Tenuta di Canneto: intervista a Edoardo Boccaccini

La Tenuta di Canneto raccoglie diciotto poderi su una superficie di 1.000 ettari, di cui 30 dedicati alla coltura della vite. Qui l’Enologo Edoardo Borraccini si dedica alla produzione di vini di qualità, nella cantina che è fiore all’occhiello ed espressione dello spirito dell’azienda. E’ stato intervistato a proposito della produzione vinicola e delle caratteristiche del territorio.

D – Tenuta di Canneto, storicamente dedita all’allevamento ed alla coltura dell’olivo, non nasce come azienda vinicola. Quando e come la svolta?

R – E’ stato nel 2000 che la proprietà, avendo deciso di investire nel settore vitivinicolo, ha effettuato uno studio di tutti i terreni dell’Azienda. Così, con la consulenza agronomica di Attilio Scienza sono stati vitati 30 ettari di terreno, selezionati come i migliori per lo scopo. Ma la svolta ancor più importante è sicuramente del 2009, quando il cerchio è stato chiuso con la costruzione della moderna e tecnologica cantina e l’inizio dell’attività di vinificazione.

– La cantina è espressione di un territorio meno noto dal punto di vista vinicolo, ma che ha molto da offrire. Ce ne vuoi parlare? 

R – Effettivamente Canneto è in un territorio vergine dal punto di vista enologico, ma con un potenziale enorme: ha terreno, altitudine e influenza del mare. I terreni si differenziano tantissimo l’uno dall’altro, il che significa poter produrre vini che esprimono lo stesso territorio ma in maniera diversa, a seconda del vigneto di provenienza delle uve. Un punto di forza è invece costante: le temperature nel periodo di maturazione sono molto favorevoli. Lo si deve all’ottima escursione termica fra il giorno e la notte, all’altitudine dei terreni – tutti tra i 250 e 350 m s.l.m. – e all’influenza del mare, che mitiga con le sue brezze le roventi giornate estive.

– C’è un vino che consideri più rappresentativo dell’Azienda? Quale? 

– In realtà sono 2. Due vini completamente differenti ma che hanno in comune la freschezza che deriva da questo terroir. Le Vizzate, un Syrah 100% molto fine elegante, raffinato, una selezione effettuata su cinque differenti vigneti ognuno vinificato e affinato separatamente. Facciamo un lavoro molto accurato sia nella gestione agronomica che durante la vendemmia, che in base all’annata può avvenire anche in tre passaggi. Tutto avviene manualmente e questo permette di gestire ogni pianta secondo le necessità. L’altro è il Santabarbara, un blend di merlot, cabernet sauvignon, franc e syrah che deriva da una selezione dei migliori vigneti aziendali, e colpisce per la sua potenza ma allo stesso tempo per la sua bevibilità.

– Non solo rossi a Tenuta di Canneto. La scelta di arricchire la gamma dei vini con un rosato è stata premiata dal mercato? 

R – Arzillo deriva da Cabernet Sauvignon e Sangiovese. Un vino che colpisce sicuramente per i suoi profumi, e ancor di più per il suo gusto avvolgente ma con una freschezza incredibile. E’ un rosato che sta incontrando molto successo, soprattutto all’estero.

D – Lillatro Garbato è un Sangiovese Vinificato in bianco, Com’è nata l’idea? 

– Il proprietario Dr. Pravisani desiderava produrre un bianco, ma inizialmente avevamo 30 ettari tutti vitati a bacca rossa (oggi invece ne abbiamo due vitati in bianco, che a breve saranno dedicati alla produzione di un vino bianco superiore). Quindi per scherzo nacque l’idea di vinificare il Sangiovese in bianco, cercando di associare le caratteristiche del vitigno – tendenzialmente più scarico di colore rispetto agli altri che abbiamo – con una vinificazione molto delicata. Puntavamo alla creazione di un vino piacevole e delicato, e così è nato il Lillatro Garbato che oggi sta riscuotendo molti consensi: un bianco un po’ atipico che sicuramente stupisce ed incuriosisce i clienti.