Ricerca, creatività, raffinatezza, territorialità e luce sono le parole chiave del nuovo Salina restaurant che, dopo il lancio one shot dello scorso capodanno, aprirà ufficialmente i battenti – e le sua ampie vetrate affacciate sull’Adriatico – a Portorose, sul litorale della Slovenia a pochi chilometri dal confine italiano.
IL RISTORANTE E LA CUCINA DELLO CHEF MARKO GORELA
La cifra stilistica del nuovo ristorante Salina è indissolubile da quella del suo chef Marko Gorela, uno dei nuovi nomi maggiormente in evidenza della cucina slovena che sta conquistando l’attenzione di critica e pubblico, grazie a un felice momento di creativa renaissance. Una solida formazione in importanti realtà straniere e il desiderio di valorizzare i giacimenti gastronomici della sua terra sono alla base del suo successo.
Se di dovesse descriverne la proposta culinaria, la si potrebbe definire una cucina di luce. Quella del sole che favorisce il ciclo produttivo naturale delle saline della zona a cui il nuovo ristorante rende omaggio con il suo nome e con un format che nel suo insieme vuol far rivivere il viaggio del sale dal mare all’universo. Quella che – per 300 giorni all’anno di bel tempo – benedice la fascia costiera della Slovenia, contribuendo alla produzione di materie prime eccellenti – frutta, ortaggi, erbe aromatiche, olio EVO – e vini pieni di personalità. Quella che esalta gli accostamenti dei piatti di Gorela, pensati come tavolozze di colori, magnificati proprio dalla presenza della luce.
E così come è protagonista della gastronomia dell’executive chef, la luce è protagonista del ristorante Salina. Gorela ha partecipato attivamente alla progettazione dell’interior design, contribuendo a creare uno spazio che concettualmente si ispira a una luminosa galleria d’arte, con una palette cromatica dominata da tutte le sfumature del bianco, colore del sale delle saline, i cui cristalli vengono fatti brillare dal sole proprio come se fossero dei gioielli.
Pezzi forti della prima sala che accoglie i clienti, il grande pannello-installazione bianco, vincitore, a Milano, nel 2017 del prestigioso Red Dot Design Award, posizionato coma un quadro dietro il bancone del bar, e l’enorme nicchia in vetro termoregolata, circondata da una cornice, dove trova scenograficamente posto l’eccellente selezione di vini locali e internazionali. Come per gli ingredienti della cucina – non potrebbe che essere così – anche per ciò che riguarda la proposta enologica è stato fatto un accurato lavoro di ricerca coinvolgendo i produttori locali di nettari pieni di struttura come il rosso Refošk e bianco Malvazija, senza dimenticare le bollicine metodo classico di grande complessità e finezza.
Sempre nella prima sala, il benvenuto ai clienti viene dato da un allestimento di amuse bouche posizionati come se fossero dei frutti su un espositore-scultura che ricorda un albero da cui ci si può liberamente servire, mentre i camerieri offrono un calice di vino. In occasione della Pasqua, tra i rami di questo albero delle bontà, saranno collocate delle uova, preparate dallo chef con una particolare procedimento di cottura che riesce a far coesistere differenti consistenze. Tratto comune delle chicche di benvenuto del Salina, l’uso di materie prima strettamente locali, reperite secondo l’offerta di stagione.
Anche nella seconda sala, dove sono stati collocati i tavoli, il bianco regola la gamma delle tinte dominanti. Fin dall’accesso si mettono in evidenza il candore delle ampie sedie avvolgenti che circondano i tavoli da sei e le campane oversize di vetro trasparente, posizionate sui sottopiatti per tenere in caldo le portate. A fare da contrasto, per dare dinamicità allo spazio, le note scure di alcune sedie e delle apparecchiature con bicchieri da acqua in prezioso cristallo antracite e i metallescenti riflessi argentei e bronzei di sottopiatti e lampade. Tutto è volutamente pulito nelle forme e nelle geometrie per non sottrarre attenzione ai piatti ed esaltarne l’insieme di forme, cromatismi e sentori.
Last but not least, la vista che dalle ampie vetrate della facciata principale, dietro gli aghi dei pini marittimi del lungomare, fa inquadrare l’azzurro intenso dell’Adriatico. Il suo sale da 700 anni, nelle saline di Sicciole e di Strugnano, fa un viaggio che dall’acqua arriva in tavola in modo totalmente naturale, regalando agli ingredienti che incontra un’intensità di gusto straordinaria. Non è un caso che i sui delicati cristalli, croccanti e purissimi siano usati dai grandi chef di tutto il mondo. La magia del viaggio del sale al ristorante Salina non è solo simbolica, ma è un’esperienza sensoriale che andrà regolarmente in scena.
Obala 33, Portorose
Giorni di apertura: venerdì, sabato
Tel. +386 5 692 90 01