con Valeria Agosta alle redini aziendali, restituisce il palmento alla dignità originaria di luogo pensato e organizzato per la produzione del vino. La voglia inesauribile di valorizzare la propria terra e quel bagaglio di emozioni, di ricordi, generato dall’Etna, hanno spinto la famiglia a impegnarsi nella produzione vitivinicola di un terroir unico nel suo genere. Quattordici ettari di proprietà si estendono dai 600 agli 800 metri di altitudine. Nei vigneti, circostanti il palmento, c’è un tesoro raro e prezioso: un vigneto prefillossera. Lungo le sciare, si estende la parte più antica di questa vigna delle “meraviglie”, con piante straordinarie per forma, dimensione, forza vitale. Si distinguono da quelle più giovani per la formazione del tronco, spesso evoluto in cerchi concentrici, spire e braccia contorte. Sono creature forgiate dal tempo, cariche di storia e allo stesso tempo tenaci e fruttifere. Sono a piede franco, sembrano fiere sculture della natura, in cui è ancora viva la memoria atavica di chi le piantò.
Un vero e proprio museo a cielo aperto, dove la famiglia Costanzo ricostruisce la storia della viticultura etnea. Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante e Catarratto sono le varietà presenti: hanno un’età variabile da cinque anni ad oltre il secolo abbondante. Prendendo la forma del tipico alberello etneo, le viti animano le centinaia di terrazze che disegnano un paesaggio ricco di suggestione. Risalendo il vulcano sul suo versante Nord, le viti vengono coltivate in biologico e manualmente da secoli. Ad oggi, infatti, è l’unica azienda dell’Etna che svolge l’intero processo di vinificazione dentro gli spazi dell’antico palmento.
Ogni dettaglio nell’impianto produttivo è parte di un minuzioso ingranaggio, frutto di una ricercata armonia tra esigenze logistiche e rispetto della struttura esistente. In cantina, il processo di lavorazione si svolge a ‘caduta’, dal livello più alto, che accoglie le uve appena raccolte, pigiate e subito poste nei tini di fermentazione, a quello inferiore dove si trovano le vasche di acciaio, fino a scendere nella bottaia. Qui, accanto a tonneaux e grandi botti in legno di rovere francese, si trovano quattro botti ad uovo da 2000 litri: la loro forma ovale consente di attivare il bâtonnage per effetto dei naturali moti convettivi dei liquidi. Affiancando le tradizioni colturali etnee all’ingegno dell’uomo, si producono due linee di vini che sfociano in un sorso aggraziato e dissetante. La linea Sei rappresenta l’espressione autentica di Etna, un’idea in perenne evoluzione e caratterizzazione, che si declina in bianco e rosso, e deve il suo nome alla classificazione del vulcano – il più grande in Europa – nell’assetto globale. La linea Mofete è la versione classica della produzione – bianco, rosso e rosato -, che prende il nome dalle ultime manifestazioni gassose a seguito dell’attività vulcaniche. Tutti i vini prodotti sono espressione della Denominazione di Origine Controllata Etna e certificazione bio.
C.da Santo Spirito – 95012
Passopisciaro, Castiglione di Sicilia CT