Sergio Paolantoni, amministratore delegato del Gruppo Palombini Eur, oggi rappresenta la terza generazione, con suo figlio la quarta, di una categoria d’imprenditori fortemente danneggiata dal Covid19. L’azienda, fondata dal nonno nel 1963 si occupa principalmente di caffetteria, pasticceria e catering per grandi eventi. Il Caffè Palombini all’Eur è un locale storico di Roma, che impegna al proprio interno oltre 65 dipendenti distribuiti tra bar, ristorante, panetteria, pasticceria, un esercito in cassa integrazione. 120 dipendenti in totale impegnati in luoghi nevralgici della capitale: dalla caffetteria del museo Maxxi, ai bar delle varie sedi dell’università Luiss, all’attività di catering e banqueting in location prestigiose come la Nuvola di Fuksas e il Salone delle Fontane.
Una realtà così variegata come sta reagendo a questa situazione?
Ci siamo adeguati alle disposizioni governative, chiudendo dal 10 marzo, attivando un servizio di delivery, che ha ottenuto un certo riscontro, da lunedì abbiamo aperto il take away, che piano piano sta crescendo, anche se tutto questo rappresenta una goccia nel mare. Il problema è che nel frattempo i costi continuano a correre, affitti, utenze, pagamenti dei fornitori, certo abbiamo messo i dipendenti in cassaintegrazione, ma voglio farli lavorare perché credo nella dignità del lavoro, i nostri dipendenti sono storici, la maggior parte lavora con noi da trent’anni. Oggi per queste persone oltre al disagio economico subentra la sensazione di inutilità e non vedono una prospettiva di ripartenza a breve. Pur ripartendo tutto il personale della caffetteria dell’Eur nell’immediato non sarà riutilizzato.
Cosa pensa accadrà nell’immediato?
Le prime giornate di riapertura sono le più significative. Potrebbero ritornare tutti a prendere il caffè nonostante le limitazioni, producendo comunque una contrazione del fatturato a causa del minor numero dei tavoli, del servizio differente che dovranno apportare i nostri camerieri, che purtroppo non prevede delle linee guida chiare.
Si è parlato per alcune attività di un’autocertificazione da esporre per dimostrare che sono stati presi tutti i provvedimenti, secondo Lei può essere utile?
Un’autocertificazione del corretto adempimento può essere una cosa giusta, così come esponiamo la certificazione di somministrazione e l’autorizzazione sanitaria, potrebbe risultare utile per la clientela esporre anche il certificato di avvenuta sanificazione. Il tema vero sarà quello della realtà percepita dai nostri consumatori, se vedranno che all’interno del locale il cameriere indosserà i dispositivi di sicurezza, igienizzerà i tavoli, si rispetteranno le distanze, il cliente acquisirà fiducia.
Un’altra fetta importante del vostro business sono i catering, com’è la situazione?
Il catering rappresenta il 50% del nostro fatturato, abbiamo dovuto annullare tutti gli eventi in programma da marzo a settembre, forse da ottobre si potrà riprendere, assicurando un servizio differente. Andranno cambiate le metodologie di lavoro, tutto è da rivedere, i matrimoni saranno meno numerosi, le convention aziendali si effettueranno via web, contraendo così i nostri introiti. Spero che gli Open di Golf, in programma per il prossimo ottobre, possano essere confermati. Come prima cosa spero nella scoperta del vaccino, perché prima di all’ora bisognerà reinventarsi, intanto il nostro ufficio commerciale è già a lavoro per promuovere il delivery presso gli uffici.