Si era perfettamente calmato. Il critico di alta cucina Efisio Ranalli lo aveva offeso orribilmente declassandolo di ben “2 cappelli” , ma lui lo stava cucinando a dovere. Con quella ricetta avrebbe trionfato al concorso, cosi’ si sarebbe ripreso i “2 cappelli” e tutto il resto. Si trovava nell’ampia cucina del suo ristorante e stava creando. Le sue mani si destreggiavano veloci tra pile e padelle con la sicurezza e la classe che solo i grandi cuochi possiedono. La carne rosolava nel tegame con vino bianco e cipolla. Spezie rare e sconosciute ai profani, aromatizzavano l’aria. Miele per addolcire, ruta per insaporire, peperoncino per incattivire e rendere forti e sicuri.
– Quello stronzo! – imprecava tra se – Che non ha mai saputo distinguere un branzino di mare da uno d’allevamento, si è permesso di declassarmi. Me!? Il più grande cuoco esistente! E fosse niente. Dopo il misfatto si permette , con quella sua vocina da “checca”, di venirmi a sfottere: (ciao vecchio mio, quest’anno ti è andata male, sei diventato di serie b; un vecchio fossile ormai!) maledetto! Maledetto! Vedrai, il fossile, che figurone ti farà fare con la sua ricetta. –
Erano passate ormai tre ore da quando aveva iniziato ed il capolavoro era quasi pronto: una lamellata di tartufo bianco come tocco finale et voilà, tra effluvi paradisiaci, usci dal suo regno.
Il “ brasé di Efisio al tartufo bianco e nettare d’uva spina” era servito. Fu un vero trionfo. La stampa specializzata presente in sala lo osannò come il nuovo “Artusi“. Tutti furono felici. Tutti sapientemente soddisfatti. Tutti tranne uno: il povero Efisio che, pur essendo così presente, non fu riconosciuto da nessuno.