Za’atar e il sapiente utilizzo delle spezie

Un ristorante mediorientale che propone una cucina caratterizzata dai classici sapori della tradizione di territori affascinanti e ricchi di storia ma con alcune contaminazioni occidentali, in particolar modo per quel che concerne l’utilizzo di materie prime, senza stravolgere le ricette autentiche, per conservare l’identità araba. Za’atar è una interessante novità ristorativa del panorama capitolino. Sorta negli spazi della pizzeria “Acqua e Farina” (piazza Orazio Giustiniani, quartiere Testaccio) grazie a Marco Domenicucci (ed ai suoi soci), che per tanti anni ha lavorato in quel locale, e che ha voluto creare un locale che non fosse basato su un “mono prodotto”, una realtà che consentisse di vincere alcuni pregiudizi sulla cucina araba.

I coperti sono una cinquantina, divisi tra i 20 del dehors esterno ed i 30 dello spazio interno. La sala è arredata in modo originale: pareti completamente blu, archi illuminati da molte luci, il tutto sviluppato in lunghezza. Arredi intriganti (e comodi, cosa non da poco), una pedana, leggermente separata dagli altri tavoli, che ospita un tavolo per 8 persone ed un bel bancone proprio all’entrata, per cocktail, vini e caffè. Lo staff è equamente distribuito tra sala e cucina, 4 persone per il servizio ed altrettante per preparare i piatti, e la nota molto positiva della serata è costituita proprio dal servizio di sala, presente ma non opprimente, grazie a persone molto appassionate e con un’ottima conoscenza dei piatti, delle materie prime e soprattutto delle spezie utilizzate.

Agrodolce
Agrodolce

La cena si apre con due antipasti molto interessanti: un hummus di avocado ed uno di ceci. Il primo sorprende per l’assenza di quell’eccessiva grassezza che può donare l’avocado, per un risultato finale fresco, estivo, setoso; il secondo è davvero ottimo, intenso, più rustico nel retrogusto e completo anche nel gioco di consistenze grazie alla presenza dei ceci croccanti.

hummus ceci 1

Si prosegue con il piatto più particolare di tutta la cena, Sweet and sour chicken pastilla è un gioco realizzato con la pasta phillo: piccante, aromatico, croccante, il ripieno di pollo, datteri e cannella trova l’equilibrio perfetto grazie alla particolarmente amara marmellata di arance servita a parte. Una ricetta inusuale per il mio palato, una novità che non mi ha lasciato indifferente.

Sweet and sour chicken pastilla 2

Poco dopo è il turno del piatto che ho più apprezzato nel corso della cena, la Tajine di pollo. Per la consistenza della carne, per la cottura che l’ha lasciata succosa, per il lussurioso sughetto, ma soprattutto per il limone candito, penetrante in maniera quasi invasiva per l’olfatto, delicato ed aromatico al palato, un incredibile contrasto.

tajine di pollo

La chiusura è affidata all’Arabic chocolate cake, bel dessert, dalla porzione davvero impegnativa, caratterizzato da un buon sapore del cioccolato, mentre le 7 spezie utilizzate per rendere unico questo dolce probabilmente erano meno esaltanti rispetto a quanto avvenuto per le altre portate.

arabic chocolate cake

Una cena diversa dal solito, alternanza di sapori, accostamenti poco utilizzati nella nostra cucina, grande equilibrio nel dosare le spezie: Za’atar è un locale interessante, da scoprire dopo l’estate anche per l’aperitivo (dal 1° settembre) e per il brunch (dalla fine dello stesso mese).

cocktails